Troppo oscuro il Bilancio sociale
Riportiamo l’articolo, a firma di Carlo Manacorda, pubblicato su “Lo Spiffero” il 21 novembre 2016
Fedele alla sua tradizione (parte dal 2007), la Regione Piemonte ha presentato, in un Convegno tenutosi l’11 novembre, il proprio “Bilancio sociale 2015”. Seguendo i principi che regolano questo tipo di bilancio – definito “strumento col quale l’amministrazione riferisce a tutti i suoi interlocutori privati e pubblici, le scelte operate, le attività svolte e i servizi resi, dando conto delle risorse a tal fine utilizzate” –, il governo regionale ha inteso dare conto ai piemontesi di come sono andate le cose della sua gestione nel 2015.
Il documento reca la “bollinatura” del “Gruppo Metodo Piemonte in materia di Bilancio sociale” dell’Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Ivrea, Pinerolo e Torino che ne attesta la qualità della redazione. Nella presentazione del documento, il Presidente Sergio Chiamparino e l’Assessore al bilancio Aldo Reschignainvitano i cittadini piemontesi ad utilizzarlo “per mantenere alto il livello di controllo sulla nostra attività”. Si afferma anche che “la Regione Piemonte persegue l’obiettivo di rendicontare in modo trasparente ed efficace le azioni dell’amministrazione, presentandone in modo chiaro l’attività, al fine di favorire la partecipazione dei portatori di interessi al raggiungimento delle finalità di interesse pubblico”.
L’invito del Presidente e dell’Assessore all’“utilizzo” del bilancio sociale regionale per controllare l’attività dell’ente è allettante. Non può cadere nel vuoto. Inoltre, la dichiarata trasparenza della rendicontazione dovrebbe consentire di capire qualcosa di più sull’andamento di un’amministrazione spesso, nel quotidiano, assolutamente indecifrabile. Tutta la vicenda, ad esempio, del superamento del “piano di rientro” della Sanità – cosa non da poco – continua a restare oscura all’uomo della strada, così come sembrerebbe di capire che (forse) se ne esce avendo sottoscritto un altro debito da 1,5 miliardi, da rimborsare in 10 anni. Magari i piemontesi avrebbero diritto di sapere come stanno veramente le cose, per non trovarsi domani davanti al solito “buco di bilancio” da sanare con aumento di tasse e tagli ai servizi. Ma torniamo alla trasparenza del bilancio sociale.
Purtroppo, qualche dubbio che esso sia totalmente chiaro viene già dalle prime pagine. Si dice che la Regione fa ricorso, per l’espletamento di alcune sue attività e funzioni, a enti esterni a lei collegati. Ma il sistema delle Partecipazioni regionali (colpevole anche un’orribile grafica) risulta assolutamente incomprensibile. Per la predisposizione del bilancio sociale, la Regione afferma di fare confronti con altri enti (benchmark). Tra questi, la Regione Toscana. Per le sue partecipate, la Toscana presenta una tabella di alta leggibilità. Indica settore di attività, identità del socio principale e relativa quota, capitale, percentuale della partecipazione regionale e il tipo di partecipazione. Nulla di tutto ciò compare per le partecipate della Regione Piemonte. Eppure se ne censiscono 196, tutte collegate, in qualche maniera, al bilancio regionale.Evidentemente – e benché le nuove norme contabili per le regioni prevedano che si rendano pubblici anche i risultati degli enti collegati al bilancio della regione – si ritiene che, a questo riguardo, non esistano interessi di conoscenza da parte dei cittadini.
