Sarà la bacchetta magica di Colao a evitarci il disastro economico?
Riceviamo in Redazione, e riportiamo, l’articolo a firma di Paolo Rubino, pubblicato su “www.startmag.it” in data 18 aprile 2020
In Europa, nei giorni del coronavirus, i richiami di tutti alla necessità di rifondare il sistema economico continentale non si contano. Con eccesso di retorica, il refrain più abusato è il richiamo al “Piano Marshall” che consentì, dopo la seconda guerra mondiale, la ripartenza dell’economia europea in tempi strepitosamente brevi considerando il caos disastroso, morale prima ancora che economico, causato da quella guerra.
Il grande boom che, in soli trent’anni dal 1945, ha favorito la più poderosa creazione e, insieme, la più equa distribuzione di ricchezza mai sperimentata dall’umanità si basò sulla solidità dell’economia reale, sull’effetto leva dei grandi investimenti pubblici in infrastrutture, sul principio di solidarietà interclassista, condizione necessaria e imprescindibile per il progresso ininterrotto della ricchezza e della qualità della vita delle nazioni. E, non a caso, quel trentennio è passato alla storia come i trente glorieuses.
La cultura politica, ed economica, che ha consentito il miracolo della ricostruzione europea, era basata sul principio della ridondanza, mutuato direttamente dalla dottrina bellica degli Stati Uniti, alla base del successo contro le potenze dell’Asse. In effetti, la seconda guerra mondiale fu anche lo scontro tra la dottrina dell’efficacia, che richiede la ridondanza del capitale impiegato, finanziario quello anglosassone, umano quello sovietico, contro la dottrina dell’efficienza germano-nipponica che persegue, invece, il massimo obiettivo compatibile con il minimo impiego delle risorse. Operazione Overlord contro operazione Fall Gelb-Fall Rot per dirla con una sineddoche. Le classi dirigenti europee protagoniste dei trente glorieuses si erano formate nella cultura della ridondanza finalizzata all’efficacia.
Il trentennio successivo, invece, ha visto nuovamente il prevalere della cultura dell’efficienza, massimo risultato col minimo sforzo. Perché l’Europa, ma anche gli Usa, hanno virato dall’efficacia all’efficienza ha numerose spiegazioni. Certamente la preoccupazione, alla fine degli anni ’70, di non riuscire più a sostenere la ridondanza, carburante imprescindibile dell’efficacia, ha pesato molto nel cambio di dottrina. Nei 40 anni alle nostre spalle la finanza ha prevalso sull’economia, l’affidamento della crescita del Pil all’efficiente rete delle iniziative private ha fatto premio sulla ridondanza di risorse impiegata dai soggetti pubblici per garantire l’efficacia. Anche in guerra è stato così. Dopo i due maldestri insuccessi in Corea e Vietnam, che hanno difettato dell’adeguato sostegno popolare all’impiego della ridondanza per garantire la vittoria, gli Usa hanno condotto ogni guerra successiva ispirati dall’efficienza. Esigui numeri di combattenti sul campo, iperspecializzati quando non perfino privatizzati, alto impiego di forza aerea, oramai quasi del tutto unmanned, consentono, col minimo sforzo di tenere a bada il nemico, efficienza, ma non consentono la conquista e il definitivo controllo del territorio avversario, efficacia. La visione nel 2020 del futuro post Covid-19 sembra ispirarsi alla riscoperta della dottrina dell’efficacia. Le roboanti intenzioni di impiego di capitale dichiarate dai governanti euro americani per ripristinare il benessere sembrano ispirate dalle menti che elaborarono il piano Overlord per invadere la Normandia o la sanguinosa difesa di Stalingrado per arrestare l’invasione tedesca della Russia. Lo scopo intenzionale sembra dunque quello di vincere, non meramente quello di resistere. Ma perché ciò accada davvero sarebbe necessaria la reale ispirazione dei protagonisti alla cultura dell’efficacia. Classi dirigenti formatesi nel brodo dell’efficienza, mantra delle grandi società di consulenza e delle banche d’affari per oltre un ventennio, avranno l’acume di progettare il futuro con il metro dell’efficacia?
Normalmente le grandi virate della storia non sono realizzate da soggetti tecnici, vincolati dal loro sapere e dalle loro esperienze, ma dai politici che sanno immaginare il diverso. Affidarsi ai tecnici per progettare la fase 2 del coronavirus è un grave rischio. Ancor più l’idea che ai tecnici si affidi non solo l’analisi, ma perfino la decisione. Questa sembra essere la richiesta di tanti per la nuova task force istituita dal presidente del consiglio italiano a sostegno della ricostruzione. 17 managers e tecnici per rilanciare l’economia e la società italiana del post covid. È possibile che i professionisti dell’efficienza, imbevuti di cultura dell’AVA, analisi del valore aggiunto prodromica al taglio di teste negli ambienti di lavoro, possano oggi progettare l’efficacia basata sulla ridondanza? Sembra crederci perfino Romano Prodi che invita a conferire potere esecutivo alla task force. Certamente anch’egli un manager di formazione prestato alla politica. Ma, diversamente dai componenti della task force, uno tra i più brillanti “giovani turchi” che, nei trente glorieuses, furono guidati dalla visionaria cultura del politico puro Fanfani e non certo dalla McKinsey o dalla Morgan Stanley. Tuttavia non bisognerebbe mai farsi condizionare dai pregiudizi e mai cessare di sperare nella capacità di ogni uomo di rinnovare sé stesso. Ai 17 samurai della task force guardiamo tutti con la speranza che sappiano innovare sé stessi, prima ancora che progettare l’innovazione dell’Italia. Intanto, diano uno sguardo a quanto deciso questa notte dall’amministrazione Usa a favore del rilancio del trasporto aereo nazionale, 25 miliardi di dollari iniettati nelle casse delle prime dieci compagnie aeree nazionali per sostenere occupazione e investimenti. Le intenzioni dichiarate dai nostri governanti per sostenere Alitalia, basate sull’equivoco dell’efficienza che già tanti danni ha generato alla compagnia nel trascorso ventennio, non sembrano di buon auspicio. Ma la speranza è l’ultima a morire per gli umani.
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[Fonte: https://www.startmag.it/economia/sara-la-bacchetta-magica-di-colao-a-evitarci-il-disastro-economico/]