Il civismo come movimento di popolo che difende (davvero) la sovranità popolare
Riceviamo in Redazione, e riportiamo, l’articolo a firma di Marco Margrita pubblicato in data 24 febbraio 2020 su “www.eupop.it”
“Ripartendo dai Comuni si ritrova la strada del popolarismo”. Lo ha scritto Pietro Giubilo, presentando su questo sito l’ormai imminente Assemblea Nazionale Enti Locali voluta dal Movimento Cristiano Lavoratori (28-29 febbraio, Roma – Ergife Palace). Un’espressione, quella del vicepresidente della Fondazione Italiana Europa Popolare, che ben coglie la sfida che l’incontro accoglie/propone, sin dal programmatico titolo: “Ricostruire la rappresentanza: le Amministrazioni Locali e i Corpi Intermedi a servizio dei cittadini ed espressione delle identità territoriali”. Uno spirito autenticamente sturziano, si legge con chiarezza nella volontà del Mcl di convocare, su spinta dell’intelligente insistenza del presidente Carlo Costalli sulla decisività del civismo per innescare una vera riabilitazione della politica, i rappresentanti dell’Italia profonda che si spendono nell’indispensabile servizio civile nelle istituzioni di prossimità. Uno spirito che spinge ragionevolmente a sostenere che quest’incontro può davvero innescare un diffuso e insieme radicato processo di recupero di un’idea forte della sovranità come protagonismo nello sviluppo di relazioni.
Come ha posto bene in evidenza il sociologo Mauro Magatti, infatti, “La sovranità è un concetto importante se concepito come relazione, come costruzione di confini che sono forme limitate che non servono per costruire muri ma per mettere in relazione mondi e forme di vita di diverse, culture diverse”. Come dire che la sovranità è una faccenda troppo seria per farci giocare solo i sovranisti con il loro vuoto sloganismo, altrettanto bisogna scongiurare che essa venga totalmente depotenziata dal cedimento alla narrazione di “un cosmopolitismo astratto relativo alla possibilità di vivere come atomi isolati in un sistema tecnico globale che avrebbe dovuto risolvere tutti i nostri problemi” (prendendo ancora a prestito parole del docente all’Università Cattolica e Segretario del Comitato scientifico e organizzatore delle Settimane sociali).
La sovranità rettamente intesa, senza cedimenti allo statalismo e al mito della disintermediazione che sviliscono il dinamismo delle “società di mezzo”, è generativa di un movimento popolare che la presenza e l’azione civica già rendono visibile nel tentativo di vicinanza decidente. Giova qui richiamare, per dare il giusto respiro a quanto appena sostenuto, un passaggio del discorso di papa Francesco nell’Incontro con i Movimenti Popolari (Aula Vecchia del Sinodo Martedì, 28 ottobre 2014): “I movimenti popolari esprimono la necessità urgente di rivitalizzare le nostre democrazie, tante volte dirottate da innumerevoli fattori. È impossibile immaginare un futuro per la società senza la partecipazione come protagoniste delle grandi maggioranze e questo protagonismo trascende i procedimenti logici della democrazia formale. La prospettiva di un mondo di pace e di giustizia durature ci chiede di superare l’assistenzialismo paternalista, esige da noi che creiamo nuove forme di partecipazione che includano i movimenti popolari e animino le strutture di governo locali, nazionali e internazionali con quel torrente di energia morale che nasce dal coinvolgimento degli esclusi nella costruzione del destino comune. E ciò con animo costruttivo, senza risentimento, con amore”.
Il civismo come sovranità pratica nella costruzione di relazione, esattamente quanto avviene nelle tante virtuose esperienze amministrative lungo lo Stivale e nell’impegno quotidiano delle organizzazioni sociali che praticano il valore dell’autonomia, determina una creativa salvaguardia della qualità della democrazia. Un obiettivo determinante e strategico, come ha ricordato il Pontefice intervenendo di fronte agli eurodeputati in occasione della sua visita al Parlamento Europeo: “Mantenere viva la realtà delle democrazie è una sfida di questo momento storico, evitando che la loro forza reale – forza politica espressiva dei popoli – sia rimossa davanti alla pressione di interessi multinazionali non universali, che le indeboliscano e le trasformino in sistemi uniformanti di potere finanziario al servizio di imperi sconosciuti”.
Occorre partire dalla base, ritrovandosi intorno a un’idea forte dell’Italia e dell’Europa, che non può non avere radice nelle identità territoriali. Il Movimento Cristiano Lavoratori, ancora una volta, anche con l’Assemblea Enti Locali di venerdì e sabato, porta il proprio contributo: la sovranità popolare si difende nell’agorà, dove può nascere un movimento di popolo che sappia essere davvero globale.