Ecco la mini Tav “lombarda” che piace tanto alla Lega
Riportiamo l’articolo, a firma di Stefano Rizzi, pubblicato su “Lo Spiffero” il 13 marzo 2019
Se la Tav fosse stata una questione ai tempi delle convergenze parallele sarebbe stato facile sguazzare nella metafora messa lì, in tutta la sua eloquente concretezza fatta di binari. Tuttavia, forse vale la pena di rispolverarla, quell’ostica espressione morotea, sia pur bistrattandola ad uso assai meno alto, per provare a spiegare, sotto una luce nuova, perché raddoppiando i binari e riducendo la Tav a Mini Tav Matteo Salvini potrebbe indurre i Cinquestelle a immaginare una convergenza con la Lega oggi ancora lontana, sia pure meno rispetto a poco tempo fa. Ma, soprattutto – e questa è la convergenza di interessi che più pare allettare il Carroccio – spostando l’asse dei traffici verso Novara tagliando fuori la logistica e l’economia torinese isolando l’interporto di Orbassano, la MiniTav avvicinerebbe di molto i benefici commerciali della Torino-Lione alla Lombardia. Ecco perché non dispiace, non essendo ancora il momento opportuno per ammettere che proprio piace, alla Lega.
Centotrenta edifici da abbattere da Grugliasco, Collegno, Alpignano e Rosta, almeno millequattrocento persone cui bisognerebbe trovare un’altra casa, due binari che diventerebbero quattro ad attraversare gli abitati, viabilità da stravolgere: questa è cosa nota. Sta nello studio che l’allora commissario di Governo Paolo Foietta, su richiesta dei sindaci del territorio, chiese a Rfi e che una volta visto lo scorso ottobre in una riunione dell’Osservatorio sulla Torino-Lione, senza neppure addentrarsi nei costi proibitivi, finì nel cestino. Con tutti i sindaci concordi, eccetto uno, nel bocciare quella ipotesi.
Nota è anche la posizione a favore di questa Tav in miniatura dalla parte meno intransigente dei Cinquestelle, vista la crescente consapevolezza tra i vertici grillini dell’impossibilità di riuscire a tener fede alla promessa di una cancellazione totale dell’opera. Per nulla noto, invece, il disegno segreto e indicibile che attrarrebbe più di un esponente di primo piano della Lega, a incominciare dal Capitano: portare a casa un tracciato rivisitato, come da contratto di Governo, che piace di più dell’attuale a quelli che ormai non si chiamano più come un tempo lumbard, ma che alla Lombardia continuano a guardare sempre con molta più attenzione rispetto che al Piemonte.
Spostare la linea dalla prevista galleria della collina morenica non significherebbe solo (si fa per dire) demolire case e palazzi e far passare oltre trecento treni al giorno negli abitati e andare incontro a costi che probabilmente annullerebbero i risparmi previsti sulla carta con la mancata realizzazione del tunnel sotto la collina, significherebbe spostare l’asse della logistica verso quelle terre dove non a caso la Lega è forte e forte è la sua attenzione: da Novara a quella Lombardia il cui governatore Attilio Fontana è, insieme al collega veneto Luca Zaia (per restare nel Carroccio) tra i più strenui sostenitori.
Il progetto elaborato dalle Ferrovie sarà pure “una follia”, come lo liquida Foietta, ma per la Lega potrebbe essere il piano perfetto, politico: capace di tenere l’alleanza con il M5s concedendo il contentino della rivisitazione del tracciato nazionale e, soprattutto, di portare sulla Lombardia quel che invece oggi starebbe in Piemonte. “La nostra regione finirebbe come chi concede la servitù di passaggio per un acquedotto, senza però poter avere neppure un rubinetto in casa”: l’eloquente immagine che propone l’ex commissario di governo. Il Sito di Orbassano “resterebbe appeso, inutile, scollegato” e tutto andrebbe inevitabilmente verso Milano, via Novara, da sempre la terra piemontese più lombarda e oggi feudo solidissimo della Lega.
“Nulla di nuovo” dice l’ex senatore del Pd Stefano Esposito, ricordando “il vecchio disegno maturato in ambienti della politica e degli affari in Lombardia, attorno all’ex ministro Giulio Tremonti che, non è un mistero, non vedevano certo di buon occhio già anni fa la Torino-Lione, così com’è tracciata”. Anche di fronte a quelle che definisce “criticità gigantesche” guardando all’ipotesi MiniTav, Esposito non ha dubbi: “Il vero obiettivo è quello di spostare l’asse da Torino a Novara. E spero che nessuno caschi nel trappolone. La Tav va fatta così com’è progettata”.
In effetti, il rischio dell’imboscata ai danni dei piemontesi è più di un sospetto. Ieri Salvini ha ripetuto che la Lega è a favore della Tav. “Nel contratto di governo c’è la revisione integrale del progetto e su questo si può lavorare sia sulla parte francese che su quella italiana e si può risparmiare sui costi”. E il capo politico dei Cinquestelle Luigi Di Maio, ammorbidendo la posizione dopo il sondaggio che ha svelato come la maggioranza dei grillini nel Nord-Ovest sia favorevole alla Mini Tav, ha affermato sibillino: “Noi non siamo contro quell’opera ma, i soldi degli italiani non vanno sprecati. Il premier Conte ridiscuterà con la Francia e l’Ue l’opera”.
A proposito del premier, Esposito è tranchant: “Qualcuno spieghi a Conte che prima di parlare è bene che studi”. Poco prima era stato Foietta a scrivere al Presidente del Consiglio una lettera in cui critica duramente l’inquilino di Palazzo Chigi perché “non intende confrontarsi con i dati, gli studi tecnici e le analisi difformi dalle sue opinioni. Non posso quindi – la conclusione dell’ex commissario – che prendere atto che chi esprime opinioni diverse non merita il suo ascolto”.
E sempre riguardo al progetto low cost che piace alla Lega, durante la visita ad alcuni cantieri in Sicilia, Conte ha detto: “Nessuno mi ha mai portato il progetto di una MiniTav”. Sarà ancora nell’ufficio di uno dei suoi due vice?