Unione Europea double face. Di Carlo Manacorda*
Riceviamo in Redazione, e riportiamo, l’articolo a firma di Carlo Manacorda* pubblicato in data 24 Gennaio 2023 su “www.lineaitaliapiemonte.it“
Da un lato, c’è l’Europa solenne che approva i grandi Trattati sull’Unione, dall’altro quella che, dopo aver imposto la curvatura del cetriolo, pretenderebbe l’obbligo di etichette “salutiste” sulle bottiglie di vino o regolamenta le etichette dei prodotti alimentari e persino le cassette per la posta nei condomìni di cui si forniscono indicazioni per la costruzione e il posizionamento (n.b.: stando alle regole stabilite, praticamente tutte le cassette delle lettere italiane sono fuori norma). E spesso quest’altra faccia dell’Europa diventa talmente preponderante da oscurare la prima. Fino a far dubitare i cittadini della necessità della sua esistenza. Ecco qualche esempio.
Pochi giorni fa, l’Unione Europea (UE) ha dato il “via libera” all’Irlanda per aggiungere, sulle etichette di bottiglie e altri contenitori di prodotti alcolici (vino, birra, liquori, ecc.), avvertenze cosiddette “salutiste” quali: “Il consumo di alcol provoca malattie del fegato” o “Alcol e tumori mortali sono direttamente collegati”. Vino e alcolici vengono dunque equiparati alle sigarette.
La Commissione europea ha approvato questa misura nonostante il parere contrario di Italia, Spagna e Francia. Questi Paesi hanno obiettato che frasi di questa natura rappresentano una barriera al mercato dell’Ue, cioè alla libera circolazioni delle merci, uno dei principi fondanti dell’UE: il MEC, mercato comune europeo. La misura ― richiesta dall’Irlanda per l’elevato consumo di prodotti alcolici nel Paese ― non sarà immediatamente operativa, ma dovrà attendere il parere dell’Organizzazione mondiale del commercio (WTO) che ha tempo 60 giorni per pronunciarsi.
Qui però non interessa tanto approfondire questa vicenda. Interessa piuttosto rimarcare la doppia faccia, double face, dell’UE. Da un lato, c’è l’Europa solenne che approva i grandi Trattati sull’Unione, istituisce l’euro, detta regole per la gestione delle economie dei Paesi che ne fanno parte, presta loro soldi attraverso Organismi ad essa collegati (BCE, Banca Centrale Europea), e via cantando. Di questa Europa si parla quotidianamente. Quindi, la conosciamo di più.
Dall’altro, c’è l’Europa di cui si parla poco o niente. La si conosce meno. È quella della burocratica regolamentazione minutache detta disposizioni, ad esempio, sulle etichette dei prodotti alimentari, quindi non solo sul vino; sui prodotti ortofrutticoli; sulle cassette per la posta nei condomìni. E ci sono molti altri provvedimenti simili. Ci limitiamo a un breve esame di quelli citati. E già per questi ci sono molte cose da dire.
Il Regolamento europeo sulle etichette dei prodotti alimentari (EUR-Lex – 02011R1169-20180101 – EN – EUR-Lex (europa.eu) è stato emanato nel 2011 per dare informazioni ai consumatori sui prodotti alimentari, mirate a “ottenere un elevato livello di tutela della loro salute”. L’etichetta ― che è un po’ come la carta d’identità del prodotto ― deve essere scritta con i caratteri stabiliti dal Regolamento per assicurarne la facile leggibilità. Deve indicare la denominazione del prodotto, con tutti i suoi componenti. Quindi: caratteristiche, quantità degli ingredienti e quelli che possono causare allergie, scadenza per il consumo, luogo di provenienza, metodo di fabbricazione, condizioni di conservazione, quantità netta, ecc., tutti elementi minuziosamente descritti nelle 46 pagine del Regolamento (55 articoli e 15 allegati). Il Regolamento deve essere applicato da tutti gli operatori del settore alimentare e della catena di produzione. Nel 2018, l’Italia ha stabilito pesanti sanzioni per la violazione delle norme stabilite dal Regolamento europeo (decreto legislativo 231/2017). Ed è ben nota l’attività dei Carabinieri su questa materia attraverso i NAS (Nuclei Antisofisticazioni e Sanità). Gli operatori del settore sono perciò costretti a stare molto in guardia per evitare le sanzioni
Nel 2008, termina una parte della tragicomica regolamentazione europea emanata per i prodotti ortofrutticoli. Il Commissario europeo all’Agricoltura annuncia che è “iniziata una nuova era per cetrioli storti e carote nodose” (chissà cosa intendeva). Cadono, cioè, a detta sua, le “regole assurde che riguardavano pesi e dimensioni di albicocche, carciofi, asparagi, melanzane, avocado, fagioli, cavoli di Bruxelles, carote, cavolfiori, ciliegie, zucchine, cetrioli, funghi coltivati, aglio, nocciole, cavoli, porri, meloni, cipolle, piselli, prugne, sedani, spinaci, noci, cocomeri e cicoria”. Per memoria storica, si può ricordare che il cetriolodoveva avere una curvatura massima di 10 mm su una lunghezza di 10 cm. Agricoltori e commercianti dovevano essere tutti muniti di righello e goniometro per misurarne lunghezza e curvatura.
