LA MALATTIA DELL’ EUROPA di Aldo Rizza [Parte 4]

Proseguendo nell’attuazione dei propri fini statutari, http://www.rinascimentoeuropeo.org/statuto/Statuto.pdf, RINASCIMENTO EUROPEO ha creato, sul proprio sito web www.rinascimentoeuropeo.org, uno spazio interamente destinato a raccogliere scritti e riflessioni su temi d’interesse generale che rientrino nelle finalità dell’Associazione.
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La volontà di potenza
Cristianesimo e Giudaismo (o prosecuzione giudaica del cristianesimo paolino anche contro Gesù, visto da Nietzsche come un povero uomo mite ed inoffensivo) vengono visti come l’origine dell’introduzione della debolezza nel mondo e come responsabili di un’umanità schiava. Non sono cose nuove del resto. In Germania la sinistra hegeliana – con Bauer, Feuerbach, Stirner avevano additato in Dio, nel Dio del Cristianesimo, il responsabile dell’alienazione umana e Marx aveva visto la religione come oppiaceo per consolare l’umanità alienata dal processo di produzione: comunque sempre il Cristianesimo come un inganno da smascherare e far scomparire – Schopenhauer e tanti altri avevano contribuito a spazzare l’orizzonte di Dio. Tanto che in Nietzsche questo processo di negazione di Dio, questa lotta contro Dio, vien data per ultimata: Dio è morto![1] Ciò introduce in un mondo che vive valori vuoti nell’inconsapevolezza che la loro origine divina non ha più senso alcuno. Quindi per Nietzsche il nichilismo non é altro che un’espressione della decadenza che sta investendo il mondo, una decadenza che ha le sue tragiche conseguenze. Viene a sostituirsi all’esecrabile morale cristiana, la morale secondo la quale tutto é privo di senso, “tutte le interpretazioni del mondo sono false”. Il nichilismo, in altre parole, é la conseguenza dell’interpretazione dei valori dell’esistenza, finora ammessa ed introdotta dal Cristianesimo. Tutti i supremi giudizi di valore finora ammessi sono riconducibili a “giudizi degli esauriti”: si chiamò Dio ciò che indebolisce e l'”uomo buono” é una forma di auto-decadenza. Proprio a ciò Nietzsche si oppone con vigore:
Io insegno a dir no a tutto ciò che rende debole; io insegno a dir sì a tutto ciò che rafforza, che accumula energia, che giustifica il sentimento della forza:
il suo é un volersi opporre ai deboli, agli stanchi di vivere, alle masse che seguono la morale cristiana e socialista (dominate irrimediabilmente dall’”istinto del gregge“). Contro il socialismo – e non soltanto il socialismo marxista, ma anche quello di ispirazione positivista – che nell’Ottocento andava sempre più affermandosi, Nietzsche muove un’aspra polemica individuandone la vocazione di cristianesimo semplicemente terrestrizzato:
[il socialismo] che altro é se non una balorda incomprensione di quell’ ideale morale cristiano ?… ci saranno sempre troppi possidenti perchè il socialismo possa significare altro che un attacco di malattia ; e questi possidenti sono come un uomo di una fede: si deve possedere qualche cosa per essere qualche cos . Ma questo é il più vecchio e il più sano di tutti gli istinti: io aggiungerei: si deve voler avere di più di quanto si ha, per diventare di più… Nella dottrina del socialismo si nasconde malvagiamente una volontà di negare la vita…
E non é questo che vuole Nietzsche: nello Zarathustra, egli invitava a restare fedeli alla Terra, non facendosi ingannare da promesse ultraterrene: occorre amare la vita e la terra, proprio come farà il superuomo (quando sorgerà[2]). Ed emerge quindi l’ideale dei signori che si oppongono agli schiavi. Il nichilismo, dunque, non é altro che un’espressione della decadenza che sta investendo il mondo, una decadenza che ha le sue pesanti conseguenze (lo scetticismo, il libertinaggio dello spirito, la corruzione dei costumi, i metodi di cura psicologici e morali). Ma dire che é espressione, non significa dire che ne é causa: esso é solo la “logica” della decadenza, le cui caratteristiche principali sono la perdita della forza per reagire agli stimoli o lo scambiare la causa con l’effetto il sentire la vita come base del male. Ora, invece: si tratta di “aver potere sul bene e sul male“,liberandoci dall’obbligo di solidarizzare con gli altri; responsabili di ostacolare proprio la formazione del super uomo.
