Centrodestra, salto nel voto (con l’incognita Moderati)

Riportiamo l’articolo, a firma di Stefano Rizzi, pubblicato su “Lo Spiffero” il 9 novembre 2017
L’appuntamento è per le 11 di questa mattina a Palazzo Grazioli. Il tema dell’incontro fissato da Silvio Berlusconi con i coordinatori regionali, dopo i complimenti di rito per la vittoria in Sicilia cui si brinderà a fine pranzo, sarà la preparazione per segnarne un’altra di vittorie: quella alle politiche. Il “collante del voto moderato” come il leader di Forza Italia è stato definito dalla direttrice di Euromedia Research Alessandra Ghisleri, cavalca l’onda siciliana e avvia la selezione degli equipaggi per sbarcare in più collegi possibili. Sotto questo aspetto il Piemonte azzurro il cui plenipotenziario Gilberto Pichetto esporrà sul tavolo della grande battaglia cui s’appresta in forze il centrodestra parte con indiscusso vantaggio.
Il Nord è dato ormai verde-azzurro per la stragrande parte dei candidati all’uninominale e seppure ancora unica regione non (ancora) amministrata dal centrodestra, dopo la riconquista della Liguria, il Piemonte non fa eccezione, anzi: pressoché tutte le simulazioni attribuiscono al centrodestra la quasi o assoluta totalità dei collegi nelle varie province, eccetto l’ex villaggio di Asterix della sinistra, ovvero l’area torinese dove sia pure in maniera minore la coalizione federata da Berlusconi potrebbe porre qualche bandierina tra quelle del Pd e dei Cinquestelle. L’esserci posto, praticamente, per tutti e per molti ottime probabilità di andare a Roma facilita non poco il lavoro di sistemazione tra collegi di Camera e Senato e nei rispettivi listini del proporzionale. Pare ormai pressoché superata, con una divisione sostanzialmente alla pari, la rappresentanza nelle liste e soprattutto nei posti più ambiti perché pressoché sicuri, tra Lega e Forza Italia. Il consolidato ottimo rapporto tra Pichetto e il suo omologo leghista Riccardo Molinari, agevola ulteriormente eventuali smussature di angoli che si rendessero necessarie.
Semmai è un’altra geometria, variabile, a dover ancora essere definita nell’ambito (o meno) del centrodestra e che probabilmente finirà nei ragionamenti del summit a Palazzo Grazioli. Riguarda i Moderati che in Piemonte sono nati, hanno la loro roccaforte e, soprattutto, il leader fondatore. Giacomo “Mimmo” Portasribadisce la sua collocazione al centro e da quella posizione, ovviamente, guarda sia a sinistra, dov’è sempre stato alleato leale del Pd, sia a destra, area che gli ha dato i natali e dove conta molti amici coi quali ultimamente si sono accentuati i rapporti, soprattutto dopo le frizioni con i dem proprio nella sua regione. Tra il (sentirsi un po’) tradito a sinistra e (l’essere) blandito a destra, Mimmo con le sue immancabili, aggiornate e contese previsioni sul voto che ne fanno una sorta di inseguita (per il Transatlantico) Sibilla Cumana delle urne, resta anche e soprattutto il detentore di un brand che serve al Pd per contenere e trattenere consensi al centro e che tornerebbe assai utile a Berlusconi per quadrare il cerchio con quel nome che non si perdona di non aver registrato come marchio lui anziché il deputato torinese. A Mimmo un seggio non si negherebbe certo da parte di Forza Italia, Pichetto gli avrebbe dato in merito ampie rassicurazioni. Ma a lui non basta, o meglio come spiega quando parla del suo partito, mica pensa solo a se stesso. Ma se le eventuali richieste travalicano i confini del Piemonte, ovvio che approdino a più alti livelli della piramide del faraone arcoriano. E così è: Portas dialoga da mesi con Paolo Romani, e, da qualche settimana, con Niccolò Ghedini.
Il presidente dei senatori di Forza Italia sarebbe da tempo pronto a concludere l’accordo, accelerando le tappe e portando i Moderati nei moderati. Più cauto, ma non per questo meno convinto, l’ascoltatissimo avvocato del Cavaliere che riveste un ruolo chiave nella scelta dei candidati per le prossime politiche. Ghedini pare vedrebbe l’operazione Portas in tempi più lunghi e passaggi meno politicamente cruenti, magari ipotizzando un suo passaggio non per questa tornata elettorale, ma in vista della non meno importante partita per la conquista della Regione nel 2019. E questa, ad oggi, appare la strada più probabile. Per una serie di ragioni, tra queste la probabile ricucitura con il Pd a partire dallo strappo più ampio ovvero quello di Moncalieri, poi per una questione di equilibri nello stesso centrodestra dove un’eventuale apertura ai Moderati metterebbe in allarme la composita area centrista. La stessa che ha visto ancora ieri l’ex ministro Enrico Costa, nel ruolo di federatore, partecipare al convegno su “Il programma d governo per l’Italia”, una sorta di manifesto elettorale, promosso dalla fondazione Magna Charta di Gaetano Quagliariello. Nel parterre de roi, Renato Brunetta, Lorenzo Cesa, Raffaele Fitto, ma anche i leghisti Giancarlo Giorgetti e Massimiliano Fedriga, oltre al governatore della Liguria Giovanni Toti e allo stesso Romani. Un ipotetico ingresso dei Moderati potrebbe essere letto come uno sgambetto alla costruenda quarta gamba del centrodestra.
Tutto o quasi, ad incominciare da un probabile riallaccio dei fili sfilacciati col Pd piemontese, lascia supporre che alla fine Portas confermerà la storica alleanza, almeno per le politiche. Quelle verso cui il centrodestra spiegando le vele al vento del nord e cavalcando l’onda siciliana prepara lo sbarco nei collegi del Piemonte. Guardando al D-day del 2019.