IL PUNTO n. 640

Riceviamo in Redazione e riportiamo “Il Punto” n. 640, a cura di Marco Zacchera, pubblicato il 23 agosto 2017
ITALIA TERREMOTATA
E’ passato un anno dal terremoto di Amatrice che ha sconvolto ampie zone del centro Italia e il bilancio degli aiuti e della ricostruzione è obiettivamente sconfortante.
Mai, da decenni, una catastrofe è stata gestita in modo così lento e contorto tanto che i problemi appaiono ancora drammaticamente aperti in un sostanziale immobilismo delle Istituzioni che non hanno realizzato gran parte di quanto promesso, né rispettati i tempi nonostante l’abnegazione dei singoli.
Si imporrebbe un bilancio con una assunzione chiara delle responsabilità e non solo dimissioni “politiche” come quelle di Errani che sanno tanto di Ponzio Pilato.
Un altro aspetto molto negativo è stata la mancanza di trasparenza sui tempi e modi di utilizzo dei fondi raccolti con diverse iniziative umanitarie, il che ha drammaticamente convinto molti italiani sull’inutilità di donare mancando poi rendiconti chiari degli interventi.
I risvolti burocratici che stanno rallentando la ricostruzione hanno umiliato la tradizionale generosità della gente e soprattutto quel senso di appartenenza ad una comunità nazionale che è un collante importante soprattutto nei momenti di calamità. Il senso di abbandono vedendo i filmati di questi giorni con le riprese tra cumuli di macerie – ancora quasi intatti – di paesi e case abbandonate sono sotto gli occhi di tutti ed è uno spettacolo sconfortante, tragico, inquietante.
E intanto nuova scossa a Ischia dove un terremoto di nemmeno 4 gradi Richter – che in Giappone non farebbe neppure sollevare la testa a chi sta lavorando – ha seminato il panico con morti e feriti. Le foto mostrano quello che sanno tutti: case costruite senza regole, materiali scadenti, nessuna prevenzione.
A Ischia ci sono stati 12 terremoti importanti in 700 anni, nel 1883 ci furono più di 2.000 (duemila!) vittime in gran parte proprio a Casamicciola. Fra queste anche tutta la famiglia del filosofo Benedetto Croce, allora diciassettenne, che fu estratto vivo per miracolo dalle macerie.
I report parlano che oggi nei 6 comuni dell’isola (pensate, sei comuni per soli 46 kmq: già questa è una follia, a tutto danno di una amministrazione minimamente organizzata…) ci sono migliaia di case abusive, 2.000 domande di condono in corso, 60 ordini di abbattimento non eseguito e innumerevoli fabbricati costruiti in modo assolutamente precario, ma la storia sembra non insegnare nulla.
D’altronde, che succederà a NAPOLI e dintorni quando il Vesuvio si risveglierà dopo questo lungo silenzio? Si è costruito ovunque, perfino NEL cratere del vulcano, milioni di persone sono a rischio eppure non ci sono neppure credibili piani di evacuazione, informazioni, esercitazioni o direttive in una zona ad altissimo rischio. Peggio ancora nella zona dei Campi Flegrei dove l’attività vulcanica è comunque costante. Quando il disastro arriverà (perchè non si sa la data, ma è certo che purtroppo avverrà una nuova eruzione) la “colpa” sarà solo della natura?
Dall’Alaska al Cile e nel Sud Est asiatico – anche in paesi poverissimi – a seguito dello tsunami del 2004 oggi sono indicate ovunque vie di fuga ed evacuazione, sulle spiagge sirene avvisano di potenziali onde anomale, la gente è informata e questa si chiama prevenzione, quella che in Italia non si vuole fare.
Non è questione di destra o di sinistra: ricordo che a Ischia, quando ero responsabile del dipartimento Enti Locali di Alleanza Nazionale, 5 comuni su 6 erano amministrati dal centro-destra, così come in questi mesi parlavano di condono sia il governatore della Campania De Luca (PD) che i 5 Stelle, ma servirebbe un minimo di buonsenso.
Non si può e non deve “CONDONARE” in zona sismica, si rendano responsabili personalmente e penalmente per decenni tutti coloro che costruiscono o controllano se le strutture siano a norma, si eseguiscano gli abbattimenti ove decretati, non si diano contributi per immobili non antisismici, si istruiscano turisti e cittadini.
