Figlio di due madri, sindaca fuorilegge

Riportiamo l’articolo, a firma di Oscar Serra, pubblicato su “Lo Spiffero” il 27 aprile 2018
Non è solo un gesto politico, una breccia nell’opinione pubblica, una “forzatura” all’interno di un “vuoto legislativo” come dichiarato da Chiara Appendino. Nell’iscrizione al registro dell’anagrafe di Niccolò Pietro come figlio di una coppia omogenitoriale – formata da Chiara Foglietta, consigliera comunale del Pd, e dalla compagna Micaela Ghisleni – la sindaca “si è mossa al di fuori della legge, consapevole di quanto stesse facendo”. Secondo Massimo Cavino, giurista e docente di Diritto costituzionale all’Università del Piemonte Orientale, c’è più di un lato da approfondire in questa vicenda.
La legge parla chiaro: “Il codice civile non contempla l’ipotesi di avere due padri o due madri”, peraltro, spiega Cavino in un colloquio con lo Spiffero, “le due donne in questione non sono nemmeno sposate civilmente, costituiscono una coppia di fatto”. La norma prevede che la tenuta dei registri dello stato civile è obbligatoriamente a carico del Comune: ma il sindaco è chiamato a svolgere tale funzione non in quanto capo dell’amministrazione municipale, bensì quale ufficiale del Governo. Dunque i registri dello stato civile, il loro contenuto, le modalità e i limiti di iscrizione e di trascrizione non dipendono dall’arbitrio di un primo cittadino, ma da una legge dello Stato che va applicata. Questo è un altro passaggio importante, secondo i giuristi, poiché in un certo senso complica la posizione di Appendino. “La questione rilevante – prosegue Cavino – è che noi abbiamo un sindaco che dichiara via social di essere consapevole che la legge italiana non consente questo atto, e quindi aggira la norma”. Per questo, secondo il professor Cavino, “la Prefettura non può far altro che annullare l’atto per l’assenza dei presupposti di legge”.
Il dossier è già sulla scrivania del prefetto Renato Saccone, darà il proprio responso entro la prossima settimana, appena smaltite le incombenze pubbliche, particolarmente gravose in questo periodo di festività civili. Difficile ipotizzare quale posizione deciderà di assumere trattandosi di una materia in continua evoluzione, dove si intrecciano più fonti, giuridiche e giurisprudenziali, italiane e europee. Una matassa da districare probabilmente con un approfondimento scrupoloso della materia e un confronto con l’avvocatura dello Stato.
La querelle, poi, non riguarda solo il caso di Chiara Foglietta, divenuta mamma a Torino attraverso la fecondazione eterologa in una clinica danese e della sua compagna. Nello stesso giorno in cui Niccolò Pietro è diventato ufficialmente il figlio di due madri, un altro bimbo è stato iscritto come figlio di due padri. “Questo, però, è un caso diverso – osserva il professor Cavino – poiché si tratta di un bambino nato all’estero attraverso la surrogazione di maternità (il cosiddetto utero in affitto) che per la legge 40 è un reato”. Quindi “il sindaco avrebbe dovuto segnalare questi due signori”. Così non è avvenuto e secondo Cavino “l’aspetto più inquietante è la leggerezza con cui sono state affrontate tutte queste questioni”.
Resta da comprendere quali sono i diritti sanciti e soprattutto qual è la parte debole che viene tutelata attraverso questa iscrizione. I vantaggi che al bambino vengono dalla registrazione con due mamme anziché con il solo genitore biologico sono minimi. Il procuratore della Repubblica aggiunto al Tribunale di Napoli Nord Domenico Airoma ha dichiarato al Foglio che “comunque avvenga la registrazione, i diritti personali del neonato restano gli stessi, avrà accesso a tutti i servizi. Non sono bambini fantasma come ha sostenuto qualcuno. L’unico vantaggio per il bambino registrato con due genitori anziché con uno sta nel fatto che potrà vantare diritti successori anche nei confronti del genitore non biologico”. “Le norme – prosegue Airoma – ci sono per tutelare il più debole. Se mi fermo all’aspetto dichiarativo, io non do più la precedenza alla tutela degli interessi del bambino, ma a quelli dell’adulto”.
Certo esiste un dibattito che “deve essere aperto”, ma questa esigenza “non può permettere a un sindaco di agire al di fuori della legge”. Inoltre “non si può mettere in discussione qualunque dato normativo, perché così mettiamo a rischio anche eventuali prossime riforme”. Secondo Cavino, infine, non si può paragonare il gesto di Appendino, con la disobbedienza civile messa in pratica negli anni dagli esponenti Radicali. “Facciamo l’esempio di Marco Cappato che ha accompagnato dj Fabo in Svizzera per aiutarlo a morire attraverso l’eutanasia: al ritorno in Italia Cappato si è autodenunciato mettendo a repentaglio la propria libertà. Qui invece si agisce sulla pelle di un minore, non tutelando i suoi diritti ma quelli rivendicati dalle sue due mamme”. E i desideri non sono diritti.