Tutto finito? Neanche per sogno. Restano regole per mele, agrumi, kiwi, lattughe, pesche, pere, fragole, peperoni dolci, uva da tavola e pomodori. Per ciascun prodotto, il Regolamento (Regolamento (UE) n. 543/2011 recante modalità di applicazione del regolamento (CE) n. 1234/2007 nei settori degli ortofrutticoli freschi e degli ortofrutticoli trasformati (europa.eu) ― 151 articoli, 20 allegati, 163 pagine ― stabilisce il diametro e/o il peso. Alcuni esempi. Le mele devono avere un diametro minimo di 60 mm o 90 g di peso. Limoni e mandarini: diametro 35 mm. Arance: 53 mm. Pesche: 56 mm. Kiwi: 90 g di peso. Uva da tavola: minimo 75 g. per grappolo. E così via. Per commercializzare questi prodotti, non resta dunque che tenere sott’occhio il Regolamento 543/2011, disporre di un calibro e di una pesa. In conclusione, per coltivare la frutta nell’UE, occorre essere agronomo e ingegnere. Evidentemente, i legislatori europei ritengono che la natura produca soltanto in maniera standardizzata. C’è da augurarsi che, un bel giorno, vengano ripensate queste regole com’è avvenuto per cetrioli e altri prodotti agroalimentari.
Cassette per la posta nei condomìni. Le norme europee (EN 13724) ― che dovrebbero essere osservate da tutti i produttori di cassette per posta ― stabiliscono le dimensioni delle cassette: devono essere tali da non danneggiare la posta, contenere una busta di spessore di 24 mm, riviste di 210×297 mm e pacchi di spessore di 40 mm, così da consentire la consegna di pacchi normali. La cassetta deve essere robusta, costruita in maniera da ostacolare la presa della posta da parte di persone non autorizzate e impedire infiltrazioni d’acqua. Per garantire la riservatezza (privacy), non deve avere spioncini. Deve indicare, in maniera chiara, l’intestatario. Per la sicurezza del postino, non devono esserci spigoli. Da ultimo, le cassette devono essere installate al limite della proprietà, sulla pubblica via o in un luogo accessibile liberamente. Cioè, in assenza di portiere dell’immobile, non richiedere l’apertura di porte da parte di inquilini. Non ci vuole molta immaginazione per pensare allora che buona parte delle cassette per la posta nei condomìni sia fuori norma. Quanto all’installazione sulla pubblica via, ciascuno può trarre le proprie conclusioni sulla sicurezza di cui potrebbero godere.
Dell’UE, la politica e i mezzi d’informazione mostrano, soprattutto, la faccia solenne. Non va però dimenticata la faccia minore. Le accomuna forse una cosa sola: le frequenti e arrabbiate critiche dei cittadini per entrambe nel dover sottostare a norme spesso incomprensibili, che violano le libertà delle istituzioni nazionali e dei mercati, che sembrano contrastare con le condizioni di parità che dovrebbero esistere, tra gli Stati, nell’UE. Fino al limite di dubitare sull’utilità, in certi momenti, del funzionamento di questo costoso Organismo.