IL PUNTO n. 626 di Marco Zacchera

Riceviamo in Redazione e riportiamo “Il Punto” n. 626 di Marco Zacchera del 27 aprile 2017
Domenica 7 maggio Emmanuel Macron sarà il nuovo presidente francese, ma la Le Pen sarà legittimata ad essere leader dell’opposizione e con bene in vista l’obiettivo delle elezioni legislative di giugno. Esito scontato per il ballottaggio e vedremo presto all’opera questo giovane rampante che si dice “diverso” rispetto al passato, ma che soprattutto è stato spinto e aiutato dalla grande finanza internazionale pronta a prendere al volo la grande occasione del “vuoto” creatosi nella politica francese.
Macron gode dell’unanime favore dei media italiani che non hanno però considerato che se il nuovo presidente si rafforzerà in Europa e ne risultasse quasi il “salvatore” – viste le critiche europee della Le Pen – andrà a rafforzare un logico rapporto privilegiato con la Germania e quindi l’Italia rischia di trovarsi ancora più emarginata a Bruxelles.
Se Marine Le Pen riuscirà a superare un terzo dei voti dimostrerà di essere comunque riuscita ad intercettare una larga fetta di nuovi consensi uscendo ben oltre il ghetto del Front Nationale. La Le Pen punta già alle elezioni parlamentari di giugno dove il “Fronte” (oggi quasi inesistente all’Assemblea Nazionale) potrebbe questa volta recuperare molti deputati ai ballottaggi condizionando proprio Macron che quindi difficilmente potrà avere una solida maggioranza in Parlamento.
MIGRANTI BUSINESS
Il pericolo è generalizzare e – banalizzando – trattare tutti allo stesso modo.
Proprio per la salvaguardia morale di chi si espone con correttezza, vista la evidente buona volontà di tanti volontari per aiutare i migranti e con il dovere morale e cristiano di accogliere chi è in difficoltà, è però davvero ora di scoperchiare e fare chiarezza in una situazione insostenibile e che da qualche tempo si cerca di nascondere.
Sui media anche non di destra (vedi LA STAMPA) appaiono articoli, foto, video documentati e sconvolgenti su come si organizzano in Libia i viaggi dei disperati, con gli scafisti che preannunciano la consegna ad opache ONG che di “umanitario” hanno solo la vernice, per poi tornarsene in Libia con le loro veloci moto d’acqua e ripartire con un altro carico di essere umani dalla costa vicina.
Se fosse anche vero solo una parte di quanto è stato descritto c’è la evidente COMPLICITA’ PENALE nel non intervenire da parte dei responsabili delle nostre istituzioni a bloccare tutto questo.
Non confondiamo i buoni sentimenti e l’accoglienza umanitaria con il traffico schiavista, il filo rosso che lega alcune ONG e connessi centri di accoglienza gestiti da cooperative improvvisamente diventate milionarie e complici – in mare e in terra – di traffici che prosperano sulla pelle della gente.
Luigi Di Maio (Movimento 5 Stelle) ha solo sostenuto una verità – per scomoda che possa essere – e non sono state certo convincenti le accuse di demagogia che gli sono state rivolte.
Il Governo e la Magistratura hanno il dovere di chiarire subito numeri alla mano e soprattutto si deve agire perché è in questa situazione che poi si moltiplicano l’odio, la demagogia ma anche la discriminazione razziale.
POVERO GENTILONI (?)
Il premier Gentiloni mi fa un po’ pena perché dev’essere in fondo una brava persona “messa lì nella vigna a far da palo” (irresistibile l’imitazione di Crozza) in attesa che Renzi torni a vendemmiare (oppure no?). A parte i quotidiani sgarbi della Boschi e quelli che arrivano da Bruxelles, il Premier “per procura” va da Trump e l’unico risultato che porta a casa è dover aumentare le spese per la NATO anche se quel “L’Italia è abituata a mantenere gli impegni” suona un po’ surreale.
Poi il premier è passato in Canada (parlando in un incerto francese a Ottawa, non a Montreal, il che per gli anglofoni non è il massimo della diplomazia…) e ha lodato quel paese “Da prendere come esempio per aver accolto quasi 40.000 migranti in un anno e mezzo”. Chissà se l’avevano informato che il Canada è grande 9,9 MILIONI di Kmq. ed è quindi 30 volte l’Italia e – se anche le regioni più fredde non contano – per entrarci ci si prepara, si fa la fila, si entra uno alla volta e prima si è filtrati a dovere. Intanto nello stesso nel week end di Pasqua solo in Sicilia erano sbarcati in 8.500, tutti senza documenti, altro che il paragone canadese.
