BANCHE, IL LIBRO DEL VENERDI’ (L’ULTIMO DEL PROF. CELOTTO) E ”BREXIT. LA SFIDA”
Riceviamo in Redazione e riportiamo “Giuditta’s Files” a cura di Daniele Capezzone del 3 novembre 2017
Quella che segue è la dichiarazione che ho diffuso ieri, a seguito dell’audizione del capo della vigilanza di Bankitalia, il dottor Barbagallo, dinanzi alla commissione d’inchiesta sulle banche:
Banche: totalmente insoddisfatto da audizione Barbagallo (Bankitalia), ora attendo cifre che ho chiesto su 60 mld crediti insoluti.
Autogiustificazioni su tutto. Più che mai credo si debbano separare vigilanza e risoluzione crisi, superando conflitto interessi Bankitalia .
Con grande franchezza, ho detto al dottor Barbagallo che sono rimasto totalmente insoddisfatto dalla sua relazione in Commissione, all’insegna di una sistematica autogiustificazione.
Passaggi addirittura surreali (testuale: “Bankitalia non incoraggia né auspica che propri dipendenti siano assunti dai soggetti vigilati”, e ci mancherebbe pure che lo facesse!), che confermano quanto in pochi sosteniamo da tempo: occorre superare il conflitto d’interessi che fa capo a Bankitalia, separando radicalmente le funzioni di vigilanza da quelle di risoluzione delle crisi.
A questo punto, attendo entro sette giorni (come è stato garantito in Commissione) di avere risposta scritta, con cifre, alle domande che ho posto sulla montagna di crediti insoluti. Si tratta ormai di asset che sono divenuti parte del patrimonio pubblico, e paiono oggi abbandonati e in stato di incuria. Per circa 60 miliardi di euro!
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IL LIBRO DEL VENERDI’ – ALFONSO CELOTTO E IL CAOS ISTITUZIONALE ITALIANO
STATO, REGIONI, PROVINCE, COMUNI, CITTA’ METROPOLITANE: CONTINUE “RIFORME” CHE PRODUCONO SOVRAPPOSIZIONI, DUPLICAZIONI, INCERTEZZA.
STORIA DI 70 ANNI DI LEGISLAZIONE CONTRADDITTORIA E SCHIZOFRENICA.
Del professor Alfonso Celotto sono ben noti i molteplici talenti: costituzionalista rigoroso, accurato saggista, ma anche brillantissimo divulgatore televisivo e radiofonico anti-burocrazia e romanziere capace di far sorridere, oltre che riflettere.
In questo caso, nei panni del costituzionalista, propone ai suoi lettori una riflessione documentata e problematica sull’articolazione territoriale dell’Italia, e sul caos istituzionale che ne deriva.
Stato, regioni ad autonomia ordinaria e ad autonomia speciale, province, comuni, città metropolitane: tutti questi livelli istituzionali rendono di per sé complicata la situazione. Aggiungiamo l’affastellarsi di “riforme” e di proposte di abolizione, che molto spesso, anziché abolire davvero un ente, ne hanno solo cancellato il relativo passaggio elettorale, privandole perfino di legittimazione democratica, e il quadro diviene ancora più confuso e indecifrabile.
Celotto imposta la questione con uno sguardo storico. Vale per il Risorgimento e vale per la questione meridionale. Molto spesso si tende a considerare quella vicenda storica, e, su un altro piano, quel tema sociale ed economico, in chiave “monolitica”, dimenticando una molteplicità di sfaccettature e nuances. C’è stato un Risorgimento con una forte connotazione “unitaria” ma non sono mancate le spinte per un vero “federalismo”, come strumento forse più adatto a riconoscere e comporre le diversità dei territori italiani. C’è stata una questione meridionale piagnona e pro-spesa pubblica, ma ce n’è stata pure un’altra autenticamente seria e riformatrice.
Purtroppo, il combinato disposto di questa complessità e di un lavoro politico-parlamentare, nel corso dei decenni, non sempre lineare (eufemismo) ha prodotto una drammatica mancanza di visione, di chiarezza, di certezza su compiti e obiettivi da assegnare a ciascuna istituzione.