Il Rendiconto economico espone le Entrate e le Spese della Regione nel 2015 quali risultano dal bilancio contabile. Ci sono Entrate per 11.458.956.614 e Spese per 10.652.966. 935. Si dice che la differenza tra Entrate e Spese (806 milioni circa) è destinata alla copertura del disavanzo di amministrazione e al rimborso dei prestiti. Disavanzo di quale entità? Quali sono i prestiti da rimborsare? Pur trattandosi di punti fondamentali per tutti bilanci, nulla è indicato al proposito. In tema di conti, la Toscana fornisce dati anche per i due anni che precedono quello del bilancio sociale. Per il Piemonte, esiste soltanto il dato del 2015. E’ di tutta evidenza che, senza confronti su trend storici, è impossibile valutare l’efficacia della politica di bilancio del 2015 nel raggiungimento di obiettivi e se sia stata positiva. Questo vale sia per i dati complessivi, sia per quelli analitici, esposti senza commenti. Conseguentemente, nulla è dato capire, ad esempio, su qual è stata e quale sarà la politica fiscale della Regione, specialmente nel momento in cui si enfatizza che le maggiori entrate sono date proprio dalle tasse (9.949 milioni). Nulla infine è detto sulla modesta entità delle spese per investimenti. Conclusivamente, la sezione non fa che riportare dati contabili ad elevata misteriosità per il lettore.
Nella Relazione sociale, “viene sintetizzata l’azione di governo della Regione Piemonte nell’anno 2015, in rapporto alle risorse investite nei vari ambiti di competenza, aggregati nelle macro-aree «benessere della persona e della famiglia», «sviluppo della competitività», «territorio» e «efficienza delle istituzioni»”. Si evidenzia che l’80% delle risorse è dedicato alla prima macro-area e comprende quanto afferisce alla Tutela della salute, cioè alla sanità e al benessere sociale (8,6 miliardi). Lo “sviluppo della competitività” impegna il 4% delle risorse (407 milioni), il “territorio” il 6% (609 milioni circa) e l’ “efficienza delle istituzioni” il 10% (1 miliardo circa). Dopo questi dati, la Relazione evolve in una narrazione di fatti e interventi (per essere attuali, si direbbe storytelling, metodo comunicativo di gran moda ultimamente da parte di chi amministra la cosa pubblica). Spesso la narrazione è autocelebrativa. Va da sé che il giudizio sull’efficacia delle scelte quali-quantitative degli interventi, in assenza di note illustrative è lasciato alla libera interpretazione del cittadino.
Anche la parte finale sull’Efficienza delle istituzioni non colpisce per chiarezza. Qui diventa anche difficile capire che cosa s’intenda con questo titolo. All’inizio si dice che “riguarda il funzionamento della macchina organizzativa: risorse umane, patrimonio, affari istituzionali, comunicazione e attività internazionali”. Il che farebbe pensare che si vorrebbe descrivere, prevalentemente, la gestione amministrativa della Regione. Di fatto poi si parla molto di interventi per la definizione delle politiche di promozione e sviluppo del sistema regionale delle autonomie locali, e si riserva una parte residuale alle “politiche per il funzionamento della macchina regionale”. In questa sede, viene dato particolare risalto alle politiche fiscali “punitive” della Regione per la riscossione delle tasse. C’è un rapido passaggio sul debito. Ci si limita a dire che “mutui e prestiti a carico della Regione Piemonte – al netto dell’operazione straordinaria del DL 35/2013 avviata nel biennio precedente e dei debiti latenti a fronte della perenzione dei residui passivi -, a fine esercizio 2015 sono arrivati a circa (sic, per la chiarezza e certezza contabile, n.d.r.)5,659 miliardi”. E perché nulla si dice sull’efficienza della macchina regionale nella produzione delle leggi, essendo questa la funzione principale del Consiglio regionale? E quest’ultimo non fa parte della macchina dal momento che si parla, ad esempio, soltanto della composizione e della spesa del personale in organico alla Giunta regionale?
A conti fatti, se la finalità del bilancio sociale è quella di dare totale evidenza, per tutti, agli elementi che riguardano la vita di un’azienda, allora la si dia, osservando questa regola fino in fondo. Se questa linea non può essere seguita, allora è più apprezzabile – nel rispetto dei cittadini – la strada già scelta da molti enti di dimenticare bilanci sociali e amenità simili. E’ una strada anche economicamente più vantaggiosa: evita dispendi di tempi, di energie e di denari.