UCID Incontra….GUIDO SARACCO, Magnifico Rettore del Politecnico di Torino

Daniele Lonardo – Si è svolto, lunedì 14 gennaio, il primo evento del 2019 di UCID Torino alla presenza di GUIDO SARACCO, Magnifico Rettore del Politecnico di Torino. La serata si è svolta presso il nuovo “Salotto delle Idee” del Collegio Artigianelli di Torino (Corso Palestro, 14) e l’iniziativa si colloca all’interno del ciclo “UCID Incontra”, una serie di eventi conviviali pensati per offrire ai soci UCID (ma non solo!) la possibilità di conoscere e confrontarsi con i personaggi che animano – da protagonisti- la società civile che ci vede quotidianamente impegnati come imprenditori, dirigenti e liberi professionisti.
Guido Saracco, 53 anni, è divenuto Rettore del Politecnico di Torino nel marzo del 2018 succedendo a Marcello Gilli; ingegnere chimico, ha insegnato nell’Ateneo oltre 15 insegnamenti diversi negli ambiti che spaziano della chimica, alla biochimica, all’ingegneria chimica, energetica e ambientale. Ha, inoltre, ricoperto prestigiosi incarichi nella gestione interna d’Ateneo: membro del Consiglio di Amministrazione e del Senato Accademico, dal gennaio 2016 al marzo 2017 è stato Direttore del Centro di Ricerca dall’Istituto Italiano di Tecnologia consorziato con il Politecnico di Torino: il Centro per le Tecnologie Future Sostenibili (IIT@PoliTO).
Il Rettore esordisce ironizzando sul suo appellativo di “Maginifico” preferendo al pomposo titolo, quello di “Meraviglioso”, attribuitogli dalla figlia più piccola di 6 anni. Non nasconde, tuttavia, ai commensali le molteplici responsabilità che discendono dalla sua carica: quella di Manager che gestisce oltre 3.000 dipendenti, di Garante a cui circa 34.000 famiglie hanno affidato la formazione dei loro ragazzi, di Guida di uno degli Atenei ritenuti più seri e innovatori sul panorama nazionale ed internazionale che dal 1859, ovvero due anni prima della fondazione del MIT – Massachusetts Institute of Technology – forma gli ingegneri del domani.
Una professione che, oggigiorno, sta radicalmente mutando: fondamentale, secondo Saracco, è riuscire a stimolare nei discenti un vero e proprio senso critico, ormai sopito. Non sono solo più necessarie competenze nell’ambito della matematica, della chimica, della fisica, della scienza dei materiali ma nuovi scenari si aprono all’orizzonte ai quali un ingegnere non può de facto sottrarsi. Dall’analisi dei processi sui Big data alla cyber-security passando per l’auto a guida autonoma, di cui Torino è divenuta hub d’eccellenza grazie alla collaborazione con F.C.A. e General Motors.
E’ fondamentale che le Università cooperino tra di loro, facciano massa critica ed inseriscano all’interno dei loro percorsi formativi dirigenti e associazioni imprenditoriali. Lo scopo è quello di creare una spirale virtuosa al fine di impattare sulla società civile, così come in Inghilterra le Università sono in continua competizione tra loro al fine di assicurarsi i migliori docenti per formare adeguatamente i professionisti del futuro.
La ricetta per il successo del Politecnico è semplice, a detta del suo Rettore e composta da tre elementi essenziali:
1. Miscelare il sangue. Oggigiorno non è più possibile “segregarsi” nella ricerca: vi sono competenze che possono essere acquisite solo sul campo, nella pratica quotidiana. Il rigore metodologico certamente aiuta gli studenti ad acquisire i fondamentali attraverso un percorso di studi arduo e che dura, in media, 7 anni. Con il conseguimento della laurea si apre un nuovo scenario, quello lavorativo, dove si deve tornare ad investire in formazione ottenendo una nuova generazione di ingegneri che davanti ad un problema riescono a trovare “n” soluzioni soppesandole e valutandole tutte.
