Intesa, tanto fumo poco Torino
Riportiamo l’articolo pubblicato su “Lo Spiffero” il 19 gennaio 2016
Mentre Intesa Sanpaolo arriva nelle tabaccherie, Giovanni Bazoli lancia segnali di fumo in direzione del presidente Gian Maria Gros-Pietro e del consigliere delegato Carlo Messina. Nelle stesse ore in cui il più grande gruppo bancario italiano presenta la nuova banca dei tabaccai (Itb), frutto dell’acquisizione operata a dicembre da Intesa e destinata a offrire ai cittadini una rete di oltre 22mila punti corrispondenti ad altrettante rivendite in cui sarà possibile effettuare una serie di operazioni, compresa la distribuzione di alcuni prodotti finanziari, il presidente emerito richiama l’attenzione del board su una necessità che agli occhi di alcuni osservatori viene interpretata alla stregua di una (quasi) emergenza: la banca deve rafforzarsi.
In sostanza, Bazoli motiva la “blindatura rafforzata” con il bisogno di essere attrezzati per fronteggiare eventuali attacchi dall’estero. Attacchi che potrebbero risultare da un lato facilitati e dall’altro molto pesanti anche e soprattutto per l’attuale situazione di debolezza del sistema Italia. Una considerazione che attiene anche al fronte interno alla banca, nel cui capitale ormai da tempo gli investitori internazionali fanno la parte del leone: la quota di soci stranieri – tra i quali spiccano i colossi Blackrock e la People’s Bank of China – è salita recentemente oltre il 50%, al 53% circa, e pare destinata a rafforzarsi ulteriormente.
Un messaggio sibillino, quello trasmesso dal decano dei banchieri italiani (classe 1932), che apre a svariate interpretazioni: dalla scarsa fiducia nelle rassicurazioni che arrivano dal governo e in particolare dal Mef di Pier Carlo Padoan fino alla conoscenza di informazioni, precluse ad altri, da parte del grande vecchio della finanza bianca lombarda. La stessa che conferma sempre più la sua influenza nella governance del gruppo bancario, sia pure a dispetto del fatto che il maggior azionista di quel 25% “istituzionale” stia a Torino.
Tra i titolari di quote superiori al 3% è, infatti, la Compagnia di San Paolo a detenere la prima posizione con il 9,340% seguita da Fondazione Cariplo (4,836%) e Fondazione CR Padova e Rovigo con il 3,305%. Un peso che, tuttavia, a chi osserva dai salotti finanziari sotto la Mole appare sempre meno incisivo e inevitabilmente motivo di conferma come anche l’asset bancario per il Piemonte non sia più quello di anni fa. Il Sanpaolo di Enrico Salza, cui si deve gran parte di questa cessione di sovranità, è un lontano ricordo (antecedente alla “fusione” del gennaio 2001) e gli stessi snodi cruciali relativi alla superbanca paiono essere più lontani dall’azionista di quanto, appunto, il suo peso farebbe supporre. E forse auspicare. “La marginalità dei torinesi è palpabile”, conferma allo Spiffero un insider molto attivo sull’asse Torino-Milano, recentemente nominato in una fondazione subalpina. Del resto, da Alfonso Iozzo in poi, la città non ha sfornato figure di banchieri a tutto tondo, sufficientemente autorevoli e di caratura tale da trattare alla pari con gli omologhi d’oltre Ticino. E la stagione contrassegnata dalla guida da parte di un politico (Sergio Chiamparino) della Compagnia ha, nei fatti, marcato una distanza che neppure l’attuale presidente, Francesco Profumo, sembra in grado di ridurre (poco presente in corso Vittorio Emanuele, saltuarie le missioni milanesi, un tantino distratto da altri incarichi e interessi).
Per ora non resta che l’esordio in tabaccheria e il podio guadagnato da Intesa per la miglior banca italiana sul web: è l’ istituto che ha mostrato la migliore performance nel 2016 secondo la classifica stilata da Bem Research, con un punteggio medio del Rank nel corso del 2016 pari a 57,4 punti. Unicredit conquista la seconda posizione, con un distacco di circa 13 punti rispetto alla vetta della classifica. Chiude il podio Banco Bpm, con un indice pari a 36 punti. Dal web ai segnali di fumo di Bazoli, passando per Torino. Come una sigaretta accesa dopo aver assolto ai doveri coniugali, senza troppa passione.