Riportiamo l’articolo pubblicato su “Lo Spiffero” il 9 dicembre 2016

Dopo essere stati assolti, alcuni ex consiglieri regionali vogliono batter cassa: chiederanno alla Regione Piemonte il rimborso delle spese legali sostenute per difendersi proprio nel corso della “Rimborsopoli” del 2012, da cui – almeno nel primo grado – sono usciti indenni. Per questo aspettano le motivazioni del processo concluso il 7 ottobre scorso e nel frattempo hanno consultato un affermato avvocato amministrativista, Carlo Merani, che studierà la faccenda. Anche perché nell’arco della durata del processo pare che le parcelle dei difensori siano parecchio lievitate, arrivando in alcuni casi a superare i 40mila euro.

Loro sono Angelo Burzi, storico esponente dei berlusconiani a Palazzo Lascaris e nell’ultimo scorcio della IX legislatura capogruppo di Progett’Azione, il novarese del Pdl Girolamo La Rocca, il suo collega Massimiliano Motta, il leghista Riccardo Molinarie alcuni altri ex eletti con il centrodestra assolti perché “il fatto non sussiste” rappresentati in delega. “L’idea mi è venuta in mente un secondo dopo aver sentito il presidente del collegio assolvermi perché il fatto non sussisteva, la migliori delle assoluzioni possibili”, spiega Burzi. Ha quindi deciso di avvalersi di una legge regionale (la numero 21 del 1989) che “permette ai consiglieri assolti di ottenere dalla Regione il pagamento delle spese processuali”, aggiunge.

Una procedura che presto sarà al vaglio dell’ufficio  della presidenza del Consiglio regionale, anche se i precedenti sembrano lasciare poche speranze, visto che in un caso recente, quello relativo a Gian Luca Vignale (assolto dal gup dall’accusa di peculato per mancanza di dolo), la domanda è stata rigettata. Per questo ora gli ex consiglieri temporeggiano. Da una parte c’è una questione giuridica da capire: quel risarcimento può essere ottenuto da tutti quelli assolti, oppure soltanto da quelli assolti perché il fatto non sussiste? C’è il rischio, per ora ipotetico, che una persona assolta “perché il fatto non costituisce reato”, possa avere una risposta negativa: potrebbe aver commesso qualcosa non punibile penalmente, ma quel gesto potrebbe avere altre ripercussioni, portare a processi e a condanne della Corte dei conti, e in quel caso la Regione potrebbe decidere di non rimborsare le parcelle. E Burzi, per esempio, è stato condannato in primo grado dalla Corte dei conti a risarcire quasi 15mila euro il 18 dicembre 2015 e ha un altro procedimento per danno erariale in corso: “Aspetto l’appello, siamo ottimisti”.

Altri colleghi, invece, hanno usufruito della polizza assicurativa a suo tempo stipulata con i Lloyd’s che copriva tali “sinistri” (per perdite patrimoniali “cagionate a terzi in conseguenza di atti, fatti o omissioni di cui debba rispondere ai sensi di legge nell’esercizio dell’incarico”, si legge nel contratto), indipendentemente dall’esito processuale. E, infatti, dei cinque ex consiglieri che se ne sono avvalsi (tra cui l’allora capogruppo azzurro Luca Pedrale e il collega Angiolino Mastrullo), solo il biellese Lorenzo Leardi è stato assolto.

Ci vorrà ancora del tempo prima che le richieste arrivino in via Alfieri. “Tutti vogliono vedere le motivazioni del tribunale prima di decidere – dice Burzi – e alcuni vogliono capire se la procura farà ricorso contro le assoluzioni”. Soltanto dopo partiranno le loro domande di rimborso  indirizzate alla Regione: “Se venissero respinte proveremo a fare delle vertenze”. Una sorta di class action.

Insomma, dopo che i giudici hanno dichiarato legittimi i rimborsi ottenuti, ora gli ex consiglieri vogliono dei rimborsi anche per le spese legali da decine di migliaia di euro: “Ma non ci interessa il quantum – continua l’ex capogruppo assessore della giunta Ghigo -, è un nostro diritto sancito dalla legge regionale sempre esercitata”.