La farsa del ribaltone
Redazione – Siamo pronti! La farsa del ribaltone è servita. Non perché il Governo venga designato dal popolo. Come sappiamo, la Costituzione dice ben altro. Piuttosto, (non) siamo stupiti dal Movimento 5 Stelle. Infatti, si è prodigato in “vaffa” ad un buon numero di partiti. Si è prodigato nel dichiararsi il partito vincitore delle elezioni. Ricordiamo che vinse l’alleanza di centro-destra, poi, di fatto, sciolta dalla decisione della Lega di andare per i fatti propri. Ricordiamo anche che le cronache ci propongono un partito, Fratelli d’Italia, come amico, all’opposizione, della Lega. Cosa che, dopo un “tradimento”, dovrebbe offendere gli elettori meno strateghi e più innamorati e idealisti. Ricordiamo, infine, che il PD le elezioni le aveva proprio perse e ora sta trattando, sembra, per i ministri del Governo insieme al Movimento 5 Stelle.
Ulteriori commenti su chi abbiamo eletto per rappresentarci sono superflui. Servirà solo ricordare, per evitare di ragionare di pancia, che non avere un Governo, in questo momento, equivale a non avere potere nel delineare le figure chiave alla guida dell’Unione Europea. Queste figure saranno definite entro i prossimi due mesi. Eviteremo, per un istante, di ricordare il DEF e il serio rischio di aumento dell’IVA o di misure alternative.
Nel frattempo, dato che il voto è una scelta ed un atto di responsabilità, oltre che un dovere… Per chi abbiamo votato? O, meglio, come abbiamo votato? Non dubitiamo, infatti, che vi siano buone capacità di calcolo, non sempre evidenti, tra i nostri politici. Però, chi siamo, come popolo italiano?
Domandiamo attenzione alla persona, ai lavoratori, contro le ingiustizie e contro l’immoralità di chi pensa al bene personale invece che a quello comune. Queste istanze non sono affatto recenti. Non penserete mica alla fine della cosiddetta “prima repubblica” o ai “vaffa day” di Grillo? Fareste male. La condanna dell’immoralità dei governanti, il grido di difesa contro le ingiustizie e per il rispetto di tutti i lavoratori, siano essi manovali o intellettuali, era uno dei motori del nascente movimento fascista. Si legga De Felice per trovare tutte le informazioni necessarie. Portato in trionfo il paladino di queste istanze (poi ucciso e appeso in piazza), siamo arrivati alla Repubblica. Dopo un po’ di decenni, abbiamo messo alla gogna tutti. Ricordiamo anche lo slogan “Roma ladrona”. Lo stesso gioco si è ripetuto con Grillo.
Dunque, il problema, forse, sta anche nel popolo italiano. Popolo di silenziosi lavoratori. Si. Anche. Ci sono, insieme a loro, gli indifferenti. Infine, ci sono quei furbi e quei fessi, che furono rappresentati dalla commedia dell’arte secoli prima. Questi personaggi, vale la pena ricordarlo, sono spesso servitori. Così nasce un sospetto. Ragioniamo, forse, da servitori e cerchiamo di vivacchiare, invece di essere responsabili del nostro comune futuro, della nostra Patria (perdonateci il vocabolo desueto)?
Tornano in mente le parole di Indro Montanelli, in una delle sue ultime interviste. Disse, ricordando le parole del suo maestro, che il popolo italiano è un popolo di persone attuali, cioè senza né passato né futuro. Disse che gli italiani sarebbero stati bravi negli anni a venire, individualmente, nei lavori di genio e nei lavori servili. Guardiamo la mancanza di memoria nei confronti dei richiami a moralità, giustizia e rispetto del lavoro e dei lavoratori. Guardiamo i furbi e gli sciocchi servitori di mille padroni. Guardiamo con rispetto e rabbia il silenzio di tanti onesti, che ogni giorno, coi venti contrari, lavorano non solo per loro stessi, ma per la loro famiglia, pagano le tasse e cercano di creare un futuro migliore con il loro impegno quotidiano.
Semplicemente, forse, sarebbe ora di essere responsabilmente liberi. Liberiamo la mente dal servilismo? Pur evitando di agire di pancia, non pensiamo che sia ora di fare qualcosa, perché la nostra Patria affermi la propria dignità, pur senza vana arroganza?