IL PUNTO n. 712 di Marco Zacchera
Riceviamo in Redazione e riportiamo la newsletter “Il Punto” n. 712, di Marco Zacchera, del 22 marzo 2019.
L’ITALIA SPENSIERATA, FINO A QUANDO?
Da qualche settimana sono all’estero ed è più facile, da lontano, sintetizzare i problemi italiani e vederli anche con una luce diversa, meno legata alla baraonda quotidiana. Ed è proprio così che spicca l’assurdità della situazione italiana non solo nel contesto politico, ma più in generale. Polemiche che durano 24 ore, cronaca che evapora dopo un istante, mai un approfondimento serio di un problema, povertà umane che raramente vanno al sodo dei problemi né tantomeno li affrontano seriamente. Tutto si fa e si disfa apparentemente senza una logica, una strategia, ovviamente senza nessun progetto a lungo termine. Così il paese va avanti ad umori, sensazioni, polemichette di basso profilo con troppi problemi veri che vengono posposti, rimandati, nascosti sotto il tappeto. Il problema immigrazione – per esempio – torna alla ribalta ad intermittenza a seconda della cronaca, così come una strategia verso la Cina oppure la manovra economica, i cantieri, le grandi opere. Se la TAV divide se ne parla di meno, ma non si decide. Se i cantieri si fermano si “commissariano” i responsabili (siamo al commissariamento dei commissari…), ma non si dà una linea chiara e strategica su come uscire dal groviglio inestricabile di responsabilità e competenze che bloccano il paese. Dirigenti che non dirigono, una Magistratura auto-assolvente ma che incombe e che a posteriori decide spesso sulla base del cavillo e non della sostanza. Nessuno prende quindi decisioni, i cerini accesi passano di mano, il politico di turno è visto come “provvisorio”, per il domani si vedrà. Da decenni – meglio, da sempre – il paese arranca e “si aggiusta” come può ma è sempre più difficile farlo in un mondo globalizzato, con l’informatica che ormai gestisce tutto, in una logica dove l’Italia è solo ormai uno scenario secondario del mondo e dove le decisioni dei singoli sono condizionate da quelle generali e quelle nazionali da quelle prese ben su più vasta scala. Credo che non basti parlarne, ma che soprattutto servirebbe dare potenziali ricette credibili per crescere e la risposta è che ci servirebbe subito un governo stabile, certo, coeso, che possa lavorare nel medio termine con scelte strategiche e non solo tattiche e di corto respiro. Un governo che dica però la verità ovvero che la situazione è più difficile di quello che si creda, che non nasconda le difficoltà e sia affidato a persone competenti. Non credo possa continuare a lungo un esecutivo con “anime” così diverse e conflittuali tra loro e non solo negli obbiettivi ma soprattutto nelle strategie. Da decenni si parla di semplificare ma poco si fa, anzi, sembra che tutto perennemente si complichi mentre non si decolla se non con due-o tre grandi scelte economiche strategiche (per esempio un sistema di tassazione veramente conveniente per chi investe e crea posti di lavoro, una flat tax credibile e sostenibile) che però devono essere condivise almeno da un intero governo, non da solo uno dei soci. Il paese è ora fermo in attesa delle elezioni europee, e poi? Poi o Salvini si assume le sue responsabilità, chiama a raccolta gli italiani su un programma estremamente preciso e – se diventerà premier – lo farà rispettare o non vedo concretamente altre possibilità. Sempre di più mi convinco, però, che c’è solo un campo dove l’Italia potrebbe costruire seriamente il suo futuro giocando un ruolo di richiamo mondiale ed è il sottovalutato settore turistico, allargato a tutto il contorno culturale, paesaggistico e storico. Abbiamo in mano una risorsa infinita mal sfruttata, milioni di altri posti di lavoro redditizi, possibilità di attrarre più di ogni altro paese al mondo valuta e investimenti nel settore, perchè non farne subito un primo pilastro per ripartire?
Intanto in Piemonte si voterà a fine maggio anche per le elezioni regionali, ma il centro destra non ha ancora scelto il proprio candidato. Si dice che sarà designato solo la prossima settimana, dopo le elezioni in Basilicata. ALBERTO CIRIO, candidato in stand by da mesi, allarga comprensibilmente le braccia mentre il presidente uscente, il PD Chiamparino – che sei mesi fa era dato per spacciato – davanti a un così generoso regalo sentitamente ringrazia.