Sono regole di buon senso, di logica prima ancora che di buon governo eppure è un perenne parlarsi addosso senza prendere decisioni impopolari perché la politica – e soprattutto quella campana – sembra vivere solo di voto di scambio e nessuno vuole quindi essere impopolare.
VERBANIA: SERVONO FUSIONI LOGICHE
Trovo positivo che in zona si sia finalmente ripreso il discorso della unificazione tra più comuni (che avevo già avviato quando ero sindaco) per razionalizzare i servizi, ridurre i costi generali e concentrare su Verbania aree che praticamente gravitano già quasi totalmente sul capoluogo.
Sostenevo a suo tempo l’ unione di Verbania non tanto con Cossogno ma soprattutto con i comuni della “cintura” cominciando con SAN BERNARDINO VERBANO, VIGNONE ed ARIZZANO che sono la logica prosecuzione territoriale e urbana di Verbania oltre a condividerne già molti servizi.
Se si parla ora di unire VERBANIA con COSSOGNO (il comune più montano e decentrato di tutti!) non si può non insistere almeno anche con SAN BERNARDINO VERBANO che è di fatto – e con l’allargamento a Cossogno lo sarebbe ancora di più – un comune già oggi letteralmente “incapsulato” in Verbania.
Bene quindi che la proposta sia stato sollevata da Damiano Colombo (consigliere comunale di Fratelli d’Italia a Verbania) cui ha subito risposto positivamente Salvatore Bassi consigliere di San Bernardino Verbano presentando anche un documento nel proprio consiglio comunale.
E’ un discorso che va assolutamente portato avanti con buona volontà perché le unioni tra comuni sono cose necessarie e serie, ma vanno affrontate e meditate per strategie a lungo termine e non solo gestite – come con Cossogno – per piccoli calcoli elettorali.
Per questo mi auguro che si apra in tutta la zona un dibattito serio e si giunga a una conclusione sollecita.
Certo servirebbe anche una autorità esterna, illuminata e decidente, che ascolti tutti ma poi proponga e decida secondo logica ed in autonomia – possibilmente con dei referendum consultivi – per non far prevalere gli interessi locali o personali.
Credo che diverse unioni tra comuni anche nella nostra zona montana si potrebbero allora concludere positivamente e a breve, ma se continueranno a contare soprattutto gli interessi personali, i presunti vantaggi di partito e le beghe o rivalità di paese non si andrà – purtroppo – da nessuna parte.
GLI AMICI POTENTI
Vi siete accorti che il vostro conto corrente costa di più o che le carte di credito finanziano al consumo usando tassi al limite dell’usura? Vi siete accorti che nei distributori la benzina è aumentata in agosto, anche se il petrolio è sceso sul mercato mondiale? Avete notato il nuovo aumento delle autostrade ben oltre l’inflazione?
Sono esempi di debolezza dell’esecutivo nei confronti dei veri poteri-forti.
Per esempio il senatore Lucio Malan (Forza Italia) da tempo conduce una solitaria battaglia contro il rinnovo delle concessioni autostradali, un patrimonio pubblico che viene svenduto agli amici. E’ il caso dei favori scambiati con Autostrade per l’Italia, che gestisce la metà della rete autostradale. Una società che ha già un utile netto di un miliardo di euro, entrate di 4 miliardi garantiti dallo Stato e dal 2008 ha goduto di aumenti tariffari più che doppi rispetto all’inflazione.
Autostrade vedrà ora il suo bottino salire ulteriormente grazie al Governo, forse riconoscente per il sostegno ricevuto durante la campagna referendaria.
Con il pretesto di realizzare un pezzo di autostrada a Genova, che Autostrade doveva realizzare già dal 2002, il ministero delle infrastrutture ha infatti approvato un piano che prevede circa 24 miliardi di ulteriori incassi nei prossimi vent’anni, per realizzare un’opera che la società stessa valuta poco più di 4 miliardi.
Analoghi favori alla società che gestisce l’Autostrada del Brennero, bacino di raccolta di voti clientelari, a tutto danno degli utenti e delle casse dello Stato, così come per gli affari permessi ad alcune Banche (vedi l’affare banche venete – Intesa) e alla grande finanza.
Tantissimi esempi sottolineano che il potere sia da sempre molto occhiuto e asfissiante con i deboli, ma debole con i forti, le grandi compagnie, le multinazionali, il business, il potere finanziario. Chiedetevi il perché…