L’opposizione alla Appendino non si fa con le carte bollate

Riportiamo l’articolo, a firma di Oscar Serra, pubblicato su “Lo Spiffero” il 23 aprile 2017
“L’opposizione non si fa nelle aule dei tribunali”. Nell’attesa che si manifestino i primi scricchiolii nel Movimento 5 stelle di Torino, è la minoranza a dividersi dopo gli esposti ispirati dal Pd contro il bilancio della giunta pentastellata. A parlare è Osvaldo Napoli, capogruppo e unico esponente in Sala Rossa di Forza Italia, dopo tre legislature alla Camera sotto le insegne berlusconiane e una ventennale carriera amministrativa da sindaco tra Giaveno e Valgioie. “Conosco bene le difficoltà di chi deve amministrare una città come Torino, ora se ne stanno accorgendo anche i grillini che in campagna elettorale promettevano mari e monti”. Insomma, se da una parte il giudizio nei confronti di questi primi dieci mesi di Chiara Appendino non è lusinghiero, dall’altra ci sono le lacune di una opposizione a trazione dem, che “preferisce il tribunale alla dialettica politica”.
Un sassolino che cade dalla scarpa di chi per anni si è trovato in prima linea a parare le bordate di una sinistra più avvezza a sfidare Silvio Berlusconi nelle aule delle procure piuttosto che a Montecitorio. “Fare opposizione alla Appendino e alla sua maggioranza è insieme facile e complicato – premette Napoli –. Facile perché da quando si sono insediati non hanno fatto altro che rimangiarsi le promesse fatte in campagna elettorale, difficile perché ci si scontra contro un muro di gomma, una giunta e una maggioranza sorde alle critiche, ma anche alle sollecitazioni e agli stimoli che vengono dalle opposizioni”. E allora che fare? “Certamente la soluzione non sono le carte bollate”. Anche perché non può sfuggire che un terreno sul quale i Cinquestelle sono abili a destreggiarsi è proprio quello del vittimismo e un assedio di tutti i vecchi partiti, a suon di esposti, non può che trasformarsi in una medaglia per chi quel “sistema” lo ha sempre osteggiato.
A proposito di ricorsi, anche Napoli ne ha firmato uno, quello promosso al Tar da tutte le opposizioni per un vizio procedurale nell’iter di approvazione del bilancio; “ma si trattava di un atto amministrativo, non penale, è cosa diversa” precisa l’ex deputato, puntando, di fatto, l’indice contro l’iniziativa intrapresa da Alberto Morano (“persona che stimo e con cui ho un ottimo rapporto”) e il capogruppo dem Stefano Lo Russo, i quali si sono rivolti alla Procura della Repubblica per denunciare alcune operazioni presenti nella manovra finanziaria. “Forza Italia ha scelto di fare opposizione esclusivamente sul piano politico” taglia corto Napoli.
A 73 anni compiuti, l’ex onorevole è vecchio di questi boschi e non crede ai di mal di pancia nella maggioranza che di tanto in tanto illudono pezzi di opposizione: “I malcontenti ci sono sempre stati ma questi consiglieri dove vuole che vadano? Continueranno a votare tutto e a farsi il fegato amaro perché sanno che se inguaiano Appendino sono destinati a scomparire”. Una visione a dir poco disincantata che lascia pochi spazi di manovra a chi deve contrastare questa giunta. Non vi resta che aspettare per quattro anni la fine del mandato? “Ma no – ribatte –. Dobbiamo incalzare la sindaca sui tanti errori fatti e sottolineare il loro peccato originale”. Quale? “Il fatto di aver preso in giro una città in campagna elettorale senza essere stati capaci a mantenere una sola promessa. Sono inesperti e impreparati, ma allo stesso tempo non chiedono aiuto e vanno avanti forti della loro arroganza”. L’assessore Sergio Rolando ha fissato in quattro anni il tempo per rimettere a posto le cose, lei che ne pensa? “Guardi, io so solo che hanno promesso la rivoluzione in cento giorni, poi hanno detto che il vero banco di prova era il primo bilancio di previsione targato Cinquestelle, ora praticamente ammettono che nei prossimi quattro anni non cambierà nulla. Devo dire altro?”.