LADRI IN POLITICA E FOLLIE BUROCRATICHE
Il recente arresto di Marcello De Vito, presidente grillino del Consiglio Comunale di Roma, non delude tanto per il fatto specifico – i ladri, come gli onesti, stanno in tutti i partiti – ma perché sottolinea la fine di una illusione, ovvero che i grillini fossero diversi dagli altri. Questo è molto triste anche perché sottolinea come non servono tanto le leggi a combattere la corruzione ma piuttosto la coscienza, la responsabilità etica personale, la forza d’animo che non hanno preconcette etichette politiche. La risposta del “sistema” è però la solita: moltiplicare le carte illudendosi così di migliorare le cose. Un esempio lampate quanto ridicolo è la nuova normativa – voluta proprio dai 5 Stelle – per cui ogni candidato alle elezioni comunali dovrà allegare alla propria candidatura autenticata, oltre ai certificati consueti, anche quello penale ed un curriculum vitae. Pensate: a Verbania l’altra volta ci furono oltre 400 candidati per 32 posti in consiglio comunale. Il Tribunale (già in crisi di personale) dovrà quindi emettere centinaia di documenti del tutto inutili per un buon 90% di candidati che non verrà mai eletto. A mio sommesso parere sarebbe stato molto più semplice una auto-certificazione personale di non essere in situazioni di ineleggibilità, da documentare – semmai – solo al momento della effettiva elezione. Possibile che nessuno ci abbia pensato? Intanto per presentare una lista servono così ora centinaia di euro di bolli e diritti, oltre ad un ennesimo ed inutile peso burocratico sia per chi i documenti li chiede sia per chi deve prepararli.
A PROPOSITO DI CINA…
Ho ricevuto molti commenti all’articolo sui rapporti con la Cina pubblicato la scorsa settimana. Tra gli altri questa riflessione di un imprenditore della mia zona che da anni opera in Cina: credo sia una interessante testimonianza di prima mano che vale più di tanti discorsi.
Caro Zacchera,
Come sa io vivo prevalente in Cina e non posso che confermare quanto lei scrive, aggiungo che frequentando la Cina da 30 anni quanto sta accadendo qui era evidente già 20 anni fa. Mi sono domandato moltissime volte, con rammarico, da italiano, come fosse possibile che in Italia non si capisse cosa stava diventando la Cina. Lo hanno capito alcune altre nazioni europee come la Germania che domina le importazioni di auto in Cina con Porche, BMW e Mercedes dove sono più frequenti che in Europa. Non ci sono purtroppo auto italiane se non Ferrari e Lamborghini, ma non fanno massa. Il vino è francese, cileno, australiano e quasi per niente italiano. Il gelato lo abbiamo inventato noi, ma qui è quasi sempre Haagen Datzs. Mentre ci accapigliamo sulla TAV o sulle 100 piccole dispute che ogni giorno alimentano i nostri giornali e talk show fuori sta accadendo (è già accaduta) una rivoluzione planetaria e gli italiani non se ne accorgono ancora. Durante i 20 anni passati a discutere se fare o non fare la TAV o il ponte sullo stretto, i cinesi hanno costruito in Cina – e non solo in Cina – migliaia di tunnel, strade, ferrovie ad alta velocità (qualcuno ha visto la meravigliosa stazione di Hong Kong da dove hanno iniziato a partire i treni ad alta velocita che arrivano fino a Pechino?). Hanno costruito ponti (il ponte che collega Macao-Zhuai a Hong Kong è lungo 57 chilometri ed è il più lungo del mondo) e cosi via perché l’elenco è infinito. Dal momento in cui posseggono quote delle banche e delle caratteristiche societa’ italiane ed europee ci hanno già conquistato. Vi assicuro che essere conquistati dai cinesi non è da prendere sottogamba. I cinesi hanno un sentiment diverso da noi occidentali e il senso del profitto e del vantaggio è sopra ogni cosa. E soprattutto sono un regime, ma un regime che pianifica e ha una visuale di lustri e decenni, non di mesi fino alle prossime elezioni europee…. La colonizzazione economica diventerà naturalmente politica e potrebbe diventare militare. Qui ci sono alcuni canali della TV di Stato che trasmettono continuamente i progressi militari e nuovi armamenti acquisiti. Oltre all’Africa oramai cinese, nel Pacifico i movimenti della Cina sono evidenti e intere nazioni appartengono alla Cina. Mi dicono che il 50% del PIL Tailandese è controllato dalla Cina per non parlare di Vietnam e cosi via. Sono stato in vacanza nell’arcipelago di Vanuatu – guardiamo sulla cartina dove si trova-: ebbene le infrastrutture sono state fatte tutte da imprese cinesi e sono controllate tuttora dai cinesi. Poichè anche gli USA intendono il Pacifico come un loro mare non mi stupirei se accadesse qualcosa di grave tra i due stati. Non so proprio come si possa fare fronte a questa avanzata dirompente se non unendoci veramente in Europa. Noi italiani siamo appunto troppo deboli e troppo indeboliti dai debiti per anche solo sperare di poter fare un po’ di barriera. Ben vengano le discussioni di questi giorni: chissà che non si incominci ad uscire dalla nostra provincialità e a ragionare sui temi importanti che pregiudicheranno il nostro futuro e quello dei nostri figli. Sono in un aeroporto in Cina in attesa del mio volo e mi sono sentito di dire a getto anche il mio stato d’animo che è molto vicino a quanto lei ha scritto.