Via libera a Cirio? Ultimi dubbi
Riportiamo l’articolo pubblicato su “Lo Spiffero” il 14 febbraio 2019
Gli squilli di tromba, attesi dalle parti del centrodestra alla notizia della richiesta di archiviazione per Alberto Cirio, non si sono uditi. Forse arriveranno con qualche ritardo, così come la discesa a Roma per l’investitura ufficiale a candidato presidente della Regione per l’europarlamentare, anche se un altro suono continua a preoccupare Forza Italia, così come la Lega. Il ticchettio di quella bomba ad orologeria che potrebbe esplodere con una decisione del giudice dell’udienza preliminare contraria alla richiesta avanzata dai pubblici ministeri, risuona nelle orecchie di chi sa di non avere più molto tempo per decidere.
Di tempo ne trascorrerà invece a sufficienza per arrivare nel pieno della campagna elettorale alla definitiva uscita di scena di Cirio dall’inchiesta oppure, nel non escludibile caso di un rinvio a giudizio da parte del gup, a una sua imputazione. E questo non può essere che un problema per il centrodestra, certamente assai più sollevato dopo il prinunciamento arrivato ieri, ma non del tutto tranquillo per l’incognita giudiziaria ancora presente.
Al netto delle dichiarazioni ribadite nei giorni scorsi sulla scelta del politico di Alba quale competitor di Sergio Chiamparino, da Forza Italia ieri molti si sarebbero attesi un viatico senza se e senza ma, addirittura qualche dichiarazione da Palazzo Grazioli a suggellare un’investitura avvenuta da mesi, ma che ancora attende il sigillo di Silvio Berlusconi e, soprattutto, degli alleati che ieri si sono incontrati a livello di vertici regionali.
A Roma, Paolo Zangrillo, Riccardo Molinari e Fabrizio Comba si sono visti, ufficialmente per ragionale sulle liste per le comunali laddove si andrà al voto contestualmente alle regionali, ma sono state queste ultime e, ancora una volta, la candidatura a presidente l’oggetto principale della discussione e il nodo più intricato da sciogliere. Intanto, in attesa del via libero definitivo da parte del tavolo nazionale, si è preferito rimandare la missione in Piemonte di Antonio Tajani, ipotizzata dallo stato maggiore azzutto locale per il weekend con l’obiettivo di incoronare (per l’ennesima volta) Cirio. Per ora, meglio limitarsi alle sole (e sobrie) dichiarazioni di rito.
Confermare Cirio, mettendo in conto il rischio di un ribaltamento della tesi del pubblico ministero da parte del gup, fatto che trova un precedente proprio nella prima inchiesta di Rimborsopoli dove il giudice Roberto Ruscello applicò in più di un caso l’imputazione coatta, oppure valutare una candidatura diversa, magari garantendo all’attuale parlamentare europeo una posizione la più blindata possibile per ritentare un secondo mandato a Strasburgo? “Se dovessero respingere l’archiviazione, Alberto sarebbe massacrato in piena campagna elettorale”, ragionava ieri sera un maggiorente forzista di lungo corso, dando corpo a quell’indicibile sospetto di un “trappolone” in cui potrebbe inciampare l’aspirante governatore.
Non sarebbe, tuttavia, soltanto questo il problema da risolvere con una decisione che non potrà trascinarsi ancora per molto. Anche se ovviamente negato, c’è un sentimento che serpeggia tra una parte dei notabili azzurri (non solo piemontesi) e che racconta di più di un timore di vedere Forza Italia candidare un suo uomo di punta, qual è Cirio, per gentile concessione dell’alleato, per poi scoprire che sarebbe la Lega ad incassare il risultato, magari – nell’ipotesi più azzardata – con un ritorno del politico albese alle sue origini che stanno proprio nel Carroccio.
Senza arrivare a questo punto, resta pur sempre quello scenario prospettato mesi addietro dal governatore della Liguria Giovanni Toti secondo il quale sarebbe necessaria una forza cuscinetto tra il partito di Berlusconi e quello di Salvini per favorire un’eventuale osmosi a favore della Lega. E anche in quella circostanza era venuto fuori il nome dell’europarlamentare che con Toti ha un lungo sodalizio politico e una solidissima amicizia.
Tanto basta per adombrare agli occhi di più di un berluscones il pericolo di una manovra salviniana. Che, paradossalmente ma non troppo, finisce con l’inquietare anche figure di spicco della Lega. Già, perché un presidente di Regione che a un certo punto dovesse mollare gli ormeggi e approdare alla corte del Capitano scombussolerebbe non poco gli assetti di comando interni, mettendo in crisi più di una leadership nel Carroccio piemontese, incominciando dai vertici.
Tornando sul fronte azzurro, segnali di un certo quale nervosismo accompagnati da discreti inviti ala riflessione viaggerebbero lungo i canali della diplomazia del cerchio magico originale, quello incarnato da Gianni Letta e Fedele Confalonieri, sospettoso di una mano salviniana dietro la candidatura di Cirio e in un quadro più generale di espansione cannibalesca del capo leghista.
Ipotesi, ovviamente. Alcune delle quali – a partire dalle incertezze sulla candidatura di Cirio – potrebbero essere smentite già nelle prossime ore con un annuncio che molti in verità si sarebbero attesi poco dopo la notizia della richiesta di archiviazione, mentre altre restano sullo sfondo di una vicenda che si trascina ormai da mesi e testimonia come problemi e difficoltà non manchino nello schieramento che parte con indiscutibile netto vantaggio verso la riconquista del Piemonte. Ma che, per ora, è ancora fermo.