La lotta contro Trump è anche contro il cristianesimo
Riceviamo in Redazione e riportiamo l’articolo, a firma di Benedetta Frigerio, pubblicato in data 20 dicembre 2019 su “www.lanuovabq.it”
William P. Barr, ministro della Giustizia, ci fa comprendere la posta in gioco negli Usa. L’amministrazione Trump difende la libertà di religione, sotto attacco su tutti i fronti. Solo grazie al cristianesimo gli Usa continuano ad essere liberi. L’alternativa è quello dello Stato massimo che si fa religione e sostituisce la sua legge alla legge naturale.
Per capire quale sia la posta in gioco della rielezione di Trump per i cristiani e per comprendere come mai sia il presidente degli stati Uniti più odiato dai suoi avversari , ma sopratutto perché la macchina progressista mercoledì sera lo abbia messo in stato d’accusa, bisogna leggere quello che il ministro della giustizia, William P. Barr, ha detto lo scorso Ottobre alla facoltà di giurisprudenza dell’Università cattolica Notre Dame.
Barr ha voluto parlare della libertà religiosa, «una priorità importante per questa amministrazione», che ha creato all’interno del ministero della Giustizia una task force per vigilare sulla discriminazione legata alla fede: «Teniamo d’occhio casi o eventi in tutto il paese in cui gli Stati applicano erroneamente la clausola dell’Establishment (che nella Costituzione difende l’espressione pubblica della fede dalle interferenze del potere temporale, ndr)».
Ricordando che i padri pellegrini lasciarono la Gran Bretagna per vivere liberamente il proprio credo, Barr ha chiarito che fino a poco tempo fa c’era consenso intorno alla fatto che, come allora, il governo dovesse essere «limitato, lasciando “il popolo” ampiamente libero di perseguire la nostra vita sia come individui sia come libere associazioni». Ma già allora si capiva che la sfida ad un tale sistema non veniva dall’esterno, ma dall’interno: «La questione centrale era se, nel lungo periodo, avremmo potuto gestire la libertà. La domanda era se i cittadini di una società così libera avrebbero potuto mantenere la disciplina morale e le virtù necessarie per la sopravvivenza di istituzioni libere». A dire che la libertà senza dei limiti può sfociare in tirannide della maggioranza, motivo per cui «nessuna società può esistere senza dei mezzi per limitare la capacità individuale». Ma per non rendere troppo pervasivo il governo i padri pellegrini dovettero far pendere la bilancia dalla parte della libertà: come disse Madison, si puntò sulla capacità dei cittadini di autogovernarsi. Ma qual è la fonte dell’autogoverno? Secondo i padri pellegrini solo un popolo cristiano poteva permettere che la democrazia americana non sfociasse in dittatura del desiderio della maggioranza: «Il libero governo era adatto e sostenibile solo per un popolo religioso che riconosceva l’esistenza di un ordine morale trascendente antecedente sia lo Stato sia la legge positiva».
Come diceva John Adams: «La nostra Costituzione è stata fatta solo per un popolo morale e religioso. È del tutto inadeguata per il governo di qualsiasi altro». Anche John Courtney Murray spiegò che il governo minimo era possibile solo quando il popolo riconosceva un «ordine morale universale», ossia la legge naturale che pone i limiti al potere, «l’eterna legge impressa e riflessa in tutte le cose create. Dalla natura delle cose possiamo, attraverso la ragione, l’esperienza, discernere gli standard di giusto e sbagliato che esistono indipendentemente dalla volontà umana».
Possiamo quindi immaginare il pericolo che viene da una forma di governo come la democrazia privata della sua religiosità, quella dei padri fondatori per cui «il sistema morale giudeo-cristiano corrispondeva alla vera natura dell’uomo». Ciò, ha chiarito Barr, non significa imporre la fede cristiana ad ogni cittadino, ma sapere che la promozione di questa aiuta «ad inquadrare la cultura morale all’interno della società che instilla e rafforza la disciplina morale». Tanto che se «nel 1965, il tasso di criminalità era dell’otto percento. Nel 1992…era del 25 percento. Oggi è oltre il 40 percento. In molte delle nostre grandi aree urbane, è circa il 70 percento». Insieme al disastro della famiglia sono stati citati «i livelli record di depressione e malattie mentali… i tassi di suicidio impennati… un’epidemia di droga mortale… la campagna per distruggere il tradizionale ordine morale ha portato con sé immense sofferenze».
