Tre migranti ogni mille abitanti “Ma il Piemonte è già over”
Riportiamo l’articolo, a firma di Stefano Rizzi, pubblicato su “Lo Spiffero” il 21 luglio 2017
Il nome – Cabina di regia – non è certo di quelli che evoca soluzioni immediate. Ma questo è quello che ha partorito l’incontro tra il ministro dell’Interno Marco Minniti e il presidente dell’Anci Antonio Decaro “sulle criticità che si sono recentemente manifestate nel sistema di accoglienza dei migranti”, come recita una nota del Viminale in cui viene annunciato che l’organismo “si riunirà ogni settimana, per gestire insieme l’accoglienza diffusa e sciogliere quelle criticità, nella consapevolezza dell’importanza del ruolo svolto, ognuno per la propria parte, dai prefetti e dai sindaci”.
Aldilà del linguaggio ministeriale ci sono numeri che descrivono una situazione in molti casi al limite del sostenibile, spesso differenze eclatanti anche tra comuni limitrofi e, non da ultimo, il problema dei problemi tuttora irrisolto: una corretta distribuzione dei migranti sul territorio. Nei piani del ministero la percentuale rispetto alla popolazione sale da 2,5 a tre profughi (anche se il termine è usato in senso lato) ogni mille residenti, ma dietro questa cifra rimane una carta geografica dell’Italia e, nel caso del Piemonte, della regione a più colori che segnano quei Comuni dove i migranti vengono accolti, quelli dove non ce n’è neppure uno e i molti dove il parametro fissato è superato abbondantemente. Un aspetto, questo, che si incrocia con un altro tema affrontato al Viminale e che, pure questo, divide i sindaci: il ricorso allo Sprar, il Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati, che vede una partecipazione attiva e di governo dell’ente locale, oppure “delegare” la questione ai Cas, ovvero i Centri di accoglienza straordinaria affidati ad altri enti o, quasi sempre, a cooperative.
“Uno dei nodi sta proprio qui: ci sono amministrazioni comunali che preferiscono scommettere sul fatto che nessuna cooperativa affitterà locali sul loro territorio e non aderiscono allo Sprar che, ad oggi, è l’unico strumento che se usato in maniera diffusa, auspicabilmente da tutti, consentirebbe di evitare situazioni anomale e spesso insostenibili” osserva Alberto Avetta, presidente di Anci Piemonte. Non sempre la scommessa la vincono e allora arrivano i pullman di migranti, i residenti protestano, gli stranieri spesso finiscono concentrati in un’unica struttura e ai sindaci non resta indossare l’ormai immancabile fascia tricolore e protestare. È sufficiente che un gestore del Csa, la cooperativa affitti una struttura, vinca il bando emesso dalla prefettura e ai sindaci non resta alcuno spazio di manovra, con in più numeri di migranti tutt’altro che certi e tutt’altro che rispondenti ai parametri fissati.
Perfino tra gli amministratori locali della Lega, che lo Sprar lo rifiuta sul piano politico “perché sarebbe come collaborare con le scelte del governo che noi avversiamo in tema di immigrazione” spiega il segretario regionale del Carroccio Riccardo Molinari oggi anche in veste di assessore ad Alessandria, si fa strada l’idea che si può cedere “al ricatto” pur di evitare gli effetti incontrollati della gestione in capo alla cooperative. “A Sestriere il sindaco della Lega Valter Marin ha aderito allo Sprar, contenendo il numero dei migranti” ricorda Molinari che nella sua città, appena conquistata al centrosinistra, la questione immigrati la pone come priorità e, con il sindaco Gianfranco Cuttica, lunedì incontrerà il prefetto “anche per conoscere finalmente quei numeri certi che non siamo mai riusciti ad avere”. Nel frattempo affida a un post su facebook un duro attacco alla giunta regionale: “Ecco la risposta del Governo Regionale Chiamparino alla nostra richiesta di prendere posizione come Lombardia, Veneto e Liguria contro il decreto integrazione del governo” scrive a commento della notizia di un possibile terzo hub in Piemonte come anticipato dall’assessora Monica Cerutti . “Non solo non si oppongono, ma dopo Settimo Torinese e Castello d’Annone chiedono un terzo centro hub per l’accoglienza degli immigrati. Questi signori vivono fuori dalla realtà”. Notizia che ha allarmato pure Vercelli dove è arrivata tempestiva e con l’effetto di un estintore la smentita all’ipotesi da parte del consigliere regionale Gabriele Molinari (Pd).
Una sortita quella dell’assessora alla quale un altro leghista, Alessandro Canelli, sindaco di Novara, risponde con un “non provino nemmeno a pensarlo. Né a Novara né in altri posti del Piemonte”. Lui per quel 3 per mille indicato dal ministero stapperebbe una bottiglia: “A Novara siamo sopra il 5, quindi se si applicherà il parametro finalmente riequilibreremo una situazione inaccettabile e difficilmente sostenibile”. A parziale consolazione, ma anche a motivo di orgoglio, Canelli ricorda che nell’ultimo anno, da quando è succeduto al piddino Andrea Ballarè, “il numero dei migranti al contrario di quanto accadeva in passato non è aumentato, ma restano sempre 550”.
Mentre nel dibattito si fa difficoltà a percepire la voce di Torino, dove la giunta di Chiara Appendino ha concentrato molto se non tutto sull’ex Moi limitandosi per ora a un censimento peraltro volontario e quindi dalla dubbia efficacia, dall’altro capoluogo passato come Alessandria dal centrosinistra al centrodestra arrivano segnali di una linea dura o, come dice il sindaco di AstiMaurizio Rasero “improntata al rispetto della legalità”. L’altro giorno è stato sgomberato un immobile occupato da anni da alcune famiglie di immigrati. Le donne con i bambini sono stati ospitati in un bed and breakfast a spese del Comune, gli adulti hanno trovato ospitalità nel dormitorio comunale della casa di riposo. “In questi giorni abbiamo avviato una seri di incontri con il prefetto per avere il quadro esatto della situazione e i sistemi adottati” spiega Rasero che premette due certezze: “Siamo al di sopra del 3 per mille e non accetteremo di aumentare il numero dei migranti. Per quelli che ospitiamo sarà avviato un percorso serio di integrazione”. Quello che poi è uno degli aspetti che connotano lo Sprar, a partire dai corsi di italiano. Ma ad oggi questo sistema, caldeggiato dall’Anci e al quale derogando ai principi politici hanno aderito anche alcuni sindaci leghisti, rimane relegato a numeri esigui sia pur in costante aumento.
I dati del 2016 indicano che solo un sesto dei migranti è stato inserito, in Piemonte sommano a 1.344 di cui 526 a Torino, 50 a Novara, 25 ad Alessandria, 44 ad Asti. “Ancora tropo pochi i Comuni che lo adottano” lamenta Avetta. Molti quelli che scommettono sul fatto che nessuna cooperativa affitterà un immobile sul loro territorio. Poi se capita, i più “duri” infilano la fascia e scendono in strada. Gli altri, di fronte alle proteste dei cittadini, allargano le braccia.