Vivere l’Istante – La religione
La religione secondo lui, è un errore frutto dell’uomo: allo stesso modo in cui ancor oggi esso ritiene che la collera sia la causa del suo adirarsi o che lo spirito sia la causa del suo pensare, così in tempi lontanissimi, a un livello ancora più ingenuo, egli spiegò quei medesimi fenomeni con l’aiuto di entità divine[3]. L’idea che ogni cosa sia causata da un Dio, non fa che sminuire l’uomo, che finisce per non essere la causa di nulla[4]: la conseguenza é che l’uomo non ha osato attribuire a sé (come era giusto invece fare) ogni avvenimento; ne consegue che per Nietzsche la religione è:
il parto mal riuscito di un dubbio sull’unità della persona […] per cui tutto ciò che nell’uomo é grande e forte fu concepito dall’uomo come sovraumano, come estraneo; […] la religione ha abbassato il concetto di uomo.
La vita esemplare non è, quindi, quella indicata dal Cristianesimo: al contrario (ed é bene aggiungere “al contrario”, visto e considerato l’atteggiamento cristiano nei secoli) si deve capovolgere la prospettiva. Solo le masse volgari, per Nietzsche, possono aderire al Cristianesimo il quale cerca di equiparare tutti, di nascondere la superiorità di certi individui su altri, dietro il paravento dell’uguaglianza nell’altra vita; esso fa leva sui “falliti”, coloro che non riescono ad affermarsi e hanno bisogno di protezione e di una beatitudine futura:
L’uomo superiore si distingue dall’inferiore per la sua intrepidezza e la sua sfida alla sventura; […] il Cristianesimo con la sua prospettiva di beatitudine é un modo di pensare tipico di un genere di uomini sofferenti e impoveriti.
Socrate e Cristo sono i responsabili di un processo che ha condotto alla perdita della fisionomia originaria e potente dell’uomo. Essi hanno generato quell’ordine morale responsabile della scomparsa della gioia dal mondo.
La costante della storia europea dopo Socrate é il tentativo di ricondurre i valori morali a dominare tutti gli altri valori; e in modo tale che debbano essere guide e giudici non solo della vita, ma anche della conoscenza, delle arti, delle aspirazioni politiche e sociali; […] l’intera morale dell’Europa ha per base ciò che giova al gregge: […] quanto più una qualità del gregge appare pericolosa, tanto più sistematicamente ottiene considerazione.
Ma che senso può avere dire ad uno, secondo i dettami della morale, “devi essere così ?”
Un uomo quale deve essere: questa frase ci suona tanto sciocca quanto quest’altra: un albero, quale deve essere.
La morale sostiene di sapere qualcosa, cioè che cosa sia buono o cattivo. Questo significa voler sapere a quale scopo l’uomo esista, conoscerne la meta, la destinazione.