E qui viene l’attacco e la persecuzione in atto verso chi crede che esista un bene ed un male e verso chi vuole vivere secondo questa visione. Barr ha sottolineato che i “progressisti” hanno in mano «la comunicazioni di massa, l’industria dell’intrattenimento e il mondo accademico» e che soffocano le voci opposte «con cattiveria e per ridicolizzare qualsiasi dissidente». A peggiorare la situazione è la dipendenza che tutti viviamo dalla tecnologia che alimenta «l’apostasia in un altro modo: fornisce un grado di distrazione senza precedenti. Parte della condizione umana sono le grandi domande… Siamo creati o siamo incidenti puramente materiali? La nostra vita ha qualche significato o scopo?…gli uomini possono essere facilmente distratti dal pensare alle “cose finali”… viviamo nell’era della distrazione».
A questo si aggiunge la mentalità socialista per cui «di fronte a tutte le patologie in aumento, invece di affrontare la causa sottostante ad esse, mettiamo lo Stato nel ruolo di mitigatore delle conseguenze negative». Per cui all’aumento delle gravidanze non riconosciute non si risponde con «la responsabilità sessuale, ma con l’aborto. La risposta alla dipendenza dalla droga sono i siti in cui drogarsi in sicurezza. La soluzione alla distruzione della famiglia è lo Stato che fa da marito alle madri single e da padre ai loro bambini… mentre pensiamo di risolvere i problemi gli diamo legittimità». È così che, privata della sua anima religiosa, l’America è finita ad essere «dipendente di uno Stato coercitivo».
Il terzo fenomeno citato da Barr è il riflesso di questo nella legge positiva che, liberata da quella naturale, permette l’aborto, l’eutanasia, i cosiddetti “matrimoni” fra persone dello stesso sesso. Ma anche l’uso della norma per costringere i cristiani ad andare contro la propria fede. Come gli imperatori romani si divertivano a costringere i cristiani ad abiurare, «i secolaristi militanti oggi… sembrano provare piacere nel convincere le persone a violare la propria coscienza». Ad esempio «l’amministrazione precedente ha cercato di forzare i datori di lavoro religiosi, compresi gli ordini religiosi cattolici, a violare le loro opinioni religiose finanziando una copertura contraccettiva e abortiva nelle assicurazioni sanitarie».
Ma poiché l’amministrazione Trump «sostiene fermamente la presenza della religione, il campo di battaglia si è spostato verso gli Stati. Alcuni governi statali stanno ora tentando di costringere gli individui e le entità religiose a sottoscrivere pratiche o a sposare punti di vista incompatibili con la loro fede». Il fulcro dello scontro secondo il ministro si trova nelle scuole che «stanno adottando un curriculum incompatibili con i principi religiosi… il New Jersey ha recentemente approvato una legge che impone alle scuole pubbliche di adottare un curriculum LGBT», mentre in California «i genitori che non sono d’accordo con il materiale didattico relativo al gender…non possono esonerare i propri figli da questo insegnamento». Poi ci sono Stati in cui si cercano, come accaduto in Montana, «di far morire di fame le scuole religiose», mentre in Indiana «un insegnante ha citato in giudizio l’arcivescovo cattolico di Indianapolis per aver ordinato alle scuole cattoliche all’interno della sua diocesi di non assumere insegnanti sposati con persone dello stesso sesso». Così «le scuole religiose subiscono pressioni affinché abbandonino le loro convinzioni religiose».
La scenario tremendo descritto da Barr ha un però, che è la speranza di tutta l’amministrazione Trump, quella per cui ancora oggi gli evangelici (come dimostrano i sondaggi) stanno dando (gratuitamente) la pelle per la rielezione del presidente repubblicano: «Sappiamo che la prima cosa che dobbiamo fare per promuovere il rinnovamento è quella di essere sicuri che stiamo mettendo in pratica nella nostra vita personale i princìpi in cui crediamo…solo trasformando noi stessi possiamo trasformare il mondo». Ma siccome è «difficile resistere alle continue seduzioni della nostra società contemporanea», per il ministro della Giustizia è centrale ricorrere alla «grazia della preghiera e dell’aiuto della nostra Chiesa». Ma occorre anche «fare tutto il possibile per promuovere e sostenere l’autentica educazione cattolica a tutti i livelli». Infine, come giuristi, «dovremmo essere particolarmente attivi nella lotta che viene condotta contro la religione sul piano legale», quella per cui questo governo e il Dipartimento di giustizia «è pronto a lottare».