Parisi cerca energie alternative (al berlusconismo cortigiano)

Riportiamo l’articolo, a firma di Marco Margrita, pubblicato su “La Pietra Nello Stagno” il 20 novembre 2016
Energie per l’Italia. Nella tappa torinese del tour di Stefano Parisi, ieri mattina alla GAM, è apparso chiaro che si tratta di energie alternative… a Berlusconi. O, meglio, alla Forza Italia del berlusconismo cortigiano. Il già candidato sindaco di Milano, a suo fianco al tavolo il referente parisiano torinese Alessandro Cherio, non le manda a dire.Attacca i capataz azzurri, nella quasi totalità platealmente assenti quelli subalpini, spiegando che “È un partito dove c’è un meccanismo per cui chi diventa senatore o parlamentare lo è perché è stato a lungo davanti alla porta di Berlusconi. Tutta la fatica è lì, poi una volta messo in lista, sei a posto. È come un impiego pubblico”. Non risparmia una battuta velenosa sul misero risultato alle recenti elezioni amministrative, evidenziando che “Mi pare che Forza Italia sia una realtà che a Torino non abbia contato un granché come voti. Non mi pare una grande forza”. Già Cherio, aprendo i lavori, d’altronde, aveva denunciato che “se abbiamo dovuto scegliere tra Fassino e Appendino, senza che il centrodestra apparisse un’alternativa, vuol dire che più di qualcosa non funziona”. Il numero uno del Collegio dei costruttori, con passato (lontano) da consigliere comunale di Forza Italia, ha pure detto di “aver invidiato i milanesi che hanno potuto scegliere tra due candidati seri e preparati. Ho voluto conoscere Stefano ai tempi delle elezioni e già il fatto che non avesse la felpa con la scritta Milano mi ha dubito rassicurato”.
Sala gremita in ogni ordine di posto e tanti in piedi. La Torino liberalpopolare, fatta di realtà finora poco comunicanti e di individualità, pare aver trovato un leader. Un leader, dice dal podio l’avvocato Stefano Commodo, già animatore degli Stati generali di Torino e del Piemonte, “non ha bisogno di investiture dall’alto, ma è legittimato da questo popolo”. Un riferimento non precisamente indiretto alla recente “bocciatura berlusconiana” all’ex-ad di Chili.
L’incontro è all’insegna dei contenuti, con pochi i politici in sala. Si fanno vedere Carlo Giacometto e l’ex sottosegretario Mino Giachino. Fugace apparizione per la consigliere regionale Claudia Porchietto. Altri volti noti: l’ex vicesindaco di Torino Marco Calgaro, il costruttore Giuseppe Provvisiero, i già consiglieri comunali protoberlusconiani in Sala Rossa Andrea Cenni e Tiziana Salti, il bonsignoriano Paolo Greco Lucchina, l’ex consigliere provinciale e regionale Franco Maria Botta, gli ex parlamentari Maria Teresa Armosino, Franco Stradella e Andrea Fluttero. Passarella per due ex-coordinatori di Fi: Roberto Rosso (consigliere comunale apolide) ed Enzo Ghigo (che ha aderito a “Liberi per il Sì” di Marcello Pera e Giuliano Urbani). Da segnalare, anche: l’avvocato Carlo Merani, il commercialista Stefano Rigon, Riccardo De Caria (ex Fare di Oscar Giannino), l’assessore ombra alla Famiglia Gianluca Segre, l’imprenditore già socialista craxiano Beppe Garesio, diversi esponenti di SiAmo Torino e i ciellini dissidenti dell’associazione “Esserci”.
Parisi, all’eterogenea platea, propone un mix costruito per concedere qualcosa alle sensibilità di ciascuno. Identità ma non identitarismi: “non possiamo limitarci alla reattività e alla paura”. Ragionamenti più che slogan, ché “non bisogna rifuggire le analisi intelligenti solo per non essere accusati di essere di sinistra”. Anzi, per il già anti-Sala, “destra e sinistra sono categorie superate” e “non ha senso parlare di coalizione, se non c’è chiarezza sui programmi e sulle visioni”.
Per fare previsioni sulle prospettive del tentativo è forse troppo presto; che non abbia tanti supporter tra gli azzurri allobrogi, invece, è una certezza.