Metro 2, trovati i 10 milioni ne mancano “solo più” 1.290
Riportiamo l’articolo, a firma di Oscar Serra, pubblicato su “Lo Spiffero” il 4 settembre 2017
Con tutta probabilità Chiara Appendino incasserà la disponibilità dei parlamentari torinesi a sostenere la battaglia per non perdere i 10 milioni ottenuti da Piero Fassinoper la progettazione della Metro 2 e che rischiano di svanire per le lungaggini nell’assegnazione dell’appalto, avvenuta la scorsa settimana al colosso delle ferrovie francesi Systra. Lo stesso viceministro dell’Economia Enrico Morando ieri, dal palco della Festa dell’Unità di Torino, ha fatto capire che in presenza di un’azione comune con le opposizioni ci sono gli spazi per una riassegnazione di quelle risorse. Ma i veri nodi da sciogliere legati a questa grande opera restano due. Il primo: come verrà finanziata? Chi stanzierà 1,3 miliardi (esattamente il bilancio di un anno del Comune) necessari per la realizzazione? Il secondo: è davvero necessaria? Insomma, qualora si incassassero i fondi del governo ne mancherebbero, come dicono i piemontesi, “solo più” 1.290.
Mentre la (sterile) querelle politica prosegue sui fondi per la progettazione nessuno ha ancora affrontato davvero questi due temi. Il progetto, infatti, con un singolare ribasso d’asta del 50 per cento verrà in qualche modo finanziato. Alla peggio persino le esangui casse di Palazzo civico (magari con l’aiuto della Regione di Sergio Chiamparino) possono permettersi di trovare i 3,3 milioni per pagare l’ati capeggiata da Systra e l’eventuale perdita dei 10 milioni statali diventerebbe uno smacco politico per Appendino più che un problema amministrativo-finanziario. Il difficile arriverà dopo, a partire dai nodi “ideologici” che sembrano ancora attanagliare la maggioranza grillina.
La prima linea della metropolitana – ancora in fase di completamento verso piazza Bengasi a sud e Cascine Vica a ovest – venne finanziata interamente con risorse pubbliche: il 70 per cento dallo Stato e il restante 30 per cento dall’amministrazione comunale. È ancora possibile uno schema di questo tipo? Quando Torino o qualche sua partecipata potranno tornare ad accendere un mutuo per centinaia di milioni? L’alternativa è una partnership con grandi investitori internazionali ma a che prezzo? Domande alle quali oggi nessuno risponde.
Quando nacque, il progetto della metro 2 era collegato a una delle più significative varianti urbanistiche varate dalle giunte di centrosinistra, la variante 200. Un piano di urbanizzazione mastodontico, approvato nel 2010, da realizzare attorno al trincerone della vecchia ferrovia che dallo Scalo Vanchiglia, correndo lungo il Cimitero Generale, fa un curvone che attraversa Barriera di Milano, passa accanto al San Giovanni Bosco e arriva fino al parco Sempione e a piazza Rebaudengo. Decine di migliaia di nuovi residenti, riqualificazione di intere aree industriali dismesse e con gli oneri di urbanizzazione ecco una parte rilevante dell’investimento per la metropolitana. Ma poi è arrivata la crisi, le perplessità dei costruttori e tutto questo è rimasto sulla carta. Oggi un vero piano alternativo di reperimento delle risorse non esiste.
C’è poi il tema dell’utilità di un’opera che, nelle intenzioni, nasce per connettere la periferia Nord di Torino con Mirafiori intersecandosi con la linea1. Va da sé che tutte le grandi capitali europee hanno almeno due linee di metropolitana ma oggi Torino, con meno di 900mila abitanti (in continua diminuzione) può considerarsi una metropoli? Una città in contrazione dal punto di vista demografico ed economico che proprio il Movimento 5 stelle immagina nelle sue proiezioni urbanistiche sempre più piccola e ripiegata su se stessa. È proprio in questa Torino che vogliono realizzare la metro 2?