La nuova stagione del popolarismo europeista
Riceviamo in Redazione, e riportiamo, l’articolo a firma di Marco Margrita pubblicato in data 29 Gennaio 2022 su “www.eupop.it“
Il quadro europeo, combinato con la straordinaria stagione istituzionale nostrana, richiede una capacità rifondativa.
“Lavorare a beneficio di tutti gli europei per costruire un’Europa più ambiziosa e più sicura di sé, dove ognuno ha pari opportunità di avere successo; difesa di un’Europa unita che rispetta la sussidiarietà, senza contraddizione tra identità europea, nazionale e locale” e “Mettere le persone al centro del progetto europeo, rafforzamento della democrazia europea e della responsabilità delle sue istituzioni; difendere il modello di vita europeo, sostenendo un’Europa unita basata sui valori della dignità umana, libertà, solidarietà, il rispetto dei diritti umani e dello stato di diritto”. Questa la Missione che si autoattribuisce, portando in campo una visione valoriale personalista e di pluralismo non relativista, il Partito Popolare Europeo. Forte del più grande gruppo all’Europarlamento, di cui esprime da qualche giorno la presidente, ma con i propri partiti di riferimento non più al governo nei principali Paesi dell’Unione (caso particolare e non privo di contraddizioni l’Italia), si trova di fronte al “caso serio” di confermare la propria centralità politica nel solco di un europeismo saldo e originale. Dopo aver distinto con chiarezza la propria identità dalle posizioni sovraniste e populiste, marcando le distanze da forze emergenti concorrenziali dal punto di vista elettorale in chiave d’alternativa alle sinistre socialiste e liberal, convergendo con socialisti e liberali nella scelta della cristiano-democratica tedesca Ursula von der Leyen per la guida della Commissione, ha capito che non può ridursi a segmento moderato del mainstream. Proprio con la recente elezione della maltese Roberta Metsola, che conferma la concreta attenzione alla parità di genere in casa europopolare, pur non minando la “diga antisovranista”, ha visto realizzare un’apertura verso le compagini conservatrici rappresentanti un altro europeismo, quello delle patrie e dei popoli.
Ci pare di poter serenamente scrivere proprio guardando a un rafforzamento della dimensione democratica e del percorso sussidiario nell’edificazione di un’Europa unità nel segno del federalismo e della comunità. È stata accolta la sfida posta dall’altro centrismo, quello di marca macroniana, che sembra avere sempre maggiori cantori in terra italiana, non solo Renzi ma anche settori della (fu) coalizione di centro-destra. Una difesa creativa dello specifico identitario e un rifiuto del cedimento al globalismo mondialista, al “riformismo dall’alto” delle tecno-burocrazie e alla retorica dei nuovi diritti (fondata sulla narrazione dei “falsi miti del progresso”). Proprio nel nostro Paese, pur partecipando alla maggioranza di unità nazionale i due partiti aderenti al Ppe (Forza Italia e Udc), lo spegnersi dell’originalità e dell’incidenza dei popolari europei assume una delicatezza tutta particolare. Il rapido declinare del bipolarismo muscolare, infatti, sembra coglie particolarmente impreparati quanti hanno interpretato in chiave berlusconista l’appartenenza alla famiglia che fu democratico-cristiana (ed era è ben più larga e sfumata). In questo campo, invero ridotto, si sembra piuttosto propensi ad accettare la colonizzazione sovranista e quella liberal-radicale di Renew. L’orizzonte è minimale: la salvaguardia delle proprie rendite di posizione. Il quadro europeo, combinato con la straordinaria stagione istituzionale nostrana, però, richiede ben altra capacità rifondativa (nel senso di riandare ai fondamenti ideali). Domanda che l’evidente adeguatezza del pensiero e dell’esperienza popolare ritrovi un “ricominciamento” in una dimensione di movimento. Partendo dalla vitalità civica sui territori e dalla riscoperta di un virtuoso collateralismo ai corpi intermedi, trovando nel magistero sociale e politico di Papa Francesco un giacimento di chiavi di lettura del reale secondo il paradigma della complessità. Il popolarismo europeista è la proposta di domani. Sempre che qualcuno, domandosi quale creativa sintesi possa farsi tra conservazione sui principi e innovazione come vera capacità di custodia, capisca che la “maggioranza Roberta” è un’opportunità.
[Fonte: https://www.eupop.it/PAGES/news.cfm?news_ID=4149]