Il Bilancio dello Stato 2021 gonfia le buste dei dipendenti pubblici.
Riceviamo in Redazione, e riportiamo, l’articolo a firma di Carlo Manacorda*, pubblicato su “www.lineaitaliapiemonte.it” in data 10 marzo 2021.
Va male ma non proprio per tutti: il Bilancio dello Stato 2021 prevede infatti un aumento del fondo per il rinnovo del contratto di lavoro dei dipendenti statali, a partire dal 2021, di 400 milioni di euro annui che si somma ai 3,4 miliardi di euro annui già previsti. Cosicché, per il rinnovo del contratto di lavoro dei dipendenti statali, è disponibile da quest’anno la somma complessiva di 3,8 miliardi di euro. Si tratta di un aumento di circa 100 euro lordi al mese per tredici mensilità. Forse, alla luce di queste condizioni, quando si parla di riforma della Pubblica Amministrazione, sarebbe il caso, almeno, di cominciare a considerare competenze e professionalità.
Da anni, la finanza pubblica italiana non è in condizioni felici. Ultimamente, una mazzata gliel’ha data anche Covid-19. Così il debito pubblico è schizzato, alla fine 2020, a 2.600 miliardi di euro e, continuando la pandemia, sicuramente salirà ancora. D’altro canto, in questo momento non si poteva fare diversamente. Infatti, i principi di base dell’economia insegnano che, nei momenti di crisi, è la finanza pubblica che deve intervenire per ridare slancio al sistema economico. Di conseguenza, il Governo ha deciso un aumento straordinario della spesa pubblica di 160 miliardi di euro per interventi a sostegno di cittadini e imprese. Purtroppo, questa maggior spesa non ha coperture di bilancio. Né queste possono venire da maggiori entrate per tasse non pagabili da una nazione ormai tutta in ginocchio. I 160 miliardi si pagheranno dunque aumentando il debito.
In questo quadro fortemente negativo, per un rilancio dell’economia compare un unico salvagente. Non risolverà tutti i problemi ma, sicuramente, può dare una grossa mano nel risolverli. Il salvagente è rappresentato dai 209 miliardi di euro che dovrebbero arrivare dall’Europa a seguito dell’invio a Bruxelles, da parte del Governo, del Recovery plan, anche definito: Piano nazionale di ripresa e resilienza.
Se però si sfoglia il Bilancio dello Stato 2021 ― complessivamente in forte deficit ―, si scopre che, per qualcuno, le cose non vanno del tutto male. Il Bilancio prevede infatti che il fondo per il rinnovo del contratto di lavoro dei dipendenti statali aumenta, a partire dal 2021, di 400 milioni di euro annui. L’aumento si somma ai 3,4 miliardi di euro annui già previsti, nel Bilancio dello Stato 2019, a partire dal 2021. Cosicché, per il rinnovo del contratto di lavoro dei dipendenti statali, è disponibile, a partire dal 2021, la somma complessiva di 3,8 miliardi di euro. Questa somma sale a 6,7 miliardi di euro se si aggiungono i fondi disponibili per i rinnovi contrattuali dei settori pubblici non statali (Regioni, Servizio sanitario, Enti locali, Università, Camere di commercio, ecc.).
L’ARAN, l’Agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni, calcola che i fondi stanziati per i rinnovi contrattuali della Pubblica Amministrazione porteranno a un aumento medio in busta paga di 100 euro lordi mensili per 13 mensilità. Ovviamente, la cifra sarà inferiore per le qualifiche basse. Crescerà notevolmente per le posizioni di vertice (sempre avvantaggiate quelle vicine ai massimi centri di potere della struttura governativa). Quindi, nonostante le difficoltà economiche in cui si trova il Paese che colpiscono, pesantemente, anche i lavoratori del settore privato, il piatto per i rinnovi contrattuali dei dipendenti pubblici è abbastanza ricco. Ad esso si aggiungono anche altri benefit dell’impiego pubblico: stabilità del posto, impossibilità di fallimento degli enti pubblici, ecc. Fanno capitolo a sé le numerose assunzioni previste per le amministrazioni pubbliche nel Bilancio dello Stato 2021, con conseguenti aumenti della spesa per le retribuzioni.
Nell’ambito del Recovery plan, il Governo dovrà affrontare anche il tema della Riforma della Pubblica Amministrazione. Nelle dichiarazioni programmatiche, il Presidente del Consiglio Mario Draghi ne ha descritto le grandi linee entro le quali intende realizzarla. Si prevedono sostanziali interventi anche nei confronti del personale, interventi che saranno definiti nei progetti che comporranno questo capitolo. Si pensa di puntare a selezioni che premino le competenze e le professionalità. Per questa parte, il lavoro maggiore spetterà al Ministro della funzione pubblica Renato Brunetta che già nel 2009 era stato autore di una riforma del personale della Pubblica Amministrazione già indirizzata in questa direzione.
Purtroppo le finalità che la Riforma Brunetta si proponeva si sono infrante contro il secolare immobilismo degli apparati pubblici. Dove si è fatto finta di applicarla, la Riforma si è tradotta in adempimenti burocratici, composti di tanta carta ma di sostanza inesistente. Però, giocando con la carta, si è sempre dimostrato che tutti i dipendenti pubblici, bravi e cattivi, di qualifiche inferiori o di livello dirigenziale, hanno raggiunto ogni anno, interamente, gli obiettivi di lavoro assegnati e, quindi, hanno sempre meritato il pagamento per intero degli incentivi economici legati al raggiungimento di questi obiettivi.
Le trattative sindacali che sono in corso per il rinnovo dei contratti dei vari comparti dell’impiego pubblico spalmeranno gli aumenti contrattuali sui 3,3 milioni di dipendenti pubblici. Sarà una prova della volontà di procedere a una reale riforma della Pubblica Amministrazione se anche gli stipendi tenderanno a retribuire, effettivamente, competenze e professionalità. Sempreché ulteriori peggioramenti delle condizioni della finanza pubblica non portino a riduzioni degli stanziamenti previsti nel Bilancio dello Stato 2021 per il rinnovo dei contratti dei dipendenti pubblici.