Reinventare il Governo
Redazione – Ieri si sono conclusi i lavori dei cosiddetti stati generali a Roma. Durante la conferenza stampa finale, il Presidente del Consiglio, tra una parola e l’altra, un complimento ed un ammiccamento, un citare Baricco e il parlare del mondo della cultura, ha detto che non ci accontenteremo di riforme. Bisogna reinventare l’Italia.
Per quei pochi che, come noi, amino ancora il significato delle parole, inventare, secondo il dizionario etimologico, significa trovare, scoprire cercando, giungere a qualche meta. Dunque, dovremmo ritrovare, riscoprire o tornare a qualche meta, già raggiunta in precedenza, ma, poi, perduta. Insomma, ci siamo smarriti.
Come la “nave sanza nocchiere in gran tempesta” di Dante, l’Italia è, nuovamente, in preda delle onde. Sarebbe compito del Governo, per questo, di governare. Originariamente la parola governare si riferiva proprio al condurre in porto la nave, fra tempeste e venti contrari. Dunque, sarebbe stato compito del Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, giocare il ruolo del capitano di quella nave, chiamata Italia. Evidentemente, non è stato in grado di farlo.
L’Italia deve essere nuovamente trovata, scoperta e portata a qualche meta, che, però, il Governo non sta indicando affatto. Perché, sommergendo tra i flutti delle parole, l’assenza non di varie e vaghe idee, ma di direzione, non sta dando alcun senso alla propria azione.
Non tutti, è evidente, hanno le doti per svolgere questo nobile e difficile compito. Ce ne rendiamo conto. Resta, però, il fatto che una tal presa di coscienza richiederebbe anche la capacità di fare un passo indietro, per cedere il timone a chi voglia e, finalmente, sappia prenderlo in mano, per condurci, salvi, in porto.
I proclami vedrebbero la politica come mercimonio, fatto di “uno vale uno” e, perciò, conta più parlare del numero di politici che della loro capacità, voglia di imparare continuamente e senso di responsabilità per il bene comune.
Noi siamo fermamente contrari a questo approccio. I fatti danno ragione a noi. Se dobbiamo ritrovare noi stessi, quasi rinascere, rifiorire, dobbiamo anche avere una guida, che ci porti al sicuro, in un tempo di grande incertezza.
Dopo un almeno un decennio di slogan gridati (i “vaffa”) e di incapacità di esplicitare una visione chiara sul futuro del nostro Paese (lo dimostra il risultato elettorale del 2013), abbiamo visto un secondo breve mandato dell’ex Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, prima dell’elezione, nel 2015, di Sergio Mattarella. Le elezioni politiche del 2018 furono vinte dalla coalizione di Centro-Destra. col 36,7%. Lo ricordiamo a fronte della menzogna del Movimento 5 Stelle, che, sostenendo (correttamente) di essere il primo partito per voti, fece disgregare, coi mezzi di comunicazione, la realtà. Il fatto, cioè, che potesse governare una coalizione, come era accaduto nel passato. Una coalizione, che era legittimata dai numeri. A patto che questa coalizione potesse raggiungere degli accordi con altri partiti. Mettersi d’accordo, però, per il bene comune del nostro Paese, non era d’interesse degli altri partiti.
Dopo mesi di discussioni infruttuose, a seguito di farse e scenette del Movimento 5 Stelle (non sono d’accordo, me ne vado, sono bravo e mi metto d’accordo), nacque il primo Governo di Giuseppe Conte. Siamo arrivati al secondo. Il piatto, però, è lo stesso. Senza sapore. La pandemia, che ci ha confinati in casa per mesi, ha fatto nascere gruppi di fans quasi calcistici. Arriviamo pure all’assurdo gruppo di fanciulle, che, sui social, si emozionano per la prestanza del nostro Presidente del Consiglio, quasi fosse un fotomodello. Fossimo tutti toscani, diremmo che è una grande bischerata. E sbaglieremmo. Si tratta di una cosa seria. Siamo ridotti in questo modo.
Proclamata l’importanza del merito, il merito è stato calpestato. Gridato in piazza il valore delle idee, le idee si sono perse tra le nebbie. Il parlar chiaro, in maniera pacata. Il sapere cosa si dica e l’essere chiari, dando numeri, fatti, linee di azione, risultati verificabili, perché i cittadini abbiano gli strumenti per scegliere non è cosa di questi tempi o di questo Governo. Meglio usare un mezzo contemporaneo di comunicazione, per battere sul tempo chi abbia qualcosa da dire. Meglio dire che sono costoro (Salvini e Meloni) gli ostacoli grandi, che impediscono a questo Paese di rinascere (ma che potere avrebbero in questo momento? Hanno i super-poteri?). Questa si che è una bischerata.
Messa a tacere l’opposizione, il Parlamento non si sa dove sia. Le azioni politiche per la ripresa, di cui ha parlato ieri il Presidente del Consiglio, sono nate in seno al Governo e ai partiti di maggioranza. Lo ha detto proprio lui, Giuseppe Conte. E l’opposizione? Conta proprio nulla, in una democrazia parlamentare? Cioè, si priva l’opposizione del potere di esprimersi in sede appropriata?
Bene. Nessuno protesta? Lo facciamo noi. Qui. Ora. Prima di re-inventare un Paese, bisognerebbe re-inventare un Governo.