Debiti di Torino, dentro o fuori

Riportiamo l’articolo pubblicato su “Lo Spiffero” il 1 giugno 2017
Al Comune di Torino persino i numeri sono un’opinione. Nella relazione al Rendiconto 2016 i revisori dei conti ribadiscono che i debiti di Palazzo Civico nei confronti di Infra.To e Ream sono da considerarsi “fuori bilancio”. Ma non è chiaro se, per deduzione, possono essere trattati come passività straordinarie secondo quanto previsto dall’articolo 194 del Tuel (e quindi spalmati su più anni), confermando il percorso intrapreso dall’amministrazione di Chiara Appendino. Se così fosse si tratterebbe di una interpretazione che si pone parzialmente in contrapposizione con quanto rilevato invece dalla Corte dei Conti che si confronterà sul tema nell’udienza del 6 giugno, giorno in cui è attesa una pronuncia definitiva su come trattare quei 34,8 milioni dovuti a Infra.To come contributi per l’ammortamento delle rate del mutuo a finanziamento della metropolitana oltre ai 5 milioni dovuti a Ream, relativi all’operazione sull’area ex Westinghouse.
Il collegio dei revisori, inoltre, prende atto che “il formarsi di tali debiti fuori bilancio è dovuto principalmente alla mancata verifica durante l’esercizio delle obbligazioni giuridiche effettivamente assunte, nonché dal mancato rispetto della procedura di impegno” e raccomanda “la massima attenzione nel rilevare i debiti scaturenti da partecipazioni societarie, riferendo in merito al Collegio in sede di verifica degli equilibri di bilancio”. L’organismo presieduto da Herri Fenoglio invita infine l’amministrazione a “riesaminare la posizione debitoria nei confronti della società Gtt”.
In apparenza è solo un tecnicismo, dopotutto la sostanza è che il Comune ha una passività non riportata nei libri contabili di 34,8 milioni nei confronti di una sua partecipata e che quei soldi dovranno essere versati. Ma c’è una differenza sostanziale. Se venisse riconosciuta la possibilità di trattare quei debiti secondo il già citato articolo 194 del Tuel allora la Città potrebbe rientrare del proprio rosso in più anni, in caso contrario sarebbe costretta a trovare quelle risorse (parliamo di quasi 40 milioni) in sede di assestamento e, qualora non dovesse riuscire a recuperare tali somme, si aprirebbe la fase del pre-dissesto, secondo quanto previsto dall’articolo 243 bis. Sarà decisivo, a questo punto, il pronunciamento sul tema dei giudici contabili.
Nelle 13 osservazioni a conclusione della loro relazione, i revisori dei conti tornano ad affrontare la questione Westinghouse, rilevando che “permangono elevati margini di incertezza in quanto non risultano a tutt’oggi pervenute informazioni inerenti la conferma del pagamento del saldo. L’eventuale mancato adempimento – aggiungono – qualora porti alla risoluzione del contratto, pregiudicherebbe ulteriormente il mantenimento degli equilibri di bilancio”. E su Westinghouse si apre un altro capitolo che vede l’amministrazione impegnata in una difficile trattativa per evitare di dover bandire una nuova gara per l’aggiudicazione del piano. La cordata vincitrice, capitanata da Amteco & Maiora, infatti, non ha ancora versato gli 11 milioni di oneri previsti per la riqualificazione dell’area, con annessa realizzazione di un supermercato. La Città sta verificando l’interesse di Esselunga, il colosso della grande distribuzione che vinse il bando proprio in cordata con Amteco, a subentrare nell’operazione (direttamente o indirettamente) per sopperire alle difficoltà finanziarie di Amteco.
Fra gli altri rilievi, il collegio rileva poi che “l’Ente ha attivato nuovi prestiti con un trend crescente nell’ultimo triennio, nonostante la diminuzione dell’indebitamento complessivo”, mentre per quel che riguarda le multe, “evidenziando le difficoltà di riscossione” si invita a “monitorare costantemente i risultati e eventualmente implementare il recupero crediti”. I revisori invitano poi l’amministrazione a “un’ulteriore approfondita analisi dei residui attivi” e considerano “indispensabile terminare quanto prima il processo di riconciliazione dei crediti e dei debiti verso le partecipate in vista del bilancio consolidato”. I revisori sottolineano infine che “il disavanzo di amministrazione risultante dal Rendiconto 2016 di euro -313.639.309 comporta l’obbligo di applicare tale disavanzo al bilancio di previsione”.