Il che non è dato. Si tratta invece di vivere l’istante ebbri di vita. E finalmente Nietzsche giunge ad una definizione di verità, o almeno, del criterio con cui raggiungerla:
Il criterio della verità si trova nell’aumento della sensazione di potenza.[5]
Credo proprio che qui Hitler si riconobbe pienamente. Con maggiore chiarezza dice Nietzsche:
I diritti che un uomo si prende sono proporzionali ai doveri che si impone, ai compiti rispetto a cui si sente all’altezza. La maggioranza degli uomini non ha diritto all’esistenza, ma costituisce una disgrazia per gli uomini superiori; […] quando mancano gli uomini superiori, si rendono semidei o dei i grandi uomini del passato; […] la tirannia é un affare da uomini grandi: questi fanno fessi gli uomini dappoco. […] in Platone compare la frase: ognuno vorrebbe poter essere il signore di tutti gli uomini, e magari Dio. Questa mentalità deve tornare ad esistere.[…] La massima elevazione della consapevolezza della propria forza nell’uomo é ciò che crea il superuomo.
Ed emerge così, ancora una volta, la contrapposizione tra signore e schiavo, contrapposizione particolarmente cara a Nietzsche. La volontà di potenza alla fine del libro appare così delineata:
E sapete voi che cosa é per me il mondo? Devo mostrarvelo nel mio specchio? Questo mondo é un mostro di forza, senza principio, senza fine, una quantità di energia fissa e bronzea, che non diventa nè più piccola nè più grande, che non si consuma, ma solo si trasforma, che nella sua totalità é una grandezza invariabile […] Questo mio mondo dionisiaco che si crea eternamente, che distrugge eternamente se stesso, questo mondo misterioso di voluttà ancipiti, questo mio al di là del bene e del male, senza scopo, a meno che non ci sia uno scopo nella felicità del ciclo senza volontà, a meno che un anello non dimostri buona volontà verso di sè, per questo mondo volete un nome? Una soluzione per tutti i suoi enigmi? E una luce anche per voi, i più nascosti, i più forti, i più impavidi, o uomini della mezzanotte? Questo mondo é la volontà di potenza e nient’altro! E anche voi siete questa volontà di potenza e nient’altro!
Nietzsche, è vero, attaccherà Wagner per il suo antisemitismo, ma probabilmente perché non incluso in una visione complessiva e quindi divenendo responsabile di una ricaduta in ciò stesso che il musicista credeva combattere. Hitler si lascerà, invece affascinare da Wagner, si vedrà nelle vesti dell’eroe destinato a porre rimedio alla caduta del mondo. Sentirà il fascino di Wagner capace a suo avviso di trascinare e sedurre le masse. Cosa questa di cui è convinto anche Nietzsche, con la differenza che ciò che Hitler ammira in Wagner, per il filosofo rischia di riproporre la possibilità e necessità di un redentore e quindi rischia di presupporre una colpa e di ricadere nel Cristianesimo o in una parodia di esso.
Ora, molti pensano che se Nietzsche ha tratto, certo mirabilmente, le conclusioni del suo tempo (di un caratteristico percorso della filosofia moderna), noi non siamo ancora riusciti ad ereditare il suo lascito. L’essenza del suo pensiero è ravvisabile nello Zarathustra, ossia è la trasvalutazione di tutti i valori del Cristianesimo in quanto presupposto della trasvalutazione di ogni morale e di ogni contenuto culturale. Spesso la filosofia del 900, invece ha cercato di rintracciare nel suo pensiero le tracce di una sua supposta cristianità: è stato Jaspers nel 1946 ad iniziare il tema del Cristianesimo in Nietzsche, tesi sostenuta poi anche da Nigg, da Tillich, Biser, Blumenberg ecc. A mio avviso, invece, è stato proprio Hitler ad aver inteso profondamente l’intenzione che si mostrava nel suo pensiero. Non a caso, del resto, Jaspers se ne andò in esilio, mentre Heidegger rimase nella Germania nazionalsocialista. Hitler comprese il titanismo della sua filosofia e lo abbracciò incondizionatamente, fino alla fine (tranne per il suo matrimonio che in effetti fu, anche se si trattava di un matrimonio “nazionalsocialista, una concessione alla mentalità borghese).
