La scuola è (quasi) finita
Riportiamo l’articolo pubblicato su “Lo Spiffero” il 19 marzo 2020
Nessuno lo dice apertamente, ma la scuola per quest’anno è davvero finita. Almeno nel senso tradizionale. Via zaini e cartelle, gli alunni di ogni ordine grado continueranno ancora per un bel po’ le lezioni da casa. Per la gioia di genitori ormai sull’orlo di una crisi di nervi. Videoconferenze, chat di gruppo, dispense, compiti a casa: tra gli insegnanti, finora, ognuno si è aggiustato come poteva. Ma fino a quando si andrà avanti così? Difficile dirlo. “Facciamo una fatica notevolissima, perché c’è da formare gli insegnanti, dotare tutti gli studenti di supporti e connessione, creare gli account. Qualcuno pensa sia sufficiente dire ‘didattica a distanza’, ma non è così” racconta Lorenza Patriarca, dirigente scolastico dell’Istituto comprensivo Niccolò Tommaseo di Torino, 1400 allievi tra elementari e medie e 170 insegnanti da coordinare. Patriarca è anche consigliere comunale, eletta nel Pd, e ben conosce la fatica delle amministrazioni pubbliche in una fase di totale indeterminatezza.
È pressoché scontato che le attuali restrizioni, fino al 3 aprile saranno prorogate almeno per le due settimane a cavallo di Pasqua e quindi fino a sabato 18 aprile. Cosa succederà dopo dipenderà dall’evoluzione dell’epidemia, ma in pochi oggi scommetterebbero su un ritorno in classe degli allievi. Forse proprio a fronte del rischio che le classi rimangano chiuse fino a settembre, il Ministero dell’Istruzione ha emanato una circolare in cui viene chiarito che la didattica a distanza non è “un adempimento formale perché nulla di meramente formale può essere richiesto in un frangente come questo”. Per il ministero “è essenziale non interrompere il percorso di apprendimento”, garantendo agli allievi un feedback continuo attraverso la valutazione di compiti ed elaborati in genere. Insomma, indicazioni che tendono a dare un indirizzo chiaro in vista di una situazione che verosimilmente durerà ancora per almeno un mese, ma che minaccia di protrarsi fino alla fine dell’anno scolastico.
Intanto siamo arrivati a oltre la metà di marzo e nessuno sa che fine faranno gli esami di maturità e di terza media. Nel frattempo che arrivi una decisione dal ministero, la preoccupazione di docenti e dirigenti è che la prolungata interruzione dell’attività didattica non vada seriamente a compromettere l’anno scolastico in corso. Non ci sono problemi per le assenze: ci sarà sicuramente una “sanatoria finale” che farà valere le parole del ministro Lucia Azzolinacirca la validità in deroga ai “famigerati” 200 giorni minimi di lezione. Tra le ipotesi circolate in queste settimane di grande incertezza c’è anche quella dell’annullamento dell’esame di Stato, promuovendo con un voto simbolico gli studenti che devono affrontare la maturità, o renderlo una sorta di “pro forma”. Del resto posticipare gli esami a dopo l’estate creerebbe dei problemi ai tanti ragazzi che una volta affrontata la maturità dovranno confrontarsi subito dopo con i test d’ingresso alle varie facoltà universitarie. Ma in questo periodo “bellico” c’è chi arriva persino a immaginare soluzioni estreme, adottate dalla scuola italiana proprio quando il Paese era sotto le bombe e le promozioni vennero decretate con uno scrutinio “d’ufficio”.
Il ministro ha già chiarito prima dell’uscita del decreto #Iorestoacasa che ci sarà tolleranza e grande comprensione per gli studenti… “ma che non verrà regalato nulla. Insensato parlare di annullamento degli esami all’università o di maturità abbuonata. Gli esami ci saranno e tutte le scadenze didattiche dovranno essere rispettate: sicuramente ci sarà un atteggiamento di comprensione e di aiuto nei confronti degli studenti che si trovano ad affrontare una situazione senza precedenti”. Si vedrà.