Elezioni a tutti i costi, Berlusconi batte cassa

Riportiamo l’articolo, a firma di Stefano Rizzi, pubblicato su “Lo Spiffero” il 6 agosto 2017
Una bella grana trovare il grano. Neppure provano a nascondersele, gli aspiranti parlamentari di Forza Italia, le difficoltà che troveranno a far su un bel po’ di quattrini da portare in dote e come tangibile anticipo di un’attesa messe di voti alla corte di Silvio Berlusconi. Ovvero là dove si potrebbe decidere di attrezzare un bel po’ di paracadute per altrettanti prescelti. E proprio questa eventualità, roba da togliere il sonno da qui ai prossimi mesi, è una tra le nobili cause che animeranno la questua di livello, traduzione casalinga dell’anglosassone fundraising. Da settembre i berluscones piemontesi dedicheranno a questa missione impegno a profusione. Con un obiettivo tanto ambizioso quanto tenuto segreto (si fa per dire): mezzo milione di euro da mettere sul tavolo del Capo e poi nelle casse sempre meno colme del partito, certo come prova di attivismo della classe dirigente azzurra subalpina e di consenso laddove di denaro ce n’è di più di voti potrebbero arrivarne in quantità decisamente maggiore rispetto alle ultime volte: il mondo dell’impresa e delle professioni.
Quel gruzzolo, nell’inconfessabile idea che circola in attesa di assegni circolari tra i maggiorenti azzurri, è una pesante ipoteca da mettere ad ogni costo sulle liste di Camera e Senato sui cui sono puntate le mire di molti, se non tutti gli uomini e le donne di Forza Italia che formano prime e seconde file a Torino e nel resto della regione. Ottenere dall’ormai leggendario tavolo delle candidature che Berlusconi tira fuori come fosse uno di quelli da campeggio – al pari di questi ogni volta traballante e spesso inutile – o più concretamente da egli stesso il via libera a quante candidature autoctone possibili è il primo traguardo da conquistare. Se per farlo giova contribuire in maniera concreta a rimpinguare le esangui finanze del partito, tocca farlo.
I segnali in tal senso l’ex Cavaliere non li ha certo risparmiati. Accanto al più volte indicato piatto che piange, “il nostro Presidente” – come lo appella il coordinatore regionale Gilberto Pichettoogni volta che si riferisce a lui – ha messo inequivocabili immagini di come intenda la partecipazione e l’impegno alla vita del partito, anche e non da ultimo sotto il profilo finanziario. A livello nazionale il pressing del tesoriere azzurro Alfredo Messina pare stia sortendo buoni risultati: anche i più renitenti a sganciare l’obolo, tra parlamentari e consiglieri regionali, si stanno rapidamente mettendo in regola con i versamenti. Ma non basta.
Un mese fa a Villa Gernetto l’ex vicepresidente dei giovani di Confindustria, Francesco Ferri, ha radunato cento tra imprenditori e professionisti: mille euro a testa, cena di autofinanziamento. Stesso format pochi giorni addietro a Genova. Probabile a questo punto pure Torino. E non sfugge ai berluscones che stanno preparando la “grande raccolta” d’autunno come Ferri sia uno dei giovani – cresciuto a pane e azienda – su cui il Capo intenda puntare non solo come candidato forte, ma ancor prima come apprezzato consigliere nell’individuazione e nella selezione di chi mettere in lista. Far bella figura pure con chi, assai ascoltato e apprezzato da Silvio, non si è risparmiato nell’autofinanziamento, beh è cosa che non sfugge tra coloro che per un bel po’ – a causa di ristrettezze economiche – erano rimasti addirittura senza una sede, dopo aver dovuto lasciare quella storica per costi non più sostenibili.
Altrettanto insostenibile appare l’idea di dover abdicare a capolistature o candidature blindate a favore di foresti, agli occhi di chi forte del risultato alle amministrative – Asti e Alessandria in primis – difficilmente accetterebbe il ruolo di gregario. La squadra è numerosa e destinata a rinfoltirsi. Oltre Claudia Porchietto e Alberto Cirio, più volte citati anche per vie dell’obiettivo che li accomuna (e rischierà di dividerli) ovvero la corsa alla presidenza della Regione nel 2019, lo spostamento del pressoché intero gruppo azzurro a Palazzo Lascaris nelle liste è ormai assodato. Qualche eccezione, ma il resto – da Daniela Ruffino a Massimo Beruttipassando per Diego Sozzani, compreso lo stesso Pichetto – migrerà compatto dai banchi di Palazzo Lascaris ai banchetti dei mercati a raccogliere voti.
Lo zoccolo duro, rafforzato da qualche sindaco e altri amministratori locali, verrà inevitabilmente rinvigorito come da intenzioni più volte manifestate dal Cavaliere con l’ingresso di uomini e donne del mondo dell’impresa, di professionisti e figure di successo. Un vecchio pallino dell’ex Cavaliere che oggi torna con rinnovata forza. Lo stesso mondo cui si rivolgeranno, finite le ferie, i maggiorenti azzurri per evitare che il Piemonte passi per la regione in cui Forza Italia non sa fare la sua parte, anche quando c’è da far mettere mano al portafogli. E per ridurre al minimo il rischio che altri, da fuori, scalino con un’opa ostile quei posti ormai virtualmente tutti (o quasi) occupati dagli aspiranti onorevoli e senatori. Sarebbe una gran brutta grana. Meglio evitarla, incominciando a far su del grano.