Stante il fatto che Dio non ci sarebbe più, allora si tratta di essere autentici, liberi da ogni vincolo nel perseguire la massima potenza: il campo è aperto. Hitler era talmente convinto di questo che ancora nel proprio testamento dove alla data del 26 Febbraio 1945 dice:
Io sono stato l’ultima speranza dell’Europa. Essa si è dimostrata incapace di rimodellarsi per mezzo di una riforma volontaria. Si è dimostrata sorda al fascino e alla persuasione. Per conquistarla ho dovuto ricorrere alla violenza. L’Europa può essere costruita solo su fondamenta di rovine, Non già rovine materiali, ma di interessi acquisiti e di coalizioni economiche, di rigidità mentale e di perversi pregiudizi, di idiosincrasie superate e di ristrettezza mentale.
Soprattutto la lotta che egli riteneva prioritaria, era quella da ingaggiare contro i facitori di schiavi, quelli che Nietzsche aveva considerato allo stesso modo, cioè a dire contro coloro che in un modo o in un altro riproponevano il Giudaismo e i Cristianesimo (magari come parodie):
Da un lato, – scrive il 21 Febbraio 1945 – esistono gli Ebrei e tutti coloro che marciano al passo con essi [ i marxisti e i cristiani, n.d.r.]. Dall’altro vi sono coloro che adottano un atteggiamento autentico. [Gli Ebrei e coloro che condividono lo stesso atteggiamento] promettono un paradiso irrealizzabile e, così facendo, ingannano il genere umano. Qualunque sia la loro etichetta, si autodefiniscano essi cristiani, comunisti, umanitari, o si limitino ad essere sinceri ma stupidi o intriganti o cinici, sono tutti facitori di schiavi.
Non solo Nietzsche aveva considerato che Dio era stato tolto di mezzo, ma la possibilità stessa di un oltre questo mondo o la possibilità di un paradiso terreno non dovevano conservare alcun senso.
Allora un popolo dalla forte volontà di potenza, privato della soddisfazione esteriore, vorrà la propria distruzione piuttosto che non volere affatto.
Egli era certo che la vita non perdoni la debolezza al contrario di ciò che gli sembrava l’insegnamento del Cristianesimo che in questo aveva semplicemente disarmato i forti per consegnare le mani a quella congiura ebraica della quale Nietzsche aveva rivelato i contorni. Proprio per questo il nazionalsocialismo intendeva prima dividere cristiani e giudei e poi infliggere il colpo di grazia al Cristianesimo stesso.
Per questa ragione egli diede fiato a uomini come Joachim Hossenfelder e Ludwig Muller nel loro tentativo di ricostruzione di una Chiesa cristiana marcionita. L’antica eresia marcionita (da Marcione, il suo ispiratore), nel tentativo di contrastare l’errata tendenza di negare la novità del Cristianesimo rispetto al Giudaismo, cadde nell’errore opposto. L’Antico Testamento per i marcioniti sarebbe stato suggerito da un principio malvagio, tanto che Dio, per porre rimedio al male da esso introdotto, avrebbe inviato suo Figlio per annunciare il Nuovo testamento, la Novella della liberazione dal giogo dell’Antico. Gli ebrei, dunque, seguaci dell’Antico Testamento ed avversi al Nuovo, non sarebbero altro che i servitori del male e come tali vanno combattuti senza tregua.
Ma Hitler non era certo marcionita. Egli si servì di ogni mezzo per apprestarsi alla lotta finale contro quel nemico interno dall’anima europea e fonte di corruzione e schiavitù, rappresentato dal Cristianesimo stesso.