Un altro che fa pena (o fa inc…) è Padoan, cui Renzi ha imposto “No tasse, no IVA, siamo in ripresa!”. Peccato che tutte le autorità finanziarie del mondo denuncino il declino italiano, il rate si abbassa e l’Italia sia passata ad essere l’ULTIMO paese in Europa per indice di sviluppo economico (superati anche da Grecia e Bulgaria), dove il debito pubblico è al 130% del PIL contro il 60% che ci eravamo imposti come obiettivo.
Non saranno certo i proclami renziani che ci salveranno nella dura realtà che evidentemente non si vuole accettare, ma che resta immutabile e brutta.
Non l’hanno capita neppure in Alitalia dove a terra restano i passeggeri, ma anche i dipendenti che buoni ultimi non sono riusciti a “collocarsi” altrove. Giustamente i dipendenti però chiedono ora aiuti di stato “Li avete dati all’ILVA, avete salvato le banche, adesso tocca a noi” e così si prosegue, paga Pantalone, altro che riduzione del debito pubblico.
CHE TRISTEZZA QUESTO 25 APRILE
Sarà stato per il tempo incerto, ma mai come quest’anno la festa del 25 aprile è scivolata via in un generale disinteresse. Non è una bella cosa, perché troppo facilmente ci si dimentica che la libertà è un valore conquistato e che – non difeso – può non essere eterno, oppure ricordando che oggi ci sono tante altre “dittature”, compresa quella del denaro o della grande finanza che con le sue banche governa il mondo.
I giovani non sanno più nulla dei fatti di 72 anni fa, ma come potrebbero essere interessati se per loro c’è comunque solo l’eterna e scontata omelia sui “buoni” e sui “cattivi”, ovviamente tutti schierati da una parte. Domenica ero a Villadossola a presentare un mio libro alla “ Fabbrica di carta” e ho cominciato a contare i libri “resistenziali” esposti: quando sono arrivato a cento mi sono fermato constatando come tutti erano – ovviamente – scritti con una sola versione, quella dei vincitori.
Quest’anno il presidente Mattarella ha commemorato il 25 aprile a Carpi, nel modenese, ma se giustamente ha ricordato il campo di concentramento di Fossoli e i contributi della Brigata Ebraica alla Resistenza non ha dedicato anche solo un ricordo agli oltre 5.000 ammazzati dai partigiani comunisti prima o dopo il 25 aprile soltanto in Emilia-Romagna, né un cenno ai 93 sacerdoti massacrati nel “triangolo della morte” proprio in quelle province e zone adiacenti.
Pagine che non cambiano i giudizi della storia, ma fanno parte di essa e non è giusto siano nascosti. Morti i protagonisti e i superstiti, a ricordare queste cose non c’è più nessuno, solo la demagogia resistenziale che cade nel sempre maggior disinteresse generale.
Brutta questa Italia che non sa e non vuole più ricordare.
VENEZUELA: UN MASSACRO
Siamo ad almeno 29 morti in Venezuela dove è in atto una aperta ribellione al potere “Bolivariano” che ha ridotto il paese al caos. Nel semi-disinteresse del mondo verso un paese dove centinaia di migliaia di italiani – quelli che non sono scappati – cercano in qualche modo di sopravvivere pochi sanno i retroscena di questa dittatura filo-marxista e anche di una opposizione che per tanti anni ha pensato più a sé stessa che al bene del paese. Mentre il regime si esclude perfino dai rapporti internazionali per non essere criticato e rifiuta la mediazione del Vaticano si vive l’assurdità di un paese ricco dove si muore di fame e dove ogni giorno si rischia la vita in una capitale in mano alla delinquenza e alle bande armate: peccato il disinteresse generale, forse perché non fa fino ammettere le responsabilità politiche di un fallimento annunciato.
FAZIO PARTIGIANO
Fabio Fazio, conduttore di “Che tempo che fa”, al termine della puntata di domenica scorsa – che ha visto ospite il ministro della Giustizia Andrea Orlando, concorrente PD alle primarie – ha voluto sottolineare la sua “imparzialità” per averlo invitato dopo gli spot e le interviste offerte a Renzi. Peccato che proprio a scorrere l’elenco dei politici ospiti dal fazioso-Fazio (il gioco di parole non fa neppure ridere) si nota appunto la sua faziosità: da settembre alla sua comoda vetrina di RaiTre si sono succeduti, oltre a Orlando, Matteo Renzi (due volte), il ministro Dario Franceschini, il premier Paolo Gentiloni e il presidente della Camera Laura Boldrini. L’unica voce fuori dal coro è stata quella del leghista Matteo Salvini, prontamente bilanciata da quella di Roberto Saviano, ospite nella stessa puntata.
Insomma: né renziano né antirenziano, la TV pubblica per Fazio è intesa solo come “casa PD”. Ovviamente con lauto stipendio e alla faccia di quel pluralismo che dovrebbe essere offerto dal servizio pubblico…