Metanoia, per superare l’afonia
Riceviamo in Redazione, e riportiamo, l’articolo a firma di Marco Margrita pubblicato su “www.eupop.it” in data 31 agosto 2020
Scommettere sul futuro, anche con la leva del “debito buono”: un debito che si fondi su un pensiero e una visione.
Metanoia. Ci concediamo di scomodare una parola non proprio di uso comune, per ritornare a dir qualcosa sull’importante intervento di Mario Draghi in apertura del Meeting di Rimini. Un intervento, quello dell’ex-presidente della Bce, che ha espresso “una visione e un impegno etico al servizio della responsabilità pubblica, prima fra tutte la politica che determina i destini dei popoli, delle nazioni, delle comunità, delle famiglie, dei corpi intermedi e delle singole persone”, come ha ben evidenziato, commentandolo su Formiche, il presidente del Mcl, Mimmo Delle Foglie. Una visione e una prospettiva etica che viene soprattutto, aggiungiamo noi, dalla seria considerazione che la circostanza che siamo chiamati a vivere richiede un cambio di paradigma e di passo (metanoia, appunto). “Fatti nuovi, pensieri nuovi”, per far riecheggiare ancora il Keynes citato dall’economista alla kermesse ciellina.
Un profondo cambio di mentalità è proprio quello che richiedono questi tempi non facili (tolkenianamente: non quelli che avremmo voluto, ma quelli che ci sono stati dati). In particolare per quanti vogliano costruire un protagonismo positivo “in quanto e da cattolici”.
I commentatori più ostili verso l’allievo di Federico Caffè che ha incarnato la forza dirompente dell’europeismo teleologico “whatever it takes”, probabilmente, avrebbero voluto che egli, sempre per stare al termine teologico-filosofico che abbiamo scelto, si fosse prodotto in un “pentimento” (questa è un’accezione della parola, in effetti) o più prosaicamente tendono a ridurre, altra sfumatura semantica, tutto a un mero esercizio intorno a una figura retorica.
Resta il fatto (e i fatti hanno la testa dura, se è permesso condire il tutto con un po’ di Lenin) che la lezione riminese, specie se letta tenendo presente l’articolo programmatico che chi l’ha tenuta scrisse sul Financial Times in piena pandemia, disegna con chiarezza i contorni della realtà e consegna a chiunque voglia prendersi cura della “dimensione politica” un compito: scommettere sul futuro, anche con la leva del “debito buono”. Un debito, cioè, che si fondi su un pensiero e una visione. Riandiamo alla lettera: “La ricostruzione di questo quadro in cui gli obiettivi di lungo periodo sono intimamente connessi con quelli di breve è essenziale per ridare certezze a famiglie e imprese, ma sarà inevitabilmente accompagnata da stock di debito destinati a rimanere elevati a lungo. Questo debito, sottoscritto da Paesi, istituzioni, mercati risparmiatori, sarà sostenibile, continuerà cioè a essere sottoscritto in futuro, se utilizzato a fini produttivi ad esempio investimenti nel capitale umano, nelle infrastrutture cruciali per la produzione, nella ricerca. Se cioè è debito buono”.
Urge, insomma, un riformismo che contempli complessità, sostenibilità e generatività (e conseguentemente agisca). Una poliedrica sinergia di forze consapevole, con papa Francesco, che “la realtà è superiore all’idea”. Infatti, come ha puntualmente rilevato Alessandro Barbano sull’Huffington Post, “il riformismo invocato da Mario Draghi, significa anzitutto educare al realismo e alla responsabilità, portare un gruppo sociale a prendere coscienza delle perdite imposte dal cambiamento, in ragione di un obiettivo ambizioso che le giustifichi”.
I cattolici popolari, in questo quadro, hanno molto da dire. A patto di ritrovare il coraggio di far sentite la loro voce. Metanoia, per superare l’afonia.
* * *
[Fonte: https://www.eupop.it/PAGES/news.cfm?news_ID=3890]