IL PUNTO n. 722 di Marco Zacchera
Riceviamo in Redazione e riportiamo la newsletter “Il Punto” n. 722, di Marco Zacchera, del 31 maggio 2019
IL GATTO E IL TOPO
Matteo Salvini vince e Di Maio perde, tanto che il leader leghista può sorridere all’ alleato annunciando che assolutamente continuerà a sostenere il governo gialloverde mantenendo la parola data, ma con il piccolo particolare – ovviamente – che d’ora in poi l’agenda la detterà la Lega, altrimenti sipario. E’ chiaro che il voto espresso in massa a Salvini non è stato infatti un plauso all’intesa di governo (altrimenti i voti si sarebbero equamente divisi tra i due partner), ma una dimostrazione di fiducia nella concretezza del leader leghista delineando una pressante ipotesi di centro-destra unito e vincente, purchè a trazione Salvini. Questo risultato permette oggi al leader della Lega di avere tutte le carte in mano e imporre i tempi di una crisi così come di una ipotetica nuova maggioranza. I tempi sono e saranno fondamentali: per una crisi di governo che portasse di fatto l’Italia a nuove elezioni politiche c’è da studiare e scegliere il momento adatto, ma Salvini può ora giocare al gatto con il topo sapendo che il M5S è stato messo nell’angolo e – comunque si muova – rischia di perdere ancora terreno, come dimostrato dalle crepe interne che cominciano a caratterizzare il Movimento. Il successo leghista è però da gestire bene perché – se c’è un altro aspetto sottolineato da queste elezioni – è l’estrema volubilità e volatilità di un elettorato non più legato da schemi ideologici e quindi facilmente influenzabile dalla cronaca e dall’attualità. Renzi è asceso ed è stato bollito in due anni e mezzo, i 5 Stelle in un anno soltanto hanno perso la metà dei voti: il successo va e viene, ben diversamente da una volta quando se un partito saliva (o scendeva) di uno zero virgola poteva cantare vittoria. Mentre anche il Piemonte è passato di campo (auguri ad ALBERTO CIRIO !) il voto di domenica ha anche seminato vinti e vincitori. Bene la Meloni e Fratelli d’Italia per una performance notevole anche a livello personale, male Forza Italia e patetico Berlusconi che, raggiunto il pensionamento dorato a Bruxelles, dovrebbe ora avere finalmente il buonsenso di farsi da parte o assisterà al definitivo scioglimento e dissoluzione della propria creatura, ormai ridotta a meno di un terzo del tempo che fu. Sullo sfondo tramonta anche l’estrema sinistra, ma certamente non il PD che segna un importante recupero soprattutto psicologico e che si concretizza nel voto dei comuni dove molti suoi sindaci sono stati riconfermati nonostante la transumanza verso la Lega di fette di elettorato anche di sinistra, ma capaci di distinguere tra voto politico ed amministrativo. Da sottolineare infine il successo dei verdi a livello continentale mentre in Italia non sono stati in grado di intercettare flussi di consenso. Con queste promesse il punto fondamentale è capire se ci sarà presto o meno la crisi di governo. Il nodo sarà sciolto a breve verificando quanto i 5 Stelle saranno disposti a digerire agli ultimatum della Lega che – contratto alla mano – già chiede di decidere subito su quei punti (dalla sicurezza alla flat tax, alla TAV) che di fatto svuoterebbero la presenza di Di Maio & C. Giustamente Salvini non invoca poltrone ma fatti, anche se è evidente l’incongruenza di un governo dove i 5 Stelle hanno una presenza parlamentare e nell’esecutivo sopravvalutata rispetto al voto di domenica e quindi attraversano un momento di estrema debolezza. Non si voterà certo ad agosto, ma il peso della legge finanziaria imporrà comunque tempi brevi per scelte di campo e i lettori de IL PUNTO (che spero avranno apprezzato come le mie analisi dei mesi scorsi siano state puntualmente azzeccate) si rendono conto da soli che le elezioni politiche si avvicinano.
