Le ONG della discordia
S.M.C. – Non cessano le polemiche intorno al provvedimento del ministro Minniti teso a limitare la operatività delle ONG nei mari tra Italia e Libia.
Tutto questo nell’ambito del più grave e vasto dramma dell’emigrazione e della odiosa azione dei mercanti di essere umani tra Africa e Mediterraneo.
Non è questa la sede per approfondire il grande fenomeno delle migrazioni che viene vissuto dall’Europa come un dato di fatto inevitabile, senza riflettere su quelle che sono le cause e le motivazioni a monte di un movimento di massa che non ha nulla a che fare con la pressione per esempio delle popolazioni dall’esterno dell’impero romano verso il suo interno.
Soffermiamoci quindi sul ruolo delle ONG e chiediamoci come mai questo ruolo si sia dilatato fino alle dimensioni attuali dopo che tutti i governi e l’Europa hanno accettato di pagare a costoro un obolo perché divenissero taxisti del mare per i migranti raccolti dalle coste libiche per essere portati verso l’Europa.
Basterà cessare questa equivoca contribuzione (e si tratta di centinaia di milioni di euro versati a costoro) per vedere il rapido ritirarsi delle navi che ora con una certa strafottenza e iattanza solcano il mare Mediterraneo ad incrociare gli scafisti da cui ricevere la preziosa merce umana.
E non si dica che questo significherà abbandonare al loro destino i poveri migranti: accantonando infatti l’evidenza che questo fenomeno rappresenta, cioè una nuova tratta degli schiavi dei paesi ricchi a danno dei paesi poveri, è evidente che tale attività deve essere riservata agli stati legittimamente organizzati ed alle loro forze militari.