“Le mie – modeste – ragioni per l’ennesimo NO!” di Flavio Nalesso
Riceviamo in Redazione, e volentieri condividiamo, una succinta riflessione sul referendum del 20 e il 21 settembre p.v. a firma di Flavio Nalesso, pubblicata sul social network Facebook in data 05.09.2020
Credo di dover premettere innanzitutto che, sebbene la Costituzione italiana sia stata scritta da personaggi del calibro di Luigi Einaudi, Piero Calamandrei, Benedetto Croce, Alcide De Gasperi, io non l’abbia mai considerata un “moloch” intoccabile.
Per anni ho militato in un Partito, il Movimento Sociale Italiano prima, Alleanza Nazionale poi, che fondava uno dei suoi punti programmatici principali proprio nella riforma presidenzialista dello Stato, promuovendo l’elezione diretta del Presidente della Repubblica. Ciò però non vuol dire che qualsiasi modifica mi possa andare bene. Difatti nel 2016 ero un convinto sostenitore del NO alla riforma Renzi, che giudicavo pasticciata e pericolosa.
Il 20 settembre, tuttavia, non saremo chiamati a votare per una riforma della Costituzione. Magari il prossimo referendum avesse cotanta dignità. No, voteremo per una suggestione, per un luogo comune, per un pregiudizio. I parlamentari costano troppo e quindi dobbiamo ridurli. Ridurne lo stipendio non avrebbe lo stesso effetto? Senza intaccare la rappresentanza dei territori? Eppure no, bisogna ad ogni costo dare libero sfogo alle pulsioni di chi vuole consumare una vendetta di classe, cercando di farla passare per risparmio. Un risparmio che però è risibile. Circa 80 milioni l’anno. Poco più del famoso “caffè” per ogni italiano.
Arriveremo così al paradosso di avere una macchina pubblica che è ormai irreparabilmente ipertrofica e che ha visto nel corso degli anni moltiplicarsi le Agenzie, le Autorità, le partecipazioni Statali, delle regioni e dei comuni, con il risultato di divorare miliardi e miliardi di euro di risorse pubbliche con l’unico scopo di creare clientele, di generare finti lavori da dare ad amici e amici degli amici, fregandosene dell’efficienza della macchina statale, con un Parlamento striminzito ed una concentrazione di potere nell’esecutivo che non sarà in grado di fare altro che procrastinare questo sistema. L’Italia avrebbe bisogno di un draconiano taglio dell’apparato statale. Come diceva Reagan correttamente, il governo non è la soluzione ai problemi; il governo è il problema.
Niente di tutto questo avverrà con una eventuale vittoria del SI il 20 e 21 settembre. Si darebbe solamente una ennesima, probabilmente ultima, ribalta al fervore giacobino e violento della peggiore classe politica della storia repubblicana, che non vuole altro che danzare sulle spoglie della democrazia. Ma come si dice spesso, i leoni restano leoni, e le iene restano iene.
Ecco. Io a questo scempio non voglio partecipare.
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[Autore: Flavio Nalesso] [Fonte: https://www.facebook.com/flavio.nalesso/posts/10223685545277035]