Disastro Torino
Redazione – Imbarcazioni arenate sotto il ponte durante una alluvione. i fatti di piazza San Carlo. L’abbandono della cura delle periferie. La perdita di grandi eventi culturali. L’accusa di falso in bilancio. La chiusura di tanti esercizi commerciali.
Questo è l’elenco dei grandi successi di chi “guida” il Comune di Torino. Il coronavirus non ha migliorato la situazione. Anzi. La crisi economica è stata semplicemente aggravata. Emerge così l’incapacità di concepire e realizzare un qualsiasi piano coerente. Manca, infatti, una reale visione.
Questa visione doveva nascere da numeri e fatti, già noti prima dell’insediamento di Chiara Appendino. La cessione delle partecipate, per prendere pochi soldi e perdere il controllo dei servizi, necessari per i cittadini. Questa era la denuncia fatta, ai tempi, dal Notaio Alberto Morano. Scopriamo, oggi, del buco di bilancio del Teatro Regio. A quanto riporta “Lo Spiffero”, la precedente amministrazione comunale, non potendo sostenere il Teatro, ha ceduto al medesimo degli immobili, dichiarando un valore di mercato superiore al valore reale. Si noti che tra gli immobili figura anche la succursale del Conservatorio di Torino, in via San Francesco da Paola, per cui il Conservatorio stesso ha speso tanti soldi per recupero, restauri, trasferimento della biblioteca e fondi archivistici, e così via.
Tralasciamo, per un istante, il problema dell’istruzione e del sostegno a istruzione e cultura. Tralasciamo pure il problema del commercio. Lo facciamo perché meriterebbero una indagine approfondita. Tralasciamo anche l’abbandono di infrastrutture, come la piscina comunale di zona Pozzo Strada. Tralasciamo il problema dei senza tetto. A forza di tralasciare, non salviamo niente.
Fanalino di coda dell’attenzione del Comune è la tutela della salute, con particolare riguardo alla salute mentale. Sarà stato il coronavirus a peggiorare la situazione? Lo segnalava già Francesco Coppolella, segretario regionale Nursind. Il problema, in realtà, è sempre stato trascurato. Infatti, già il rapporto sulla salute mentale della Regione Piemonte, pubblicato nel 2017, segnalava, per la Città di Torino, un valore superiore al 20% della popolazione residente con basso indice di salute psicologica (maschi: 23,7%; femmine: 22,1%) e mentale (maschi: 27%; femmine: 23,4%).
Nessuno si è preoccupato di questi numeri. Nessuno si è preoccupato di costruire delle linee di azione fondate sui numeri, che erano e sono disponibili. Solo proclami. Tanto fumo, niente arrosto. Se un cittadino può reperire questi numeri, figurarsi se non sia possibile farlo per un amministratore pubblico. Perché non è stato fatto? Forse, per alcuni, è più importante la sedia che il lavoro e le responsabilità (fortunatamente, non per tutti).
Certamente, se il bilancio dei lavori svolti dalla Giunta Fassino non era positivo, ora siamo messi peggio. Contano, forse, su una proverbiale immobilità dei cittadini torinesi. Contano, forse, sul permanere delle proteste a livello di lamentele da bar? Se questa è la speranza e l’opinione che alcuni amministratori hanno, dovrebbero vergognarsi.
Suggeriremmo, intanto, con le buone maniere tipiche del torinese, di preparare una alternativa, unitaria, seria, solida, fatta di una chiara identità ed un chiaro programma. Ne avremmo urgentemente bisogno. Nel frattempo, per favore, chi è all’opposizione si faccia sentire, proponendo critiche e soluzioni alternative. I numeri da cui partire ci sono.