Riportiamo l’articolo, a firma di Stefano Rizzi, pubblicato su “Lo Spiffero” il 25 gennaio 2017

“Forza Italia ormai non è più un partito, quindi non stiamo a perdere tempo con beghe e interessi personali: se ci sono le condizioni per fare alleanze bene, altrimenti si va da soli”. Il messaggio di Matteo Salvini ai suoi proconsoli su come muoversi per le comunali di primavera è di quelli che non vanno interpretati. Basta eseguire l’ordine: di fronte a titubanze o, peggio, bastoni tra le ruote del Carroccio, “mani libere”. Un viatico che se da un lato fa apparire ancora più lunare l’immagine del tavolo Matteoli, affidato da Silvio Berlusconi al fido Altero per governare (e prima ancora comporre) le alleanze del centrodestra, dall’altro sembra calzare a pennello per il Piemonte.

Qui il caso astigiano, dove il centrodestra ha chiuso (abbastanza) in fretta in maniera unitaria sulla candidatura di Maurizio Rasero, rischia di risultare l’eccezione che conferma la regola, di Salvini. Il cui ex braccio destro in via Bellerio, attuale plenipotenziario in terra allobroga, Riccardo Molinari, quelle beghe con riflessi azzurrognoli come i capelli dei notabili democristiani di un tempo che, però, al contrario di molti loro nipotini le questioni di cadreghe alla fine le risolvevano, le vive con crescente fastidio. Anzi palese irritazione, tanto più che quelle “ormai insopportabili” le ha in casa, nella sua Alessandria.

Nel capoluogo mandrogno Forza Italia di bastoni nelle ruote del Carroccio ne ha messo più d’uno. L’ultimo ha fatto sbottare il candidato su cui pareva si potesse chiudere la partita, andata invece a monte. Roberto Cava ha gettato la spugna: “Se questa è la situazione, grazie no” raccontano abbia detto a chi lo aveva sostenuto e che, come lui, ha dovuto prendere atto di come sia impossibile procedere lungo una strada su cui i maggiorenti locali di Forza Italia hanno continuato a seminare sassi e scavare buche. Prima i ripetuti no a Cava, per moltissimi anni direttore dell’Ascom alessandrina e figura “civica” su cui puntare per scalzare la non saldissima piddina Rita Rossa, arrivati da Piercarlo Fabbio, coordinatore cittadino dei berluscones, ma anche ex sindaco finito nei guai per i conti di Palazzo Rosso. Poi le mosse, felpate ma decise, di Ugo Cavallera partecipe alle trattative in veste di responsabile provinciale di Forza Italia.

Il Cardinale azzurro ha continuato a chiedere alla Lega di intestarsi Cava come suo candidato, con il malcelato disegno di contrattare, a quel punto, più posti nell’eventuale giunta in caso di vittoria. Linea, questa, perseguita anche da uno degli altri papabili (per volontà dell’appena citato Cardinale), ovvero l’ex leghista Davide Buzzi Langhi. E l’aiuto a Molinari non è certo arrivato da un altro “alleato” (le virgolette a questo punto, sono dovute) come l’Udc Gianni Barosini, la cui voglia di correre da solo non è un mistero da tempo. Del tutto inascoltate le indicazioni del coordinatore regionale Gilberto Pichetto che ad Alessandria era arrivato nelle scorse settimane per cercare di rimettere un po’ d’ordine tra i suoi: dopo il passo indietro di Cava, il punto di rottura tra Lega e Forza Italia pare assai vicino.

Lontana, invece, l’individuazione di un candidato del centrodestra per l’altro capoluogo in cui si rinnoverà l’amministrazione comunale: Cuneo. “Siamo in alto mare” dice sconsolato un dirigente della Lega che nella “capitale” della Granda continua a passarsi il cerino con Forza Italia. Il problema qui non è accettare od ostacolare il potenziale avversario di Federico Borgna: è trovarlo. Se, per dirla con Salvini, Forza Italia non è più un partito, il Carroccio a Cuneo è l’ombra di quello che fu (invero, più in provincia che in città). Nessun nome di spicco, ma neppure di seconda fila, per ora finisce su un tavolo attorno al quale gli alleati non si sono ancora seduti.

Bruciano ancora nel beghe e le divisioni che hanno segnato la Lega nel Cuneese, ad incominciare dall’epurazione dalle liste delle regionali di Claudio Sacchetto, non a caso ribattezzato mister preferenze per i suoi risultati elettorali. La sua uscita dal movimento fu conseguenza proprio di quell’estromissione dalla corsa per Palazzo Lascaris nei confronti dell’ex assessore della giunta di Roberto Cota. Oggi, come allora, c’è chi ricorda come quella scelta venne fatta per aprire la via verso Torino  a Gianna Gancia, protagonista poi di un duro scontro congressuale con Molinari. Sarà anche per questo che nel Carroccio, anche a livelli piuttosto alti, oggi c’è chi propone la candidatura a sindaco di Cuneo proprio di lady Calderoli. Passando a lei il cerino. In realtà un petardo pronto a scoppiarle… tra le dita.