Debiti “dentro” il bilancio Allarme rosso per Appendino
Riportiamo l’articolo pubblicato su “Lo Spiffero” il 26 maggio 2017
Per il Pd è il momento di fare i conti. E se questi non tornano, come denunciato più volte dalla sindaca Chiara Appendino, non era forse tutta colpa della precedente amministrazione (che pure di responsabilità ne ha), almeno stando a quanto emerge dalla relazione della Corte dei Conti sul rendiconto 2015 e il previsionale 2016-2018 del Comune di Torino. I 34 milioni di debiti che la Città ha con Infra.To per i mancati contributi a copertura delle rate per la realizzazione della metropolitana non si configurerebbero come debiti fuori bilancio, contrariamente a quanto affermato dall’assessore Sergio Rolando (su input dei revisori dei conti del Comune). La materia è complessa e la dimostrazione sta anche nelle diverse interpretazioni che danno sull’argomento i vari soggetti. I rilievi della magistratura contabile confermerebbero, a questo punto, l’esito dell’audit interno e la versione dei fatti offerta dallo stesso Partito democratico che ora attacca frontalmente l’amministrazione grillina e in particolare la Appendino per il rifiuto a “concedere le comunicazioni in Sala Rossa” su quanto sta emergendo in queste ore. Anche se ben poco ha da rallegrarsi il Pd a leggere le 36 pagine redatte dai giudici contabili, in cui viene a più riprese contestata la gestione della cassa, l’utilizzo dell’avanzo, lo stesso non riconoscimento di debiti dovuti dalla Città nei confronti delle sue partecipate solo per citare i tasti più dolenti. E in particolare da queste osservazioni emerge la possibilità che a rischiare il dissesto siano proprio le aziende controllate cui sono intestati i mutui. Oltre a Infra.To c’è Gtt, che ha in capo il mutuo per l’acquisto delle carrozze della linea 4: se la Città, infatti, da un lato si è assunta l’onere completo del finanziamento dell’investimento, dall’altro “non ha mai rilasciato alcuna forma di garanzia a sostegno del debito” e, così come per Infra.To, “vige il principio generale in base al quale il mutuo è a carico del soggetto che ne paga le rate”. Insomma, per essere chiari “in caso di insolvenza societaria, gli istituti di credito non avranno azione confronti dell’ente socio (il Comune ndr)”, ma si rivarranno direttamente con l’azienda.
I RILIEVI DELLA CORTE DEI CONTI
Il capogruppo Stefano Lo Russo parla apertamente di “opacità e timore del confronto pubblico” e accusa la prima cittadina di aver redatto per il 2017 “un bilancio farlocco, pieno di inesattezze che condurrà la città al dissesto finanziario”. Da Palazzo Civico l’ordine è di non commentare indiscrezioni di stampa e di mantenere massimo riserbo fino al 6 giugno, data in cui la Corte dei Conti ha fissato l’udienza; un atteggiamento che moltiplica voci almeno in apparenza infondate come quella secondo cui la giunta starebbe predisponendo le misure per entrare in regime di pre dissesto, ipotesi che lo stesso Rolando con lo Spifferodefinisce “puramente teorica” e che oggi viene presa in considerazione solo come extrema ratio. Insomma, la situazione resta delicatissima e con il prossimo assestamento tante criticità potrebbero emergere in modo dirompente per questo gli uffici del settore finanze sono al lavoro per cercare delle soluzioni e oggi hanno già inoltrato le proprie controdeduzioni ai rilievi della Corte dei Conti.
Quel che è certo è che il dispositivo redatto dalla Corte dei Conti era piombato sulla scrivania della sindaca Appendino già nei giorni scorsi e che l’amministrazione è da tempo al lavoro per muoversi di conseguenza. Uno dei primi livelli su cui sta lavorando la giunta è la rinegoziazione del debito con le banche – che formalmente è in capo alle aziende che quei mutui li hanno contratti – poi c’è il cosiddetto riequilibrio finanziario, secondo le norme stabilite dall’articolo 243 bis del Tuel, che presuppone di spalmare su dieci anni il debito ma allo stesso tempo impone pesanti misure di taglio della spesa, a partire da personale e servizi.