2. Visione lungimirante. Così come il timoniere di una nave è capace ad orientarsi grazie alle stelle, così l’Università è chiamata quotidianamente a ragionare sul proprio futuro non perdendo mai di vista la giusta rotta, rappresentata dal piano strategico ma al contempo aperta verso gli scenari internazionali. Cina, Africa e Medio Oriente sono solo alcuni degli sbocchi professionali a cui gli ingegneri sono chiamati a cimentarsi ad esempio nel settore delle infrastrutture, in quello delle energie rinnovabili, in quello della meccatronica o dell’informatica. Alcuni dei master più quotati sono quelli ad esempio fatti in collaborazione con il MIT (Massachusetts Institute of Technology) e dal 2016 sono attivi tre partnership per l’ottenimento del doppio titolo grazie alle ormai consolidate collaborazioni la Xi’an Jiaotong University o la South China University of Technology. La visione lungimirante permette la progettazione di programmi di scambio non limitati ad attirare studenti stranieri, ma volti a promuovere la mobilità di studenti di talento nei due sensi, da e verso le migliori università al mondo.
3. Interdisciplinarità. L’interdisciplinarità nella ricerca è un elemento chiave per il progresso scientifico e tecnologico: fin dal 2013, il Politecnico di Torino ha avviato importanti investimenti in tal senso creando nuovi Laboratori interdipartimentali finalizzati allo sviluppo di ricerche congiunte ad elevata valenza strategica per l’Ateneo. L’approccio perseguito dal Politecnico è duplice: 1. Gestione di tavoli multi-disciplinari all’interno dei percorsi di laurea triennale soprattutto attraverso risoluzione di problemi, il problem solving. Attraverso un gruppo di ristretto di studenti, circa 10, essi imparano a relazionarsi e a dialogare con altri professionisti. 2. Nel percorso di studio magistrale, l’asticella viene alzata e dal problem solvingsi passa alla risoluzione di un disagio reale della società civile al quale si cerca di porre rimedio. Alla parte tecnica si aggiungono pillole di sociologia e tecniche di disseminazione. L’esame finale non è tanto la risoluzione del problema in sè (che spesso, passa dai tavoli governativi) quanto imparare fin dall’Università a mettere in atto un proficuo lavoro di squadra imparando a padroneggiare le migliori tecniche di comunicazione.
Nel mare in tempesta bisogna dare il meglio di sé, conclude il Rettore riflettendo sul fatto che oggigiorno è fondamentale superare la paura per il rischio insegnando agli allievi la passione per l’innovazione e al contempo non lasciandosi scoraggiare dalla burocrazia. Citando il sociologo francese Crozier secondo cui “L’uomo non è soltanto un braccio e non è soltanto un cuore. L’uomo è una mente, un progetto, una libertà”, conclude il suo intervento elogiando la squadra con cui collabora quotidianamente e senza la quale non avrebbe potuto imbastire un programma strategico di tale portata ed innovazione.
Sul futuro della Città di Torino (e del Piemonte), il Rettore sottolinea come il capoluogo sabaudo stia passando un periodo complesso: dalla questione della TAV e del piano regolatore a cui il Politecnico aveva accettato di lavorare gratis mettendo a disposizione ben due dipartimenti e “beffato” perché trascinato in una battaglia politica con cui non vuole (e non deve) avere nulla a che spartire in quanto università pubblica non competente su questioni a forte carattere politico.
Evidenzia, inoltre, come Torino abbia registrato un incremento nel settore turistico ma che sta perdendo drasticamente popolazione senza riuscire a radicare i giovani offrendo loro concrete opportunità per non scappare all’estero. Da ultimo, la fondamentale partnership con le associazioni imprenditoriali ed i partner tecnologici, sull’esempio dell’Environment Park, in modo tale che Torino ed il Piemonte riesca a superare l’impasse attuale, sprigionare all’esterno tutto il suo potenziale e (ri)affermarsi come città resiliente, competitiva ed altamente tecnologica.