Centrodestra, perché dopo il referendum rischia il crac

Riportiamo l’articolo, a firma di Salvatore Dama, pubblicato su “Libero” il 4 dicembre 2016
Tutti uniti. Tenuti insieme dal desiderio di veder naufragare la riforma renziana. Ma da domani, quale che sia il risultato del referendum, la strada del centrodestra torna a essere in salita.
Prendiamo Silvio Berlusconi. Il presidente di Forza Italia ha schierato il suo partito sul versante del No. Come Lega, Fratelli d’Italia e altri movimenti di centrodestra nati dalla diaspora pidiellina. Ma, a differenza di Matteo Salvini e Giorgia Meloni, in caso di sconfitta del governo il Cavaliere non scalpita per tornare alle urne. E non è difficile capire il perché. Come al solito, nella strategia berlusconiana insistono ragioni personali e politiche.
Silvio attende la sentenza del Tribunale internazionale dei diritti dell’uomo. Una decisione che, annullando la condanna per frode fiscale, potrebbe restituirgli la facoltà di candidarsi. A quel punto dovrebbe superare soltanto le resistenze di familiari, amici e manager delle sue aziende. Candidato premier a 81 anni. Salvini e Meloni non ne vogliono sentir parlare. Né tantomeno vogliono concedere a Silvio il ruolo di kingmaker. E si è vista l’ostilità con cui l’ala destra della (ex) coalizione ha accolto Stefano Parisi quando il Cav lo aveva presentato come il suo successore. Il candidato premier deve essere scelto attraverso le primarie. Silvio? La prospettiva non lo entusiasma. Anche se rispetto al passato è meno ostile all’idea. Lui, comunque, non ha alcuna intenzione di sottoporsi al giudizio dei gazebo, se dovesse sciogliere la riserva. La considererebbe un’umiliazione.
Non giova alla salute della coalizione anche la posizione berlusconiana sulla legge elettorale. Silvio, in attesa della sentenza, non ha fretta di chiudere la legislatura. Vuole sedere al tavolo che dovrà rivedere il sistema di voto. Nel frattempo è disponibile ad accettare che a Palazzo Chigi sieda ancora Renzi o un altro esponente del Pd, non gli interessa. L’importante per lui è essere presente laddove ci si accorderà per le modifiche all’Italicum. La sua proposta è un ritorno al proporzionale. Scelta fin troppo facile da comprendere. In tempi di tripolarismo, Berlusconi sa che le percentuali degli anni scorso se le sogna. Meglio essere realisti, allora. E tornare alla Prima Repubblica. Quando, chiuse le urne, si contavano i voti e si vedeva come e con chi formare una maggioranza di governo. Ciò solleverebbe Berlusconi anche dall’ansia di dover accordarsi per forza con Salvini e Meloni. Lasciando a Forza Italia la libertà di aderire a una grande coalizione se se ne verificasse nuovamente la necessità.
La linea della destra sovranista diverge profondamente dallo scenario fin qui descritto. Salvini e Meloni, fomentati dal successo di Trump in America e dalla possibile vittoria della Le Pen in Francia, ritengono di poter lanciare la propria sfida da destra, liberandosi dalla più che ventennale sudditanza berlusconiana. Il problema è che in Italia non sono gli unici a catalizzare il voto di protesta. Il polo più attrattivo è quello dei grillini. Almeno finora è stato così. E, dovesse passare il No, il Movimento 5 Stelle potrebbe ottenere un ulteriore slancio, tale da proiettarlo in pole per la vittoria alle Politiche.
Poi, è vero, c’è sempre l’eventualità di una vittoria del Sì. Che, nel centrodestra, aprirebbe il vaso di Pandora. In Forza Italia cova da mesi una lotta intestina tra correnti, molti chiedono la sostituzione dei capigruppo e la nomina di un coordinatore, ma Berlusconi ha rinviato la resa dei conti a dopo il referendum. A via Bellerio a metà dicembre scade il mandato del segretario federale. Se stanotte Salvini festeggerà la bocciatura del referendum, è un conto. Ma se dovesse fallire questa missione, si aprirebbe un processo al leader leghista. Già accusato dai suoi avversari interni (Roberto Maroni e Umberto Bossi) di aver eccessivamente radicalizzato la linea politica del Carroccio e di aver mancato l’espansione al Sud, dove la Lega non ha mai sfondato.