In sostanza sembra proprio che Hitler abbia assorbito, a suo modo e con una determinazione ferrea, lo spirito che aleggia nell’opera di Nietzsche. Per rimediare alla decadenza dell’Europa egli pensò ad un suo totale sradicamento dal Giudaismo e Cristianesimo, precipitando tutto nel gorgo di una catastrofe il cui esito era la morte del paziente che pensava di dover curare. Giustamente si osserva che intorno a Hitler aleggia un alone di morte, ma proprio questo affascina l’uomo della decadenza, sul limitare del baratro. Proprio come Nietzsche fa dire al suo Zarathustra:
Molti muoiono troppo tardi, e alcuni troppo presto. Ancora suona insolita questa dottrina: Muori al momento giusto! Muori al momento giusto: Così insegna Zarathustra. Certo, colui che mai vive al momento giusto, come potrebbe morire al momento giusto? Non fosse mai nato! – Questo consiglio io do ai superflui. Ma anche i superflui si danno grande importanza quando muoiono, e anche la più vuota delle noci vuol essere schiacciata. Per tutti, morire è una cosa importante: ma la morte non è ancora una festa. Gli uomini non hanno ancora imparato come si consacrano le feste più belle. Io vi mostro la morte come adempimento, la morte che per i vivi diventa uno stimolo e una promessa. Colui che adempie la sua vita, morrà la sua morte da vittorioso, circondato dalla speranza e dalle promesse di altri. Così si dovrebbe imparare a morire: e non vi dovrebbe essere festa alcuna, senza che un tal morente non consacrasse i giuramenti dei vivi! Questa è la morte migliore; quindi viene: morire in battaglia e profondere un’anima grande. Ma la vostra morte ghignante, che si avvicina furtiva come un ladro, e tuttavia viene come una padrona, – è odiosa tanto al combattente quanto al vincitore. Vi faccio l’elogio della mia morte, la libera morte, che viene a me, perché io voglio.
Con ogni probabilità proprio a queste parole pensava Hitler mentre dettava il suo testamento e del resto non era alla morte che Heidegger dedicava pagine essenziali della sua opera? Ora, la cura è fallita ed ha aggravato il male. L’Europa continua a precipitare lungo la china segnata, trascinando con sé il mondo intero: si tratta da parte nostre di cercare quali altre cure si sono pensate ed attuate per cercare poi nella via maestra del Cristianesimo il luminoso che pure in un’epoca di tenebre può guidare alla vita. Anche per scorgere l’errore di Severino quando dice:
Il mondo, grazie alla cultura scientifica, arriverà a rendersi conto che il divenire delle cose, il loro uscire e tornare nel nulla, è l’unico dato certo, e dovrà arrivare a negare definitivamente l’esistenza di ogni immutabile. Il crollo dell’epistéme causerà una inevitabile modifica di ogni concetto morale, che sarà sostituito da una etica comportamentale laicamente gestita. Attualmente, nello scontro di contrapposte volontà di potenza, il Cristianesimo è ancora la forza dominante in quanto condiziona ancora il comportamento di grandi masse. Ma non sarà sempre così. Accadrà infatti che l’uomo, a furia di cercare il rimedio contro l’angoscia dell’esistenza, finirà prima o poi per trovarlo.
Dimostrandogli che l’uomo ha a portata di mano ciò che cerca e di cui fa esperienza intima, nonostante coloro che intendono nascondergliela.
[Fine]
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NOTE
[1] F. Nietzsche, La gaia scienza,
[2] Preferisco super-uomo (non certo nel senso del super-man americano) al tentativo di attenuare l’intenzione di Nietzsche, chiamandolo oltre-uomo. In questo tipo umano che dovrà venire a restituire una gerarchia di nuovi valori, c’è forza, gioia del dominio
[3] Una tesi questa del positivismo.
[4] Una visione questa molto legata all’esperienza del protestantesimo e al suo predestinazionismo.
[5] Ne La repubblica di Platone, il sofista Trasimaco interrompe Socrate con irruenza infastidita, affermando che: è giusto ciò che conviene al più forte. Di qui la simpatia di Nietzsche per i Sofisti re il suo odio per Socrate.
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Autore: Prof. Aldo Rizza
Titolo: La Malattia dell’Europa, parte 4
Data di pubblicazione: 2 Aprile 2021