La pandemia piega Torino

Riportiamo l’articolo pubblicato su “Lo Spiffero” il 9 giugno 2020
Torino, Venezia, Genova e Cagliari sono le città metropolitane che risentiranno di più delle conseguenze del Coronavirus, a causa della sofferenza di settori fondamentali nella loro economia (in ordine: automotive, turismo, trasporto marittimo e raffinazione petrolifera). Al contrario, Catania e Bari, ma anche Bologna e Milano (che però è la più colpita in valori assoluti), sembrano meno esposte alle perdite, sia in uno scenario soft – senza ulteriori lockdown – sia in uno scenario hard, con altri periodi di chiusura fino a fine anno. A dirlo è uno studio realizzato da Cerved per Anci, l’Associazione nazionale dei comuni italiani, in cui si monitora l’andamento di oltre 1.600 settori produttivi e si quantifica l’impatto del Covid-19 sulle imprese delle 14 città metropolitane italiane.
Secondo Cerved, tra i principali operatori nella gestione del rischio di credito, le città metropolitane potrebbero subire nel prossimo biennio una perdita di fatturato dai 244 ai 320 miliardi di euro, quasi la metà del totale nazionale, a seconda dell’evoluzione del contagio e della specializzazione dell’economia locale. Nel caso soft, perderebbero quest’anno l’11,8% dei ricavi (un po’ meno della media italiana, -12,7%), con un rimbalzo nel 2021 del 10,2% che non riporterebbe però i fatturati ai livelli del 2019 (-2,8%); in quello hard, la caduta dei ricavi sarebbe maggiore (-16,4%), anche se sempre inferiore alla media (-18,0%), e con un gap più ampio rispetto al 2019 (-4,3%).
La città più colpita in termini percentuali è Torino, che registra un calo dei ricavi del 14,4% nel caso soft e del 20,2% in quello hard. È evidente quanto a pesare sul capoluogo piemontese sia il crollo dell’automotive. Subito dietro ci sono Venezia, Genova, Cagliari, Messina, Napoli, Firenze e Palermo. Potrebbero reggere meglio l’urto della crisi Roma, con un calo di fatturato tra l’11,8 e il 16 per cento, Bologna, che viaggia tra una riduzione dell’11,2 e il 15,8 per cento, Milano (tra -11% e -15,4%) e Reggio Calabria (tra -11% e -16%). Chiudono la classifica Bari (-10,6% e -15,1%) e Catania (-9,4% e -13,2%).
In termini assoluti, invece, le maggiori perdite di fatturato nel biennio 2020-21 riguarderebbero Milano (da 74 a 97,6 miliardi di euro in meno in base allo scenario), Roma (da 63,2 a 82,4), Torino (da 26 a 34), Bologna e Napoli, entrambe da 15,4 a oltre 20 miliardi, Firenze (da 13,5 a 17,7), Genova (da 9,2 a 12,5) e Venezia (da 9 a 11,7). Ovviamente, gli effetti più pesanti riguardano le zone con la maggiore concentrazione di settori gravemente danneggiati, con una perdita di più di un quarto del fatturato nel 2020 (oltre il doppio della media): attività in cui è difficile rispettare le norme di distanziamento, legate alla mobilità o con un forte calo dell’export. La città metropolitana con la più alta quota di fatturato in questi ambiti è Torino (44,7%), seguita da Firenze (37,6%) e Venezia (35,7%). Ma ci sono anche casi in cui è maggiore il peso dei settori anticiclici, che si sono distinti per l’andamento positivo e che incidono in particolare sui ricavi di Catania (20%), Reggio Calabria (19%) e Firenze (17%).
Attenzione, inoltre, all’occupazione: in questo caso è Venezia la città che in percentuale risulta più esposta allo shock, con 73.500 dipendenti nelle attività a maggiore impatto (42,6%), seguita da Messina (17.500, il 41% del totale) e Napoli (oltre 133mila, il 39,1% del totale). A Torino gli addetti alle attività più a rischio sono 160.379, cioè il 36,8% del totale. Paradossalmente Milano, con quasi 307mila dipendenti a rischio, risulta ultima (29%).
Infine, lo studio segnala quali siano i settori che nel 2020-21 subiranno il maggior calo di fatturato: a Torino si prevede che l’automotive perderà 6,6 miliardi, che salgono a 10 se si considerano gli altri comparti della filiera (concessionari e componenti). Venezia risentirà, invece, del calo della domanda turistica, in particolare nel settore alberghiero (-0,8 miliardi) e del trasporto passeggeri per vie d’acqua interne (-0,4miliardi). Gli alberghi sono il settore più colpito anche a Messina (-0,2 miliardi) e figurano ai primi posti a Napoli (-0,7 miliardi) e a Cagliari (-0,1 miliardi), dove però vanno molto peggio l’automotive (-2,1 miliardi) e la raffinazione petrolifera (-1,5 miliardi). A Firenze il crollo riguarda la pelletteria e valigeria (-2,2 miliardi), a Genova i trasporti marittimi (-2 miliardi), con impatti sulla cantieristica (-0,6 miliardi). A Roma le perdite più consistenti si registrano nella distribuzione di carburanti e combustibile extra-rete (-11,4 miliardi), a Milano, nei concessionari di autoveicoli e motocicli (-7,1 miliardi).