“LA DEMOCRAZIA: UNA QUESTIONE APERTA” di Aldo Rizza // Parte 1
Proseguendo nell’attuazione dei propri fini statutari, http://www.rinascimentoeuropeo.org/statuto/Statuto.pdf, RINASCIMENTO EUROPEO ha creato, sul proprio sito web www.rinascimentoeuropeo.org, uno spazio interamente destinato a raccogliere scritti e riflessioni su temi d’interesse generale che rientrino nelle finalità dell’Associazione.
* * *
La democrazia è un valore? In un certo senso si, ma soprattutto appare uno strumento. La libertà è un valore. Ora la questione è semplice: non sempre la democrazia si accompagna alla libertà. Anzi più sovente la democrazia sembra il sistema più adatto a veicolare e mantenere la tirannide.
Il conte di Cavour – che è stato uno dei più eminenti ed efficaci artefici dell’unità nazionale italiana – riteneva che il processo verso la democrazia fosse inarrestabile. La democrazia egli vedeva come avversaria e, insieme, continuatrice della mentalità liberale. Continuatrice come passo precedente di uno stesso cammino, avversaria perché capace di configurarsi come negatrice della libertà.
“Tutti i sistemi concepiti nei tempi moderni dai più saggi e coraggiosi intelletti possono essere ridotti a due: uno ha fede nel principio della libertà, nel principio della libera concorrenza, nel libero sviluppo morale ed intellettuale dell’uomo; e questa è la scuola economica, con i principi professati dagli uomini di Stato che governano l’ Inghilterra. L’altra scuola professa principi differenti e crede che le miserie dell’umanità non possano essere alleviate se non limitando sempre più l’azione individuale, allargando l’azione centrale della società rappresentata da un governo da essere creato con la centralizzazione delle forze individuali; questa è la scuola socialista. Noi non dobbiamo ingannarci: sebbene questa scuola abbia toccato soluzioni sfortunate e a volte atroci, noi non possiamo negare che essa ha nei suoi principi una certa seduzione per le anime alte e generose.”
Il 1848 parigino, la lotta socialista contro la proprietà, il manifesto del Partito Comunista avevano allarmato l’Europa ed avevano visto anche l’opposizione del Mazzini che era sì democratico, unitario e centralista, ma non socialista. Ma per Cavour “socialismo” vuol dire qualcosa di precedente rispetto all’ideologia socialista. Vuol dire un movimento che porta le masse sul proscenio della storia. Vuol dire irruzione delle masse nella vita politica ed economica delle nazioni. Ma cosa comporta l’avvento delle masse: semplicemente un potenziamento dello Stato:
“…ridotte ai loro minimi termini, esse [le teorie socialiste] affermano che il diritto, e di conseguenza il dovere, del Governo [dello Stato] è di interferire nella distribuzione e nell’impiego del capitale e che il Governo ha la missione e il potere di sostituire la sua volontà alla libera volontà degli individui.”
Più, dunque, si estende la partecipazione politica delle masse e più aumenta l’estensione dei poteri di intervento dello Stato. Più aumentano i cittadini che possono votare e meno vale la loro libertà sempre più minacciata dall’intervento statale in ogni ambito della loro vita (dalla salute, al lavoro, agli affari, all’educazione e alla difesa, etc.). Potenziamento dello Stato vuol dire aumento della pressione burocratica: maggiore peso delle burocrazie e degli apparati sociali che per assicurare la libera partecipazione dei cittadini alla vita politica, ne limitano di fatto la libertà.
La pretesa dello Stato assoluto (ab-solutus = sciolto da ogni vincolo che lo legava all’alto – il suo venire da Dio e, quindi, il suo dover rispondere a Dio – e quindi anche al basso dove sta una massa informe che solo Stato può dirigere e salvare dall’abbrutimento e dal caos). Bene, questa pretesa, è ben mostrata, con efficacia e sincerità da Robespierre nel suo famoso discorso alla Convenzione, vero e proprio manifesto della democrazia:
«Quale scopo ci prefiggiamo ? Il pacifico godimento della libertà e dell’eguaglianza; il regno di quella giustizia eterna le cui leggi sono state incise, non già sul marmo o sulla pietra, ma nel cuore di tutti gli uomini, anche in quello dello schiavo che le dimentica e del tiranno che le nega. Vogliamo un ordine delle cose nel quale ogni passione bassa e crudele sia incatenata, nel quale ogni passione benefica e generosa sia ridestata dalle leggi; nel quale l’ambizione sia il
desiderio di meritare la gloria e di servire la patria; ove le distinzioni non nascano che dalla stessa eguaglianza; nel quale il cittadino sia sottomesso al magistrato, e il magistrato al popolo, e il popolo alla giustizia; nel quale la patria assicuri il benessere ad ogni individuo, e nel quale ogni individuo goda con orgoglio della prosperità e della gloria della patria; nel quale tutti gli animi si ingrandiscano con la continua comunione dei sentimenti repubblicani,e con l’esigenza di meritare la stima di un grande popolo; nel quale le arti siano gli ornamenti della libertà che le nobilita, il commercio sia la fonte della ricchezza pubblica e non soltanto quella dell’opulenza mostruosa di alcune case.. Noi vogliamo sostituire, nel nostro paese, la morale all’egoismo, l’onestà all’onore, i princìpi alle usanze, i doveri alle convenienze, il dominio della ragione alla tirannia della moda, il disprezzo per il vizio al disprezzo per la sfortuna, la fierezza all’insolenza, la grandezza d’animo alla vanità, l’amore della gloria all’amore il denaro, le persone buone alle buone compagnie, il merito all’intrigo, l’ingegno al bel esprit, la verità all’esteriorità, il fascino della felicità al tedio del piacere voluttuoso, la grandezza dell’uomo alla piccolezza dei grandi…Noi vogliamo in una parola, adempiere ai voti della natura, compiere i destini dell’umanità, mantenere le promesse della filosofia, assolvere la provvidenza dal lungo regno del crimine e della tirannia».
Solo la forza redentrice di Dio poteva assolvere nel passato un tale compito. Infine lo Stato moderno e poi quello democratico, se ne assumono la responsabilità. Magari usando anche il terrore o i nuovi straordinariamente potenti strumenti della tecnica e dei media come ha ben dimostrato George Orwell in 1984.
* * *
Autore: Aldo Rizza
Titolo: LA DEMOCRAZIA: UNA QUESTIONE APERTA
Data di pubblicazione: 7 Dicembre 2020