IL PUNTO N. 674 del 11 maggio 2018
Riceviamo in Redazione e riportiamo la newsletter “Il Punto” n. 674, di Marco Zacchera, del 11 maggio 2018
LA SVOLTA ?
Non so se il tentativo Lega-5Stelle andrà in porto, se ci sarà o meno un governo, chi alla fine ne saranno il leader e i ministri, cosa riuscirà effettivamente a combinare nel prossimo futuro. Potrebbe essere un fallimento, oppure un momento di svolta nella storia della nostra repubblica. Abbiamo tutti bisogno che vinca questa seconda ipotesi. Credo che Berlusconi abbia fatto bene a dare il via libera all’esperimento – almeno non opponendosi – e pur prendendo comprensibilmente le distanze da una forza politica che lo ha insultato (ricambiati) ogni giorno, prima e dopo le elezioni. Ma non è proprio il momento di insultarsi, quanto di ragionare sulla situazione. Mesi di incertezza per tornare a un voto con il rischio di altre future incertezze forse ci sarebbero costate troppo (ma non è detto che comunque al voto non ci si andrà) anche se – avviata l’opera – sarebbe addirittura possibile pensare perfino a un governo di legislatura. Il “valore aggiunto” di Salvini è il centro-destra: se c’è un accordo almeno di non litigare troppo salvaguardando il quadro dell’alleanza, un tentativo per uscire dalla crisi e involuzione politica andava fatto. Se passa il tentativo di Salvini e Di Maio, Mattarella avrà dovuto rinunciare al “suo” governo, ovvero dei soliti tecnici più o meno schierati che avrebbero comunque “gestito le elezioni”, il che è meglio non succeda. Mattarella non ne sarà contento, un po’ come Scalfaro quando dovette accettare la vittoria di Berlusconi nel 1994, ma forse si sarà pur chiesto finalmente se non ha anche lui pesanti responsabilità per il deteriorarsi della situazione avendo a suo tempo promulgato senza fiatare una legge elettorale assurda. Non c’è tempo da perdere: la situazione economica è più grave di quanto si pensi, l’Europa non ci farà sconti soprattutto perché al governo ci saranno euro-scettici (e meno male, visto come siamo diventati Bruxelles-dipendenti), servono scelte ponderate e gravi in politica estera, sulla sicurezza, l’immigrazione, l’attenzione verso milioni di cittadini poveri. Abbiamo un disperato bisogno di uscire dall’angolo e avere quindi dei leader giovani, freschi, forse anche inesperti ma almeno con la faccia nuova e questo non può che essere positivo. Mi auguro solo che non prevalga la demagogia ma la concretezza, che circoli un po’ di rinnovata fiducia, che il nuovo governo sappia meritarsi “sul campo” una necessaria, maggiore fiducia. State attenti: avere Il PD all’opposizione significherà preconcette critiche quotidiane dai media e dalle TV di Stato – dove sono acquattati e sistemati migliaia di costosi yesman PD con Gentiloni ha fatto nomine a raffica, fino all’ultimo – critiche verranno da un mondo finanziario ed economico importante. Ma una svolta ci vuole e questo test potrebbe diventare davvero una specie di lotta tra il vecchio e il nuovo. Spiace che – almeno al momento in cui scrivo – non vi sia stata anche una adesione di Fratelli d’Italia che avrei visto meglio in trincea a rischiare piuttosto che a rimanere nell’angolo insieme a quelli che – non fosse che per questioni anagrafiche – sembrano i vecchi contro il nuovo che avanza, un “nuovo” a volte discutibile, ma che comunque ha raccolto buona parte del voto degli italiani. Abbiamo una disperata necessità di pulizie generali, di uno scatto in avanti e quindi senza preconcetti – nè positivi né negativi – attendiamo i fatti, augurandoci che siano un bene per l’Italia.