L’art. 5 della Costituzione rappresentava un possibile equilibrio tra istanze diversissime: decentramento, autonomia, unità. Non a caso, dentro la Costituente, si erano udite voci assai differenziate: il no all’autonomia con Nobile, il sì a un assetto federale con Lussu, la preferenza per una soluzione confederale con Finocchiaro Aprile. La scelta delle Regioni era un tentativo di comporre questa diversità.
Come su un tavolo autoptico, Celotto esamina i successivi settant’anni di schozofrenie e contraddizioni legislative. Dapprima si è posticipato l’effettivo avvio delle Regioni; poi si è data maggiore forza a province e comuni; poi, con un cambiamento costituzionale, si è virato in direzione federale; poi si sono cancellate le province (meglio: le elezioni provinciali) e si è discusso di una riduzione delle competenze regionali; nel frattempo sono state create le città metropolitane, con relativo cambio di nome di alcune province, tenendone in vita altre; il numero dei comuni è rimasto altissimo, diversamente dalla tendenza europea a un loro dimezzamento. Ce n’è abbastanza per una forte emicrania.
In un recente convegno di New Direction Italia (proprio aperto da una relazione di Alfonso Celotto, e con successivi interventi di Mariano Bella, Federico Cartelli, Lorenzo Castellani, Luigi Di Gregorio, Paolo Reboani e Pierpaolo Vargiu) si è affrontato il tema. Ed è apparsa indifferibile la ripresa di un disegno organico.
In questi anni – sul piano del dibattito culturale – sono state avanzate, tra le altre, due ipotesi lontane fra loro, ma l’una e l’altra dotate di coerenza e organicità. Da un lato, l’idea (Fondazione Agnelli) dele macroregioni; dall’altra la tesi (Società geografica italiana) di superare le regioni e affidarsi a entità territoriali più piccole, meno arbitrarie nella loro determinazione geografica, meglio aderenti alla storia di ciascun territorio. I rischi e le difficoltà sono evidenti: nel primo caso, il timore di un accorpamento eccessivo; nel secondo caso, la possibilità di dar vita a un sistema eccessivamente parcellizzato e sminuzzato.
Ma un disegno coerente occorre. E non è più possibile chiudere gli occhi dinanzi alla discutibile performance (specie in termini di spesa pubblica e di servizi assicurati ai cittadini) dei livelli istituzionali oggi esistenti. Lo status quo non è certo l’opzione migliore.
Alfonso Celotto: “Una e indivisibile – Alle origini della articolazione territoriale della Repubblica italiana” – Con saggi di Giuseppe Cerrone, Giuseppe Licheri, Federico Casu (Editoriale scientifica, 2017).
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“BREXIT. LA SFIDA” A RADIORADICALE
Qui la trasmissione a Radio Radicale con Federico Punzi e con me su “Brexit. La Sfida”. Presenti Roberto Sommella e il portavoce dell’ambasciata Uk in Italia, Pierluigi Puglia.
Grazie a Francesco De Leo per l’invito negli studi di Radio Radicale, dove non ero invitato da dieci anni. Chissà se la “svista” sono stati i dieci anni o l’invito di ieri…
https://www.radioradicale.it/scheda/524317/spazio-transnazionale
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RECENSIONE DI “BREXIT. LA SFIDA” DI CARLO PROSPERI SU FORMICHE (GRAZIE!)
Con Federico Punzi e l’editore Francesco Giubilei, dobbiamo ringraziare molto Carlo Prosperi su Formiche (e naturalmente il direttore Michele Arnese) per questa sua analisi di “Brexit. La Sfida”
Il libro lo trovate – oltre che in tutte le librerie – sul sito dell’editore (http://www.giubileiregnani.com/libri/brexit-la-sfida/) oppure su Amazon (https://www.amazon.it/gp/aw/d/8898620411/ref=mp_s_a_1_1…) oppure su Ibs (https://www.ibs.it/brexit-sfida-ritorno-delle-nazioni-libro-daniele-capezzone-federico-punzi/e/9788898620418 )