Centrodestra tra veti e diktat
Riportiamo l’articolo pubblicato su “Lo Spiffero” il 23 aprile 2019
“Il listino è del presidente e il candidato presidente sei tu”. Abituato a maneggiar tartufi (per conferma chiedere ad Arcore dove il profumo annunciava il suo arrivo), Alberto Cirioadesso si trova in mano l’assai meno pregiata, ma bollente patata dei dieci posti blindati. Quella risposta ottenuta alla domanda su come si possa uscire da un’impasse che fino al tardo pomeriggio di ieri aveva messo addirittura in seria discussione l’incontro odierno tra i maggiorenti della coalizione di centrodestra, non ha certo tranquillizzato l’europarlamentare che i sondaggi e i numeri delle ultime elezioni danno come assai probabile successore del suo avversario Sergio Chiamparino.
Adesso, e da un po’, tuttavia sono altri numeri ad impensierirlo non poco: come noto, la spartizione dei posti blindati (in caso di vittoria) in Consiglio regionale s’è annunciata da subito complicata per via del dicktat della Lega che da azionista di maggioranza non è disponibile a cedere più di due caselle, una ciascuno a Forza Italia e Fratelli d’Italia. Da lì è stato un susseguirsi di fumate nere dei due conclavi finora tenuti: uno a Roma, l’altro a Torino. Il terzo, quello di oggi, pareva dover essere quello risolutivo visto anche la scadenza per la presentazione delle liste fissata a sabato prossimo. Invece, almeno fino a ieri sera, tutto lasciava presagire un ennesimo nulla di fatto, peraltro in qualche modo annunciato da un ordine del giorno diplomaticamente impostato sul programma.
E anche per questo c’è una spiegazione: rinviare il vertice, come in un primo momento aveva pensato di fare Cirio, avrebbe avuto un impatto all’esterno non proprio edificante. Allora meglio confermarlo quell’incontro, pur sapendo che non è affatto detto si concluda con la quadratura del cerchio sul listino. Il candidato governatore, che ieri ha postato su facebook la sua foto a Medugorje dove da anni trascorre la Pasqua con la famiglia, spera in un miracolo.
“Caro Alberto, ti ricordo che nel 2000 quando il listino era composto da dodici persone e non da dieci come adesso, Forza Italia che aveva il candidato presidente, di posti ne prese tre”. A intenditor poche parole. Così, quando il candidato presidente, insieme agli auguri, ha ricevuto quel messaggio-promemoria dal luogotenente della Meloni, Fabrizio Comba, ha avuto conferma di ciò che sospettava e temeva: le posizioni dei tre partiti del centrodestra sulle rispettive richieste non sono cambiate. Nessuna sorpresa positiva nell’uovo. Un suggerimento piuttosto esplicito, rivolto agli azzurri evocando le elezioni che portarono per la seconda volta Enzo Ghigo a governatore del Piemonte affinché riflettano su quella richiesta di due posti blindati e non cerchino inutilmente di dimezzare l’identica istanza di FdI.
L’aria che tirava s’era già capita da colloqui telefonici e messaggi che, sia pure infiocchettati dal clima di festa, non lasciavano presagire alcun ripensamento. La Lega resta, con il suo segretario Riccardo Molinari (ostentatamente assai poco coinvolto dalla discussione nell’ultimo incontro) irremovibile nel porre sul tavolo il suo schema: otto posti per sé e uno ciascuno a Forza Italia e FdI. Aizzando, non proprio involontariamente una faida tra gli alleati.
I Fratelli, subodorata la mossa dei cugini berlusconiani volta a scippare un posto ai loro danni, hanno alzato la voce: “O ce ne danno due o salta il banco” aveva detto, ormai giorni addietro, Giorgia Meloni dando a Comba il compito di non recedere per nessun motivo. Poi a metterci il carico da undici era arrivato anche Guido Crosetto: “Sotto i due non si scende”, aveva avvertito con tutto il suo peso l’ex parlamentare che pur avendo abbandonato Montecitorio resta il numero due del partito. “In una coalizione è la forza maggiore a dover fare maggiori sacrifici – ragiona il gigante di Marene – in modo da garantire dignità e ampia rappresentanza a tutti gli alleati”.
“Mettiamo a punto gli ultimi dettagli del programma e lo sottoscriviamo”, diceva ieri sera ai suoi Cirio. “E speriamo di chiudere anche il listino”. Una speranza, nulla di più. Tant’è che sul nome della donna che, nei piani degli azzurri, dovrebbe occupare uno dei due posti fino all’altro giorno “assegnati” rispettivamente a Marco Gabusi e Carlo Riva Vercellotti, non trapela nulla. Una cautela per nulla eccessiva, visto il rischio di un’altra fumata nera.