TRUMP IN BILICO
Va sottolineato il successo diplomatico di Trump che ha obbligato la Corea del Nord a scendere a patti disinnescando un pericoloso punto di crisi mondiale, ma non condivido la scelta del Presidente americano di sospendere l’adesione USA al trattato nucleare con l’IRAN senza aver prima chiarito bene – e documentato al mondo – i motivi che hanno portato a questa scelta. Non serve una “politica muscolare” o di slogan, ma senso di responsabilità e tutto il Medio Oriente rischia di esplodere un’altra volta anche per le contraddizioni occidentali ondivaghe e incoerenti che mi appaiono senza una strategia. Forse Trump vuole rinegoziare un nuovo trattato, certo non si può abbandonare l’IRAN nelle mani degli estremisti o creeremmo molto più vicino a casa nostra un enorme, potenziale pericolo.
VERBANIA: DIECI MOTIVI PER CUI NON VOTERÒ AL REFERENDUM
Domenica i cittadini di Verbania sono invitati (sostanzialmente dal solo PD) a votare su un referendum per unirsi al comune di Cossogno.
Vi illustro i motivi del mio dissenso:
1) Tra Cossogno e Verbania non ci sono radici storiche comuni, sono diversissimi per territorio, superfici e problematiche, hanno poca contiguità territoriale e Cossogno è con ben poche risorse rispetto a Verbania. che dovrà assorbirsi le spese di 40 kmq. di montagna.
2) Ci sono comuni ben più integrati con Verbania rispetto a Cossogno ( S. Bernardino Verbano – Cambiasca – Vignone – Arizzano ) ma con loro non c’è stato dialogo, eppure sono 4 municipi più vicini a Verbania di Cossogno: dov’è la logica?
3) E’ soprattutto assurdo unirsi a Cossogno e non unirsi piuttosto con San Bernardino Verbano (ovvero Bieno e Santino) che praticamente ci sta in mezzo e dal quale bisognerebbe per forza passare per raggiungere le frazioni di Cossogno come Cicogna.
4) Cossogno è un comune montano: se non lo sarà più unendosi a Verbania e ci rimetteranno i comuni vicini che – con Cossogno – dovevano prossimamente costituire l’Unione dei Comuni e che infatti protestano.
5) In quattro anni di guida a sinistra Verbania non è stata capace di farsi inserire ufficialmente nel Parco Nazionale della Valgrande (inserimento votato dal centro-destra) nonostante la generale volontà popolare: dov’era Cossogno a dare una mano? Si evidenziano qui le incapacità della Marchionini (sindaco di Verbania, ma che è di Cossogno) neanche capace di convincere al suo paese.
6) Gli strombazzati vantaggi economici ( saliti da 20 a 30 milioni in pochi giorni, con assurda poca serietà) non sono fondi CERTI ma POSSIBILI, comunque saranno spalmati in 10 anni, ma soprattutto sono UNA TANTUM , non quindi più utilizzabili per altre future fusioni.
7) Si bruciano conseguentemente i vantaggi economici di unioni scelte finalmente con un po’ di programmazione territoriale (che non c’è) impedendo in futuro di rendere Verbania l’effettiva piccola “città metropolitana” della zona, come è logico che sia.
8) Perché questa frenetica volontà del PD di spingere per il SI? Forse anche per sistemare i problemi locali dell’ex sindaco di Cossogno Silvia Marchionini ?
9) La pubblicità elettorale del comune è assolutamente scorretta: nessuno spazio alle ragioni del “no” sui manifesti, volantini, comunicati, inserzioni radio e TV, altoparlanti comunali (pagati da tutti i cittadini!) in cui in pratica si indicano solo i presunti vantaggi di una fusione. Pubblicità ingannevole e scorretta: perché non l’hanno pagata quelli del SI ? Il referendum è già costato 20.000 euro!
10) Questo referendum è tutto “politico” e giocato tra le contraddizioni interne delle diverse anime del PD, ma i guai interni di questo partito non devono ricadere sulla comunità.
POICHÉ PER ESSERE VALIDO IL REFERENDUM DEVE RAGGIUNGERE UN QUORUM MINIMO DI VOTANTI (circa 8.000 voti) NON ANDARE A VOTARE SIGNIFICA CONCRETAMENTE DIRE “NO” ED INVITO QUINDI I VERBANESI A DISERTARE LE URNE (scelta legittima, visto che la scelse l’aanno scorso lo stesso PD sull’ultimo referendum) : RIUNIRE I COMUNI E’ COSA POSITIVA, MA NON CERTO FARLO IN QUESTO MODO!