Un pronostico? Estate di crescente tensione, autunno turbolento, scioglimento delle Camere a fine d’anno e voto in primavera. Vediamo se mi sbaglio…
VERBANIA: PRIMO TEMPO OK, MA ADESSO IL BALLOTTAGGIO
E’ finita come previsto, ovvero con GIANDOMENICO ALBERTELLA, Il candidato del centrodestra, che chiude in testa (46%) il primo tempo, ma che andrà al ballottaggio con la sindaco uscente (37%) ovvero per una partita ancora tutta da giocare. La decisione su chi sarà il nuovo sindaco di Verbania dipenderà soprattutto dal numero dei votanti domenica 9 giugno e l’appello è ovviamente a tutti quelli che hanno votato le quattro liste che appoggiavano Albertella (LEGA – FORZA ITALIA – FRATELLI D’ITALIA e LISTA CIVICA) di tornare a votare per consolidare il vantaggio. Attenzione: possono votare al ballottaggio anche quelli (un terzo dell’elettorato) che non sono andati alle urne domenica scorsa.
GLI INOSSIDABILI
Nell’orgia dei programmi TV che hanno commentato per decine di ore le elezioni di domenica SCORSA spicca l’inossidabilità dei “commentatori” (sempre gli stessi) che da tempo immemorabile presidiano incontrastati i salotti televisivi. Non solo i presentatori classici da Mentana a Bruno Vespa (che ormai hanno attraversato i due millenni), ma quante volte avete visto in video per esempio la faccia grigia di Marcello Sorgi che da decenni imperversa impunito da La Stampa a Porta Porta, oppure l’ineffabile Alan Friedman che sputa sentenze? Sì, il tuttologo Friedman “democratico forever” che ritiene di sapere e prevedere sempre tutto, salvo prendersi trombate mondiali (vedi l’elezione di Trump) di cui nessuno però gli chiede mai conto. Sputasentenze che sono ovviamente quasi tutta gente allineata e coperta (a sinistra). Così, insieme ai direttori di giornali che stanno più in TV che in redazione, a Paolo Mieli che (vedi “Rai Storia”) il tempo in Rai lo misura ad ore ed ore di trasmissione la settimana, è sempre difficile sentire commenti un po’ diversi dal solito coro. Forse, invitando in redazione la gente comune anziché i tuttologi a spiegare i perché delle loro scelte politiche, i teleutenti a reti unificate capirebbero meglio e con più freschezza come vadano veramente le cose e finalmente ci sarebbe un po’ di spazio anche per ascoltare i sentimenti “veri” della gente che – nonostante milioni di notizie televisive – alla fine vota e giudica con la propria testa (e meno male…)
GRETA LA PROFETA, TUTTOLOGA PRECOCE
Reazioni contrastanti al mio pezzo dell’altra settimana su Greta Thunberg, la sedicenne profeta dell’ambiente che spopola sui media e che mi sta molto antipatica, così come – ho scoperto – a molti lettori. Ribadisco che i problemi climatici ed ambientali sono assolutamente una cosa seria da non sottovalutare e sui quali tutto il mondo deve interrogarsi, ma che è il personaggio Greta a suonarmi moneta falsa e strumentale. Mi ha colpito per esempio che al supermercato sia già disponibile il suo libro “La nostra casa è in fiamme” salvo poi scoprire che il libro venduto come suo è in realtà opera del padre e soprattutto della madre della profetessa, dove si apprende che già ad otto anni (!) Greta si preoccupava dell’ambiente, tanto da perdere per alcuni mesi la parola. Il libro – che sembra il bis delle prediche del “Club di Roma” degli anni ’70, con previsioni che 50 anni dopo si sono dimostrate clamorosamente sbagliate, nonostante la ben più profonda preparazione degli autori di allora – è tra l’altro infarcito di vocaboli che non ho mai sentito in bocca a una bambina. Visto che l’autrice “ufficiale” è tuttora minorenne, chissà che non si possa parlare di un autentico plagio (anche del lettore), soprattutto considerando chi intanto incassa i diritti d’autore.